Catanzaro per giuristi. Fiorita-Donato: duello in punta di codice
Nicola Fiorita, candidato del centro sinistra a Catanzaro
Politica

Catanzaro per giuristi. Fiorita-Donato: duello in punta di codice

Ballottaggi Il candidato progressista tenta la rimonta, ma se vince sarà un'anatra zoppa
Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 25 giugno 2022

Un’anatra zoppa nella città dei tre colli? È uno scenario francese in salsa catanzarese quel che si staglia all’orizzonte. Un ballottaggio incerto con un dato certo: il centrodestra di Valerio Donato, l’ex dirigente dem trasmigrato nel campo opposto, avrebbe comunque la maggioranza in consiglio anche ove perdesse. Diciotto consiglieri (su trentadue) sono già dalla sua parte. E’ la pratica del voto disgiunto, molto in voga a queste latitudini. E così è potuto accadere che Donato, forte della lenzuolata di 10 formazioni a suo sostegno, abbia incassato il 52,3% di voti di lista, a fronte di un 44% per il sindaco. Uno smacco. Ma anche un punto di forza che lui vuol mettere a valore in vista del secondo turno.

È stato il presidente uscente dell’assemblea cittadina Marco Polimeni (Fi) ad accendere le polveri. «In caso di vittoria di Nicola Fiorita si sovvertirebbe di fatto la volontà popolare e noi saremmo pronti a dimetterci o a non votare di atti di matrice politica come il bilancio, che porterebbe a una paralisi dei lavori». Con la mancata approvazione, infatti, le dimissioni dei consiglieri rappresenterebbero un atto dovuto. Fiorita, leader del movimento Cambiavento e capo di una coalizione civica sostenuta da Pd e 5 Stelle, sa che il 31,7% ottenuto al primo turno può essere rimontato. «La partita è apertissima» si ostina a ripetere. E agli attacchi scomposti della destra risponde col sarcasmo: «Se vinciamo bucano il pallone?».

I suoi stretti collaboratori invece preferiscono la spada al fioretto: «La destra minaccia un golpe, è inaudito». Una campagna elettorale piena di colpi bassi, una rissa verbale più che un confronto politico. Numeri alla mano non ci sarebbe storia. Donato ha incamerato il sostegno di Wanda Ferro (9,2% il 12 giugno) la pasionaria di Fdi, che ha ufficialmente comunicato l’appoggio del suo partito. Non è un apparentamento vero e proprio ma un sostegno politico. Ma si tratta di meri tecnicismi elettorali. Il dato di analisi è che la destra si ricompatta. Merito più dei rapporti personali tra Donato e Ferro che delle beghe romane. Donato è l’avvocato di fiducia della coordinatrice regionale meloniana.

Due giuristi e due professori di diritto. È un duello in punta di codice quello tra il civilista Donato, docente di diritto Privato all’università Magna Grecia di Catanzaro e Fiorita, ordinario di diritto Ecclesiatico all’Unical di Rende. Ma tra gli schieramenti prevale lo scontro a colpi di invettive al posto di un confronto pacato e civile. Il paradosso è che in una città che continua a confermarsi moderata e di destra (come si evince dal dato delle liste nel primo turno) a contendersi la poltrona di sindaco siano due professori dichiaratamente di sinistra. Ma è il segno di una politica impazzita, lacerata, indebolita dal trasversalismo.

Catanzaro domenica alle 23 si metterà dietro le spalle la lunga sindacatura, targata Sergio Abramo: 20 anni di governo incontrastato targato centrodestra, la formula più longeva di tutta la regione e tra le più stabili del paese. Un blocco di potere e un meccanismo di sistema che negli ultimi tempi si è sfarinato. E Fiorita potrebbe trarne profitto. In queste 2 settimane ha ottenuto l’endorsment di Antonello Talerico, l’ex azzurro, anch’egli giurista (è presidente dell’ordine degli avvocati catanzarese), in lento avvicinamento ai centristi di Calenda. Il suo 13% potrebbe fare la differenza. Molto dipenderà dalla partecipazione alle urne.

Con un’affluenza bassa parte favorito Fiorita, più capace di riportare al voto i suoi rispetto al caravan di liste donatiane. Sarà anche la prima occasione elettorale dopo lo scisma grillino di questi giorni. In una terra che li aveva consacrati egemoni nel 2018, con ben 18 parlamentari eletti, ora i deputati-senatori calabresi rimasti fedeli al M5S si contano sulle dita di una mano. Una girandola infinita di cambi di casacca, ben 12. Ma anche nel capoluogo di Calabria ormai è solo una polvere di stelle. Due settimane fa un misero 2,4%, appena 1271 preferenze e (forse) un solo consigliere a Palazzo dè Nobili.

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