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Chi detta l’agenda al governo italiano?

Chi detta l’agenda al governo italiano?

Italia L’esecutivo cerca soluzioni ma pare interessato a conoscere le reazioni social alle sue decisioni più che a stabilire le regole per le tecnologie contro il coronavirus

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 10 aprile 2020

Il plotone della Ministra dell’Innovazione Pisano- esperti del settore- va alle manovre contro il virus. Ma non si capisce  bene con quale strategia e quale obbiettivi.

Nella confusione che traspare sembra  capire che qualcuno, nell’incapacità di mappare il virus cerchi, più facilmente di mappare l’informazione, e di conseguenza, gli informatori. Ma con quale mandato e per quale fine ?

La Ministra Pisano riferendo in parlamento ha annunciato come prossima l’immancabile app.Ne ha descritto dettagliatamente il funzionamento, facendo intendere di averla in tasca, ma non ha ancora svelato  la scelta del produttore. Anche se da vari giorni gira il nome di un predestinato. Paradossalmente l’unica cosa che non è stata identificato è il gestore pubblico dei dati che si accumuleranno. Incredibilmente  proprio quello che doveva essere il punto di parte, ciò è il soggetto che gestirà la piattaforma- è rimasto in coda. Ma chi potrà mai essere e con quali garanzie per il cittadino se non è il Ministero della Sanità, e segnatamente la direzione epidemiologica dell’Istituto superiore di sanità, per integrare le informazioni agli scenari globali del contagio?

Altrettanta inquietante confusione regna nel lavoro del plotone di scienziati- tutti scelti per chiari meriti ha precisato la ministra. Da una parte si lavora con il coordinamento di Walter Quattrociocchi, docente di Ca’ Foscari a Venezia, dove da tempo sviluppa sofisticate ricerche sulle dinamiche di rete delle fake news e dei fenomeni di bias confermativa, all’inventario dei data base utilizzabili, fra cui ancora non si registra nessuna disponibilità dei grandi service provider di rete.

Nella stanza accanto invece si fa trapelare la notizia che Google e Facebook collaborano attivamente, come ha trionfalmente dichiarato a Wired il professor Stefano Denicolai, docente di gestione dell’innovazione alla facoltà di Economia in quell’università di Pavia  che sta diventando improvvisamente un faro nella cultura computazionale del paese, grazie anche all’intraprendenza di un giovane e accreditatissimo start upper, Matteo Flora, che ha piazzato subito la sua azienda, The Fool, fra i partner del gruppo ministeriale.

Fa sapere  il professor Denicolai che avrebbe strappato personalmente preziosi dati ai due giganti della Silicon Valley per elaborare grafi sui comportamenti delle diverse figure di contagiati.sarebbe la prima volta in un Europa molto contrariata dalla chiusura degli OTT, che stanno lucrando dati e servizi per l’inevitabile necessità di ricorrere alle loro piattaforme per smart working e eLearning, senza pero dare niente, nemmeno in questa drammatica emergenza sanitaria.

Nei giorni scorsi sul New York Times ha descritto come usando accorte parole chiave, nel suo caso l’espressione “I can’t smell”, io non sento gli odori, si possa mappare su Google  la geografia di sintomatologie che rivelano l’insorgere del contagio. Un gruppo di ricercatori dell’University College di Londra è riuscito con la stessa tecnica a segnalare per tempo la minaccia di un prossimo picco di contagio in

Dunque non è un gioco di società l’accesso al data base dei service provider e il gruppo di ricerca ministeriale deve chiaramente spiegare se quest’accesso è stato realmente concesso, e in tal caso come lo si vuole usare. Questa arma è disponibile per l’intera attività nazionale e regionale contro gli effetti di picchi scaglionati o no?

E se si, perché viene usata per attività parziali e oggi marginali da quello che capiamo dalle dichiarazioni che il professor Denicolai ha rilasciato a Wired circa un uso dei dati tratti dai social network come termometro del dibattito pubblico.

Che significa? Mentre brucia la casa cerchiamo di capire come votano gli abitanti?

E’ davvero importante ora  documentare quanto sia influenzato il dibattito pubblico dai social e dalle notizie di stampa e della rete, come dicono i ricercatori dell’università di Pavia? O forse proprio l’attività di The Fool, questa onnipresente società che sembra specializzata nel tracciamento delle informazioni più che delle epidemia  sta imponendo una sorta di agenda prioritaria al Ministero dell’Innovazione, privilegiando l’analisi delle informazioni ?

E’ proprio  questo il momento per radiografare l’informazione? E con quale mandato e obbiettivo? Ed è urgente ora, come il professor Denicolai dichiara a Wired, «usare i social per  fornire orientamenti anche su come gestire nuove abitudini di consumo»?

Sembra che il marketing si sia sostituito all’epidemiologia, e soprattutto, che alla fine, l’idea di mettere sotto osservazione il sistema giornalistico risulti più stimolante che mappare il coronavirus.

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