Agli attacchi dei vice-premier Salvini e Tajani al commissario Ue all’economia Paolo Gentiloni ieri si è unita, con qualche sfumatura, anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Da quando ogni nazione ha un commissario accade che abbia un occhio di riguardo. Penso che sia normale e giusto e sarei contenta se accadesse di più per l’Italia». Una mossa concentrica con Salvini che ha rimproverato a Gentiloni di «giocare con la maglia di un’altra nazionale». Disse quello che andava in giro con la maglietta di Putin sulla piazza Rossa. Tajani, più sobrio e avvertito della partita che si sta giocando a Bruxelles, ha detto: «Gentiloni non segua visione dei paesi rigoristi».

Ed è proprio quello che sta cercando di fare Gentiloni, stretto nella tenaglia della Germania ordoliberale e dei suoi alleati che non intendono accettare la mediazione sostenuta dalla Commissione Ue: dare a paesi come l’Italia la possibilità fumosa di rientrare negli «stupidi» parametri sul debito e deficit entro 7 anni. Il massimo che si potrebbe ottenere – e non è affatto detto – in una situazione in cui dopo gli anni tremendi del Covid si sta velocemente tornando all’austerità pur in presenza di una crisi della stessa Germania. E all’Italia non sarebbe concessa la complicata eccezione di scomputare gli investimenti su alcune materie dal calcolo del moralismo economico europeo. Come prima, diversamente da prima.

Quella del governo italiano è una testimonianza di estrema debolezza. Le parole di Meloni dette durante la conferenza stampa sul decreto «baby gang-Caivano», pur ambivalenti, lo confermano: «È di fondamentale importanza modificare le regole della governance del patto di stabilità prima che rientrino in vigore vecchi parametri – ha detto – sarebbe drammatico il ritorno alle vecchie regole». «Se non si riuscisse, in ogni caso, proporrei di prorogare le attuali regole, perché tornare ai parametri pre-covid produrrebbe una ulteriore contrazione delle economie in sofferenza molto importante». «Tornare alle vecchie regole sarebbe drammatico». Se non si dovesse trovare un accordo «proporrò di prorogare le attuali regole perché tornare ai parametri pre Covid produrrebbe una contrazione dell’economia già in sofferenza importante».

La proposta è stata esclusa da Gentiloni cosciente dei rapporti di forza reali, sul filo di una mediazione in cui l’Italia non tocca palla. Il Covid non ha insegnato niente. In compenso l’eventuale scacco in una partita difficile sarà un ottimo argomento da campagna elettorale per le prossime europee.