Ergastolano o presidente? Cella di massima sicurezza o Casa bianca? Per quanto assurdo possa sembrare, entrambe le vie sono ancora aperte per Donald Trump a meno di quattordici mesi dalle elezioni del 2024. Dopo quattro rinvii a giudizio per 91 diversi capi di imputazione Trump è ancora visto favorevolmente dal 39,8% degli americani, ovvero lo 0,8% in più di quando Biden entrò in carica nel gennaio 2021.

Se Hollywood ha in lavorazione un docudrama sugli anni di Trump non c’è bisogno di sceneggiatori (peraltro in sciopero): sono sufficienti le cronache quotidiane, più ricche di colpi di scena di un film di Hitchcock. Martedì, per esempio, insieme alla notizia della condanna a 22 anni di reclusione di Enrique Tarrio, il leader dell’organizzazione paramilitare Proud Boys, è stato diffuso anche l’ultimo sondaggio sulle intenzioni di voto nel 2024: Biden e Trump sono alla pari con il 46% ciascuno. Apparentemente nulla riesce a scalfire la fedeltà al capo dei membri della setta guidata dall’ex presidente fellone.

CHI SEGUE da vicino le vicende elettorali degli Stati uniti ricorderà che nel 2016 Trump vinse con appena il 46,2% dei voti, grazie al meccanismo del collegio elettorale, dove ottenne la maggioranza benché Hillary Clinton avesse ottenuto tre milioni di voti più di lui.

Nel 2020 fece ancora meglio: ottenne il 46,9% dei suffragi e perse soltanto perché in tre stati-chiave (Arizona, Georgia e Wisconsin) qualche migliaio di voti a favore di Biden fecero la differenza. Quindi è perfettamente possibile, se i rapporti di forza tra i due partiti rimarranno gli stessi, che nel 2024 l’aspirante dittatore torni a Washington da vincitore, invece che da imputato.

Per tornare nell’Ufficio ovale, Trump dovrà però fare un vero percorso di guerra: già tra poco più di un mese, il 23 ottobre, inizierà uno dei processi per i suoi tentativi di manipolare il voto in Georgia. Non sarà lui a sedere sul banco degli imputati ma ci saranno due dei suoi principali collaboratori, che ovviamente scaricheranno la colpa su di lui. L’ex capo di gabinetto Mark Meadows dovrà testimoniare sotto giuramento e non potrà che dire la verità: era Trump il leader del complotto per restare alla Casa bianca: chi altri?

Questo appuntamento sarà solo il primo di una serie: nella primavera 2024, in contemporanea con le primarie repubblicane per scegliere il candidato del partito alle presidenziali, Trump dovrà presentarsi in tre tribunali diversi: quello di New York, dov’è imputato di frode fiscale; quello della Florida, dove deve rispondere del possesso non autorizzato di documenti segreti dopo la fine del suo mandato; e quello di Washington dove si discuterà del suo ruolo nell’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021.

Questo è ovviamente il filone principale e quello in cui Trump rischia di più: le condanne a pene pesantissime per i Proud Boys (a cui disse: «State indietro ma state pronti») lo riguardano da vicino. Sono ormai centinaia i suoi fedelissimi in galera per quel maldestro tentativo di colpo di stato e sarebbe stupefacente che il responsabile dell’insurrezione se la cavasse senza danni.

A TUTTO QUESTO si deve aggiunge un’altra tessera del puzzle: Trump potrebbe essere semplicemente squalificato dalla partecipazione alle prossime elezioni in base a un emendamento della Costituzione, il XIV, che proibisce il rientro nella vita pubblica di chi abbia tradito il giuramento di fedeltà alla Carta.

Fu approvato e ratificato nel 1868, dopo la Guerra di secessione per impedire ai sudisti di tornare al potere negli undici stati che avevano abbandonato l’Unione ed erano stati sconfitti dopo quattro anni di sanguinosa guerra civile. Allora fu poco efficace, oggi potrebbe tornare d’attualità per mettere finalmente la parola fine alla carriera politica del peggiore presidente che gli Stati uniti abbiano mai avuto. Non contateci, però.