Catastrofi schiumose in prime time
Maboroshi Nella prefettura di Okinawa un'anomala concentrazione di sostanze inquinanti viene collegata alle basi Usa presenti nel territorio in un documentario per la tv
Maboroshi Nella prefettura di Okinawa un'anomala concentrazione di sostanze inquinanti viene collegata alle basi Usa presenti nel territorio in un documentario per la tv
Lo scorso marzo un’inchiesta giornalistica transnazionale aveva rivelato che in Europa esistono 17 mila siti contaminati dagli Pfas, un gruppo di sostanze chimiche artificiali prodotte e utilizzate in tutto il mondo in vari settori industriali. Sostanze che persistono nell’ambiente e nel corpo umano e che secondo l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, possono provocare effetti nocivi sulla salute attraverso l’ingestione di cibi e bevande quali acqua potabile, pesce e frutta.
Il ritrovamento di queste sostanze nella prefettura di Okinawa, nel Giappone meridionale, è al centro di Nuchi nu Miji – Okinawa’s Water of Life, un documentario per la televisione diretto da Natsuko Shimabukuro e Jon Mitchell e prodotto dall’emittente locale Okinawa Ryukyu Asahi Broadcasting Corporation. Si tratta di un lavoro di stampo giornalistico tradizionale, ma che ha il pregio di puntare l’attenzione su un tema poco conosciuto e che si intreccia anche con il difficile rapporto post-bellico fra Giappone e Stati uniti. La contaminazione da Pfas è infatti avvenuta per la maggior parte a causa degli scarichi e dell’inquinamento provocato dalle numerose basi americane presenti sul territorio dell’isola principale dell’arcipelago che forma la prefettura di Okinawa. Dal 2016, il documentario racconta, sono state scoperte alte dosi di queste sostanze chimiche presenti in una falda acquifera presente sotto la base di Kadena che fornisce acqua potabile a circa mezzo milione di abitanti dell’isola.
Le proteste contro la contaminazione da Pfas da parte di gruppi di cittadini hanno ricevuto un trattamento simile a quanto riservato a tutte le proteste avvenute sull’isola dalla sua riannessione al Giappone nel 1972, praticamente un’alzata di spalle. Il ministro della difesa giapponese, documenta il film, non ha riconosciuto la base americana di Kadena come una delle cause dell’inquinamento e non è stato inoltre possibile, per un gruppo di ricerca indipendente, controllare la situazione delle falde acquifere sotto la base.
Anche se nel 2021 il governo centrale ha fatto installare dei filtri nell’impianto di depurazione di Chatan, quello che usa le acque faldifere contaminate, il danno fatto alla popolazione nei decenni passati è permanente e solo il futuro saprà dirci la portata di questa contaminazione sulle generazioni a venire.
Il documentario mostra come siano stati i liquidi schiumogeni antincendio usati dalle truppe americane la causa inquinante maggiore. Nell’aprile del 2020, ad esempio, grandi volumi di schiuma antincendio sono stati rilasciati in un corso d’acqua nella base di Futenma, dopo che l’allarme era stato fatto scattare perché un gruppo di militari aveva organizzato una grigliata vicino ad un deposito. Nei giorni seguenti al fatto, la popolazione della cittadina di Ginowan è stata testimone di scene tragicamente surreali, la schiuma tossica ha infatti continuato a librarsi, in piccole «nuvole», nelle zone vicine alla base.
La contaminazione da Pfas, ci racconta il documentario, è in realtà cominciata molto prima. Analisi comparate del sangue degli abitanti di Okinawa prelevato nel 1980, hanno rivelato una presenza di Pfas di quasi cinquanta volte superiore a quella misurata in altre parti dell’arcipelago nello stesso periodo. Inoltre altre zone ed altre falde acquifere sono state contaminate in passato, quando le basi americane erano situate in diverse zone dell’isola e i livelli di Pfas sono ancora oggi, purtroppo, molto alti. Il documentario è al momento disponibile su Youtube.
matteo.boscarol@gmail.com
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