Europa

Catto-sovranisti e capitalisti all’assalto del potere

Parigi, poster elettorale del Rassemblement national con Marine Le Pen e Jordan BardellaParigi, poster elettorale del Rassemblement national con Marine Le Pen e Jordan Bardella – Ap

Francia al secondo turno Si rischia un periodo di incertezza e instabilità. Mentre la macchia bruna dell’estrema destra copre ornai tutto il paese. Dietro i toni smussati di Le Pen, una galassia nera dalla lunga storia

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 7 luglio 2024

Oggi la Francia va al secondo turno delle legislative anticipate e il Rassemblement National già pensa di avere la vittoria in tasca. Marine Le Pen, a tre giorni dal vertice Nato di Washington, detta la linea a Macron: «Con Bardella primo ministro impediremo che Kyiv usi le armi fornite dai francesi per colpire il territorio russo – ha dichiarato alla Cnn – se Macron vuole inviare truppe in Ucraina e il primo ministro è contrario, allora non verranno inviate truppe, l’ultima parola spetta al primo ministro» che ha «i cordini della borsa» aveva già affermato.

RESTANO 501 SEGGI da destinare, dopo che 76 deputati sono già stati eletti al primo turno. C’è stato un forte movimento per un «fronte repubblicano» per sbarrare la strada a una vittoria dell’estrema destra, per impedire che il Rn, che ha superato il 30% al primo turno, ottenga la maggioranza assoluta. Ci sono state 224 desistenze, 211 per fare da barriera al Rn: 149 duelli tra Rn e Nuovo Fronte Popolare, 129 tra Rn e Ensemble (area Macron), 58 tra Rn e i Républicains che non hanno ceduto all’intesa dell’area Ciotti con l’estrema destra. Ci sono inoltre 30 ballottaggi Nfp-Ensemble, 89 triangolari (tra cui quella con il candidato François Hollande, l’ex presidente per i colori del Nfp) e 2 quadrangolari.

Gli elettori di centro, i moderati che si considerano «ragionevoli», hanno l’elezione in mano, seguiti, in una percentuale minore, da quelli di sinistra: dipenderà in quale proporzione questi elettorati seguiranno le indicazioni dei partiti e daranno il voto a un avversario di ieri. Nessuno dei tre blocchi in cui è divisa la Francia potrebbe avere la maggioranza, aprendo così un periodo di incertezza e instabilità politica, che potrebbe durare almeno un anno: l’Assemblée Nationale non può essere sciolta nuovamente fino al giugno 2025, anche nel caso di uno tsunami che obbligherebbe Macron a dimettersi.

LA MACCHIA BRUNA dell’estrema destra, come risulta dalle europee e dal primo turno delle legislative, ricopre ormai tutto il paese. Il voto Rn, che negli anni ’80 aveva iniziato a convincere le classi popolari escluse dalla mondializzazione e perdenti, adesso riguarda un po’ tutti, senza grandi distinzioni di reddito, di età e neppure di sesso (a lungo le donne erano molto più restie).

È l’espressione di un malessere, voler mettere la testa sotto la sabbia per recuperare un «modo di vivere» che sembra definitivamente perso, additando come responsabili gli «altri», gli immigrati, da mettere ai margini grazie alla «preferenza nazionale» per il welfare. Una voglia di divisione e di esclusione che ha raggiunto già parte dei cittadini francesi, i binazionali con il doppio passaporto, che Jordan Bardella minaccia di escludere da alcuni «posti sensibili» della funzione pubblica.

L’attaccante della nazionale francese Kylian Mbappé: Marine Le Pen lo ha attaccato per il suo invito a votare in difesa della Repubblica
L’attaccante della nazionale francese Kylian Mbappé: Marine Le Pen lo ha attaccato per il suo invito a votare in difesa della Repubblica, foto di Koen Van Weel /Getty Images

Il Rn è arrivato alle porte del potere grazie a una propaganda ben orchestrata. Dietro le cravatte (e i pochi tailleurs) che ha messo davanti con la strategia della normalizzazione, dietro i discorsi volontariamente smussati, ci sono movimenti dalla lunga storia, associazioni studentesche come il Gud o la Cocarde étudiante, nazionalisti rivoluzionari che si battono contro l’imperialismo «americano-sionista», identitari, sovranisti, neopagani, complottisti, la nuova destra del Grece (alti funzionari), cattolici tradizionalisti, dagli Horaces (rete di alti funzionari catto-nazionalisti) ai Chrétiens d’Orient (a cui faceva già riferimento François Fillon) e ai «versagliesi».

QUI CI SONO gli orchestratori della propaganda e i capitalisti che sono pronti all’assalto del potere all’ombra del clan Le Pen. Vincent Bolloré, cattolicissimo proprietario di un impero dei media (CNews, la FoxNews francese, radio Europe1, periodici come JDD o Paris-Match), ha costruito il patrimonio di famiglia con la proprietà di porti in Africa, i suoi interessi hanno prosperato nei meandri del neo-colonialismo.

Un altro miliardario cattolico, Pierre Edouard Stérin, proprietario del fondo di investimenti Optium Capital (e che vuole comprare il settimanale Marianne), assieme al suo socio François Dureye ha interessi nell’immobiliare (quest’ultimo ha gestito la vendita di una villa dei Le Pen, a Rueil-Malmaison).

Dal cattolicesimo tradizionalista viene Philippe de Villiers, che con gli spettacoli al Puy-du-Fou ha riscritto la storia denigrando il 1789 e che riassume la motivazione del voto Rn: «Il francese declassato vede la fabbrica che si smonta, la moschea che si costruisce e il portafoglio che si svuota».

Patrick Buisson, morto di recente, aveva teorizzato l’unione delle destre e prima di sostenere Eric Zemmour aveva già consigliato Nicolas Sarkozy, come Charles Millon, ex ministro della Difesa che è stato tra i primi negli anni ’90 ad accettare i voti del Fronte nazionale per conquistare la regione Rhône-Alpes.

È UN FRONTE di immobiliaristi, di una parte della piccola e media impresa (Rn promette un fondo sovrano di 500 miliardi, che assorbirebbe il risparmio dei francesi per investimenti sovrani), ma anche di settori delle nuove tecnologie, che chiedono protezione per crescere contro l’egemonia dei Gafam, tenuto assieme da ideologi catto-sovranisti, che voltano le spalle all’Europa e vogliono riportare l’ordine morale in Francia.

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