Con un’immagine tratta dalla mitologia greca il percorso verso la manovra che attende il governo Meloni nelle prossime settimane è quella del letto di Procuste. Non ci saranno, auspicabilmente, le atroci torture alle quali l’omonimo gigante sottoponeva le sue vittime, facendo poi la stessa fine, ma l’esecutivo dovrà continuare a ridurre velleità economiche ormai residuali adattandosi a un lento e inesorabile calo della crescita, alla stretta monetaria della Bce e alla recessione in Germania. La ricerca di risorse insufficienti legate a stime sempre più incerte sarà sempre più tormentata. Ci sono richieste dei ministeri per 40 miliardi di euro, 4 dalla sanità, il governo pensa a 30 miliardi. In cassa sembra ci siano 5 miliardi, per ora. L’austerità è tornata, mentre c’è una crisi strisciante e torna lo spauracchio del «nuovo» patto di stabilità a partire da gennaio.

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LA CONFERMA della fine delle illusioni in cui per qualche settimana si erano cullati la maggioranza e qualche ministro è arrivata ieri dalle stime economiche autunnali presentate dalla Commissione Europea. Quest’anno il Prodotto interno lordo (Pil) dovrebbe crescere dello 0,9 per cento, mentre nel 2024 si dovrebbe registrare una crescita dello 0,8 per cento. Nelle stime precedenti, che risalivano al 15 maggio, Bruxelles indicava una crescita italiana all’1,2% quest’anno, mentre per il 2024 indicava un più 1,1% del Pil.

«IN ITALIA la crescita del Pil nel secondo trimestre ha sorpreso per il peggioramento con una contrazione dello 0,4% trainata dalla caduta della domanda interna» ha detto il commissario agli affari economici Paolo Gentiloni nella conferenza stampa di presentazione delle nuove stime economiche Ue.

LA CADUTA del Pil registrata ieri a Bruxelles sarebbe dovuta a più fattori: il taglio progressivo degli incentivi straordinari e temporanei per le ristrutturazioni edilizie decisi durante la pandemia, che hanno spinto l’attività edilizia negli ultimi due anni. «Il discorso sul “superbonus” faceva parte delle misure straordinarie. Noi abbiamo sollecitato tutti i governi a eliminarle sia per il Covid, che per i prezzi dell’energia – ha detto Gentiloni – La ragione è che queste misure non solo hanno un costo economico, che nel tempo è difficile sostenere, ma anche perché sono misure che nel medio periodo rendono più difficile la riduzione dell’inflazione, che è nell’interesse delle economie europee e di tutte le famiglie».

UN ALTRO ELEMENTO che sta trascinando al ribasso il Pil è la difficoltà dell’industria, peggiorata dalla crisi della Germania di cui l’Italia è subfornitrice. Un andamento registrato ieri anche dall’Istat. A luglio l’indice complessivo annuo della produzione industriale è diminuito in termini tendenziali del 2,1%. «Paesi come l’Italia potrebbero essere colpiti più di altri» ha confermato Gentiloni, vista la rilevanza degli scambi tra le industrie dei due paesi e gli effetti a catena prodotti dalla guerra in Ucraina e dalle sanzioni contro l’import di gas e petrolio russi.

E POI C’È LA POLITICA dell’aumento dei tassi di interesse voluta dalla Banca Centrale Europea per abbassare l’inflazione. «Influisce su tutti ma ha un ruolo forse particolare in un paese in cui dal finanziamento delle banche dipende molto degli investimenti nell’economia» ha aggiunto Gentiloni. Questo è un altro nodo per il governo italiano. Meloni & Co. più volte in questi mesi hanno provato a sollevare un polverone, ma senza alcuna speranza di abbassare i tassi oggi al 4,25%. Le previsioni Ue sull’inflazione non lasciano alternative a un governo costretto ad adattarsi. L’inflazione quest’anno è stata rivista al ribasso: 5,6%, ma la stima per l’anno prossimo è peggiorata: 2,9% nell’Eurozona. Dunque è ancora lontana dal 2% che resta l’obiettivo di Francoforte. La stretta monetaria continuerà a danneggiare salari e il credito bancario. Bruxelles è ben lontana dal criticarla.

RESTA L’INCOGNITA investimenti. Per la Commissione Ue sono «destinati a contrarsi nella parte restante del 2023 per poi riprendere moderatamente nel 2024, poiché il calo della costruzione di alloggi è compensato dagli aumenti degli investimenti in infrastrutture e attrezzature sostenuti dal Recovery Fund». Sempre che gli investimenti del Pnrr, tanto invocati, arrivino effettivamente. Ed esista la capacità di portarli a termine. Una questione che resta ancora senza risposte. Il governo Meloni, su questo, in fondo boccheggia.

IN QUESTO QUADRO Gentiloni ha rinnovato l’invito ai governi a cercare un accordo sulla revisione del Patto di stabilità e di crescita entro la fine dell’anno. Un altro terreno di scontro aperto dal governo che chiede due cose: lo scomputo degli investimenti dai calcoli dell’austerità e, nel caso di un mancato accordo sul patto sospeso dal 2020 per la pandemia, di mantenere le regole fluide attuali. La prima ipotesi è improbabile, la Germania e i suoi alleati sono contrari. La seconda è stata esclusa da Gentiloni: «Senza un’intesa penso che la situazione sarebbe sicuramente più negativa». Il vicolo resta cieco.