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C’è una rivoluzione da completare. Provaci ancora Sanders

C’è una rivoluzione da completare. Provaci ancora SandersIl senatore Bernie Sanders su un ascensore di Capitol Hill, a Washington – Afp

Presidenziali 2020 Il senatore socialista del Vermont annuncia la sua candidatura. Ma alle primarie non sarà come nel 2016

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 20 febbraio 2019

Se ne parlava dalla campagna elettorale del 2016 ma ora se ne ha la conferma: Bernie Sanders, il senatore del Vermont che ha portato il socialismo ai millennials americani, si candida anche per queste già affollatissime presidenziali del 2020, sfidando, oltre Trump, anche buona parte del suo partito.

APPENA LA NOTIZIA SI È DIFFUSA ha suscitato reazioni contrastanti tra chi, a sinistra, come la rivista Jacobin, l’ha accolta con gioia e chi, tra i moderati, teme una spaccatura del partito che finirebbe per fare il gioco dei repubblicani.

Nella e-mail inviata ai suoi sostenitori Sanders ha spiegato di essersi ricandidato per portare a termine quella rivoluzione politica di cui aveva parlato durante le scorse primarie, volta a spostare gli Stati uniti dal capitalismo alla socialdemocrazia. Ma la candidatura del socialista 77enne per un ruolo che, nelle intenzioni di partenza, dovrebbe ricoprire per 4 anni, può sembrare più che altro un modo per mantenere il Partito democratico a sinistra, senza cedere alle lusinghe elettorali centriste.

LO SCENARIO È MOLTO DIVERSO da quello del 2016, quando la partita se la giocavano in tre: Sanders, Hillary Clinton e un seminvisibile Martin O’Malley. A difendere le posizioni radical nel 2020 ci saranno, tra gli altri, Elizabeth Warren, Kamala Harris, e al centro personaggi come il senatore Cory Booker che fino a due anni fa era percepito come la sinistra democratica, mentre ora è in area di establishment.

Ora la copertura sanitaria universale, come il diritto allo studio universitario, i diritti dei lavoratori e il minimo sindacale a 15 dollari l’ora, sono istanze comuni a tutti i candidati democratici, e non più posizioni estremiste da cane sciolto, e se ciò è avvenuto è stato grazie alla campagna di Sanders nel 2016.

Bisogna capire di quanto si innalzerà questa asticella in un momento in cui la deputata sandersiana Alexandria Ocasio-Cortez propone all’interno del suo Green New Deal una tassazione del 70% per i più ricchi e, stando ai sondaggi, non viene accolta come una follia pericolosa.

Di certo la candidatura di Sanders, uno dei politici più popolari in Usa, terrà altissima l’attenzione, e la lettera con cui il senatore del Vermont ha annunciato la ricandidatura, più che un comunicato elettorale suona come una chiamata all’azione.

«LA NOSTRA CAMPAGNA – si legge nel comunicato di Sanders – vuole trasformare il Paese con un governo basato sui principi della giustizia economica, sociale, razziale e ambientale. La nostra campagna è incentrata sul portare via gli interessi che dominano la nostra vita economica e politica: sto parlando di Wall Street, le compagnie di assicurazione sanitaria, le aziende farmaceutiche, l’industria del combustibile fossile, il complesso industriale militare, l’industria carceraria privata e le grandi aziende multinazionali che esercitano un’influenza enorme rispetto alla nostra vita (…)».

«L’UNICO MODO PER VINCERE queste elezioni – aggiunge Sanders – è creare un’economia che funzioni per tutti, è con un movimento di base come non se ne è mai visto nella storia americana. Gli altri possono avere i soldi e il potere, noi abbiamo il popolo. Ecco perché abbiamo bisogno di un milione di americani che si impegnino in questa campagna».

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