Luisa De Renzis, sostituto procuratore generale della Cassazione, ritiene legittimi i trattenimenti dei richiedenti asilo provenienti dai paesi sicuri ma chiede che la Corte di giustizia dell’Unione europea si esprima sulla garanzia finanziaria prevista come possibilità alternativa. Lo ha detto ieri nell’attesa udienza a Sezioni unite sul ricorso presentato da Viminale e avvocatura dello Stato contro le sentenze dei giudici del tribunale di Catania.

Quelle da cui origina la vicenda Apostolico, con annessa campagna diffamatoria, che ha tenuto banco lo scorso autunno. La magistrata, insieme al collega Rosario Cupri, non aveva convalidato la detenzione dei richiedenti asilo tunisini sbarcati a Lampedusa nel centro di Modica. Qui avrebbero dovuto svolgere l’iter per l’eventuale protezione internazionale, privati della libertà personale e secondo le procedure accelerate di frontiera. Una grossa novità nell’ordinamento italiano introdotta dal «decreto Cutro» di marzo scorso e concretizzata dai decreti relativi attuativi di settembre. A fare scalpore era stata soprattutto la cauzione introdotta come una delle due possibili alternative al trattenimento, l’altra è la consegna del passaporto. Calcolata in 4.938 euro, è stata configurata secondo una procedura di fatto impraticabile per qualunque migrante appena sbarcato: una fideiussione da stipulare non si sa con quale banca o agenzia di assicurazioni durante la fase del fotosegnalamento.

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Su questo aspetto la Pg chiede un rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia Ue affinché interpreti sul punto l’articolo 8 della direttiva accoglienza (2013/33/Ue). In particolare per chiarire se la garanzia finanziaria debba rispondere a «criteri di proporzionalità ed efficacia» e, nel caso, se questi debbano essere calcolati a livello nazionale o Ue. Per il resto De Renzis ritiene che la procedura dei trattenimenti sia «stata applicata legittimamente e in modo conforme alle norme».

A sostegno di questa tesi il carattere «eccezionale» dei flussi diretti a Lampedusa, che impedivano «ogni possibile accertamento e trattazione della procedura nella stessa zona di arrivo». Un argomento sostenuto anche dal governo che sulla possibilità di trattenere i richiedenti asilo provenienti dai paesi sicuri, in particolare dalla Tunisia, si gioca un pezzo fondamentale della sua strategia di «dissuasione» delle partenze. La sentenza è attesa nelle prossime settimane.