Lo scenario in cui oltre mezzo miliardo di persone, tutte allo stesso momento, si ritrovano fuori dal mondo perché Internet va in down e non si riprende più è una delle più inquietanti, distopiche e pericolose eventualità che il mondo potrebbe fronteggiare.

IN REALTÀ QUESTO SCENARIO si è verificato in mezza Africa alle 12:30 di giovedì. A farne le spese, in Costa d’Avorio, Liberia, Benin, Ghana, Burkina Faso (in modo grave), Sudafrica, Lesotho, Nigeria (in modo lieve), Camerun, Gabon e Namibia (a singhiozzo), milioni di individui che fanno fatica, ancora oggi, ad accedere a internet. In questi Paesi vivono, complessivamente, oltre 400 milioni di persone. E, con loro, le pubbliche amministrazioni, le imprese, i grandi gruppi industriali, tutti stanno avendo problemi più o meno gravi con la connettività. In Costa d’Avorio giovedì pomeriggio era al 4% della sua capacità, il 14% in Benin, 17% in Liberia, 25% in Ghana.

La ragione del blackout, secondo la Nigerian Comunication Commission, l’authority per le telecomunicazioni nigeriana, sarebbero diversi tagli a quattro cavi di comunicazione sottomarini al largo di Abidjan, in Costa d’Avorio: West Africa Cable System (WACS), Africa Coast to Europe (ACE), MainOne e SAT-3. I danni hanno causato problemi di navigazione anche in Portogallo. Il pristino di questi cavi potrebbe impiegare settimane o, addirittura, mesi.

A QUESTI GUASTI SI AGGIUNGONO i tagli ad altri quattro cavi sottomarini, che scorrono sul fondo del Mar Rosso: si tratta dell’East Coast of Africa to Europe (ECAE), l’AAE1, il Seacom/TGN e l’EIG. Come per i cavi in Africa occidentale, anche in questo caso i cavi sono stati recisi.

Come sia successo, ancora non si sa: una delle ipotesi è che la nave britannica Rubymar, colpita dai ribelli yemeniti Houthi il 2 marzo nei pressi dello stretto di Bab el-Mandeb, a largo di Gibuti, abbia danneggiato i cavi affondando.
Diversi operatori di telecomunicazioni dei vari paesi dell’Africa occidentale hanno fatto sapere di aver reindirizzato il traffico sul cavo del South Atlantic Cable System (SACS), che dal 2018 unisce Angola e Brasile e, da lì, a Stati Uniti ed Europa. Altri si stanno affidando ai servizi satellitari e altri ancora a Equiano, cavo che corre tra il Portogallo e l’Africa meridionale, di proprietà di Google. Quello che è chiaro è che la capacità di connessione dell’intero continente è rimasta compromessa per circa 48 ore: niente bonifici bancari, niente telefonate a parenti lontani, niente app per scambio denaro, niente giochi online, social network, niente di niente. Gli operatori stanno provando a ripristinare gradualmente il servizio.

I CAVI PER LE TELECOMUNICAZIONI posati sul fondo del mare trasportano i dati da un lato all’altro del mondo. Il WACS, ad esempio, è lungo più di 14.500 km e unisce il Sudafrica al Regno Unito dall’11 maggio 2012, con 14 punti di approdo, 12 soltanto in Africa. È costato 650 milioni di dollari ed è di proprietà di un consorzio di 12 società.
L’ACE, gestito da un consorzio di 20 membri, serve 24 paesi dell’Europa, dell’Africa occidentale e meridionale, 450 milioni di persone connesse dal 2012, ed è costato 700 milioni di dollari. Lungo 17mila chilometri, corre a circa 6mila metri di profondità sul fondo dell’oceano Atlantico: l’accesso a internet di città come Parigi e Lisbona è garantito da questa infrastruttura. Il MainOne va dal Portogallo al Sudafrica, ha quattro punti di atterraggio ed è attivo dal 2010: questo cavo serve l’intera città di Lagos, in Nigeria, che conta da sola 24 milioni di abitanti ed è il cuore pulsante dell’economia di un Paese da oltre 200 milioni di abitanti. Il SAT-3 collega Portogallo e Spagna al Sudafrica, è attivo dal 2001 e ha 12 punti di atterraggio (solo 3 in Europa).

QUESTI CAVI connettono una regione che ha registrato, negli ultimi anni, una crescita esplosiva della telefonia mobile, dei servizi Internet e demografica: secondo gli operatori di telecomunicazioni i cavi permettono di garantire tariffe inferiori anche del 20% degli attuali prezzi medi globali per la banda larga.

Nel 2020 solo in Africa occidentale si contavano 319,7 milioni di utenti internet ma a possedere uno smartphone era appena il 27,7% della popolazione. Nel 2023, in appena tre anni, questo dato è salito al 43,2%.