«Certificato antipedofilia»: la richiesta per il nuovo capo della Cei
Ai vescovi riuniti Lettera del Coordinamento contro gli abusi nella chiesa cattolica: «Commissione di indagine indipendente». Il cartello ItalyChurchToo scrive a Bassetti
Ai vescovi riuniti Lettera del Coordinamento contro gli abusi nella chiesa cattolica: «Commissione di indagine indipendente». Il cartello ItalyChurchToo scrive a Bassetti
Una commissione di indagine indipendente sulla pedofilia e sugli abusi commessi dal clero che abbia libero e pieno accesso agli archivi ecclesiastici. Risarcimento per le vittime, obbligo di denuncia e abolizione dei termini di prescrizione per i colpevoli. Vigilanza sui candidati al ministero presbiterale, estensione del «certificato antipedofilia» anche a preti, religiosi e personale delle istituzioni cattoliche.
Sono le richieste rivolte dal Coordinamento contro gli abusi nella Chiesa cattolica ai vescovi italiani, i quali fino a venerdì – ieri hanno incontrato il papa in Vaticano, a porte chiuse – sono riuniti per la loro assemblea generale, che dovrà indicare le terna di candidati fra cui papa Francesco sceglierà il nuovo presidente della Cei. La lettera, inviata da diversi giorni al presidente uscente della Cei, il cardinale Bassetti, e agli oltre 220 vescovi italiani, è stata promossa dal cartello ItalyChurchToo, di cui fanno parte associazioni di vittime come Rete L’Abuso, gruppi per la riforma come Noi Siamo Chiesa e per l’uguaglianza dei diritti nella Chiesa (Donne per la Chiesa, Voices of Faith, Comité de la Jupe), l’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne e le riviste Adista e Left. Ha ricevuto centinaia di adesioni da parte di teologi, biblisti, preti, religiosi e religiose, oltre a decine di vittime di abusi sessuali, ma anche psicologici e spirituali, come alcune fuoriuscite dai movimenti, dai Focolari all’Opus Dei.
«Gli abusi perpetrati all’interno della Chiesa colpiscono le persone nei loro corpi, nella loro vita, nella loro coscienza: sono violazioni dei diritti umani», e «se la Chiesa non rispetta i diritti umani, non può predicare il Vangelo», si legge nel testo. Che poi elenca le richieste, in ordine alle parole «verità, giustizia e prevenzione».
La prima è «la piena collaborazione della Chiesa italiana a un’indagine indipendente, condotta da professionisti credibili e super partes, che faccia luce sugli abusi compiuti dal clero in Italia», avendo pieno accesso gli archivi. Ovvero quello che è avvenuto già in diversi Paesi per iniziativa delle stesse Chiese nazionali e diocesane, come in Francia e in Germania.
Cosa ben diversa dall’Osservatorio per il contrasto alla pedofilia e alla pedopornografia minorile, istituito presso il ministero per le pari opportunità e la famiglia, a cui partecipa anche la Cei. «Non siamo disposti ad accogliere sinergie con istituzioni statali che non contemplino una seria indagine sul passato» e «un coinvolgimento diretto delle vittime», spiegano da ItalyChurchToo, respingendo anche la proposta arrivata nei mesi scorsi dai vescovi: affidare un’indagine interna al Servizio nazionale per la tutela dei minori della Cei.
Poi le altre richieste: risarcimento «per i danni biologici, psicologici, morali ed economici subiti dalle vittime»; obbligo di denuncia alle autorità civili ed «eliminazione dei termini di prescrizione per gli abusi»; «certificato antipedofilia» anche per il clero (previsto dalla Convenzione di Lanzarote, ratificata dal governo italiano).
Oltre a quello di ItalyChurchToo – venerdì ci sarà una conferenza stampa per dare conto delle reazioni della Cei –, ci sono altri due appelli per una commissione di inchiesta indipendente sugli abusi nella Chiesa: uno di circa 50 teologhe e teologi, un altro di 26 gruppi “conciliari” riuniti della rete dei Viandanti. Segno che il problema ormai è evidente. Resta da capire quale sarà la risposta dei vescovi.
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