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Che sia Jordan o Scalise, a rischio i fondi Usa agli ucraini

Che sia Jordan o Scalise, a rischio i fondi Usa agli ucrainiIl repubblicano Jim Jordan – Ap/Tom Williams

Usa/Ucraina Dopo la cacciata di McCarthy, battaglia interna al partito repubblicano per il nome del nuovo speaker della Camera. Comunque vada, non sarà un filo-Kiev

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 6 ottobre 2023

Dopo che l’ala trumpiana del partito repubblicano è riuscita a silurare Kevin McCarthy, l’altrettanto repubblicano (e sostenuto da Trump) speaker della Camera, è cominciata una nuova lotta interna per sostituirlo. McCarthy si è rifiutato di indicare un successore e, visto che è la prima volta che uno speaker viene deposto, non ci sono molti modelli di riferimento per la successione.

A farsi avanti sono stati il leader della maggioranza alla Camera Steve Scalise e il deputato dell’Ohio, ultra destrorso, Jim Jordan, membro fondatore dell’House Freedom Caucus (il gruppo di ribelli anti-McCarthy), potentissimo capo della Commissione Giustizia che guida l’inchiesta sull’impeachment a Biden. È fieramente contrario a continuare a inviare aiuti all’Ucraina.

JORDAN è arrivato alla ribalta politica durante gli impeachment di Trump, difendendolo a spada tratta anche quando gli stessi avvocati del tycoon avrebbero tentennato. Ora il tratto distintivo di Jordan non è più tanto il trumpismo, quanto l’essere il più determinato oppositore all’invio di altre armi a Kiev.

Non è che McCarthy sia stato un amico dell’Ucraina: ha negato a Volodymyr Zelensky la possibilità di parlare a una riunione congiunta del Congresso e pubblicamente ha sempre adottato una linea scettica verso Kiev, consapevole che qualsiasi passo falso avrebbe innescato la reazione del fianco destro del partito.

In privato, invece, ha sempre usato un tono molto più in linea con l’establishment della sicurezza nazionale, e in una riunione a porte chiuse tenuta lo stesso giorno in cui gli aveva negato il palco del Congresso, ha detto a Zelensky di volerlo sostenere e di dargli degli argomenti per rassicurare i repubblicani scettici per provare in realtà la guerra è vincibile.

Per Jordan, invece, non c’è proprio spazio nel bilancio Usa per sostenere militarmente Kiev. Non che Scalise e il resto del partito siano da meno. Un nuovo sondaggio pubblicato ieri da Axios ha mostrato che il 63% degli americani è ancora favorevole ad armare l’Ucraina, ma il sostegno della base repubblicana, da luglio 2022, è sceso dal 68% al 50% e sembra continuare a scendere.

IN ANNO elettorale i deputati, per mantenere l’incarico, sono molto più attenti ad accontentare la loro base, e la sensazione a Capitol Hill è che qualsiasi nuovo speaker sarà meno filo-ucraino di quanto vorrebbero il presidente e il Senato guidato dai dem. Intanto la Casa Bianca sta cercando di risolvere il rompicapo dello stop ai fondi già decretato lo scorso fine settimana dal Congresso.

Ed è arrivata una notizia inattesa sulle forniture militari a Kiev: non sono fondi o armi Usa a essere inviate in Ucraina, ma migliaia di armi e munizioni sequestrati all’Iran. In questo modo, hanno dichiarato funzionari statunitensi alla Cnn, è possibile tamponare le carenze che l’esercito ucraino affronta in attesa di più denaro e attrezzature dagli Stati uniti e dai loro alleati.

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