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Catalogna, indulto per i presos. Sánchez: è l’ora della concordia

Catalogna, indulto per i presos. Sánchez: è l’ora della concordiaIl discorso di Pedro Sánchez al Teatro del Liceu di Barcellona – Ap

Spagna Dopo il duro scontro con l’indipendentismo arriva la svolta coraggiosa. Sui prigionieri il presidente spagnolo fa anche autocritica: errori di tutti

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 22 giugno 2021

La Spagna volta pagina. Arrivano oggi in Consiglio dei ministri, che li approverà, i testi dei provvedimenti di indulto per i dirigenti catalani in carcere in seguito ai fatti relativi al referendum sull’indipendenza del 1 ottobre 2017. Si tratta di una delle decisioni politiche più pesanti che abbia preso Pedro Sánchez.

È PIÙ DI UN MESE che il premier prepara il terreno, consapevole che sia per la destra che per molti dei suoi stessi compagni di partito la decisione era destinata a generare polemica. Ma allo stesso tempo, era dovuta: le pene sproporzionate a cui erano stati condannati i politici catalani (fino a 12 anni), gli imminenti ricorsi alla giustizia europea (che prevedibilmente giudicherà esagerate le condanne), ma soprattutto la necessità di chiudere una stagione politica di duro (e sterile) scontro con l’indipendentismo catalano rendevano necessaria questa decisione. Ma il fatto che fosse necessaria non toglie che sia stata coraggiosa: ieri Sánchez l’ha difesa nell’emblematico Teatro del Liceu di Barcellona sfoderando una inusuale lungimiranza: «Il governo spagnolo ha deciso di affrontare il problema e cercare la concordia», ha affermato. E con una notevole autocritica – i socialisti avevano appoggiato tutte le misure repressive adottate dal governo di Mariano Rajoy, compresa la sospensione del governo catalano – ha ricordato che questa misura permetterà di superare una tappa frutto della «somma incalcolabile di errori di tutti, davanti a una realtà che nessuno vuole, ma che abbiamo creato insieme».

Il presidente ha anche osservato che, pur rispettando le ragioni di chi è contrario, più che «gli oneri del passato» devono contare «le aspettative di futuro», giacché «nella bilancia delle decisioni politiche, il futuro deve pesare più del passato». Anche perché «lo scontro non è servito a risolvere nessun problema», ma anzi li ha peggiorati.

LE RAGIONI di questa decisione sono essenzialmente tre, ha spiegato. La fine della giudiziarizzazione del conflitto catalano, l’obbligo legale di analizzare le richieste di indulto (che sono state proposte da diverse persone ed entità) e infine l’apertura di una nuova finestra di opportunità per il dialogo dopo la fine della pandemia. Ma «la ragione fondamentale degli indulti che ci disponiamo ad approvare è la loro utilità per la convivenza. Sono convinto che tirare fuori dal carcere queste nove persone, che rappresentano migliaia di catalani, è un messaggio chiaro di volontà di concordia e di convivenza della democrazia spagnola». E ha aggiunto che «chi si oppone agli indulti afferma che chi li riceverà non abbandonerà le sue idee. È vero. Ma loro cambierebbero le loro idee se li imprigionassero? La democrazia è aperta a una moltitudine di progetti».

ANCHE SE NESSUN rappresentante del governo catalano ha accettato l’invito a essere presente al Liceu, e formalmente Esquerra Republicana e Junts, i due partiti che formano il governo a Barcellona, chiedono come «soluzione vera» l’amnistia (cioè l’estinzione del reato), il presidente catalano Pere Aragonés riconosce che è un primo passo in avanti e lo stesso Oriol Junqueras, a cui è toccata la pena massima come ex presidente e capo di Esquerra, qualche giorno fa ha mandato dal carcere un segnale di distensione verso il governo spagnolo.

SÁNCHEZ HA RICEVUTO la benedizione della Confindustria e della chiesa, cosa che ha irritato Pablo Casado del Pp, rimasto solo con la destra estrema ad agitare lo spauracchio contro la misura di grazia del governo. La presidente della comunità di Madrid Ayuso, sempre del Pp, ha fatto la sua parte per mettere in difficoltà Casado, chiamando in causa il re (che dovrà controfirmare per forza i decreti del governo), quando la posizione del Pp è di lasciar stare il monarca.

NELLE STESSE ORE in cui Sánchez parlava, il Consiglio d’Europa approvava il rapporto in cui si criticava la Spagna per la gestione di questa faccenda, che chiede di ritirare la richiesta di estradizione per l’ex presidente Carles Puigdemont o, appunto di liberare i prigionieri o anche di modificare la tipologia di reato di sedizione (che è uno dei progetti del governo). Ma Sánchez ha chiarito che la sentenza non è in discussione, e la grazia è solo per chi si è preso la responsabilità delle proprie azioni, cioè non chi è scappato come Puigdemont. Resta da vedere quanta parte della condanna condonerà il governo, e se sospenderà anche l’interdizione dai pubblici uffici che impedisce a persone come Junqueras di tornare ad assumere incarichi pubblici.

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