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Carteles, Havana e altro cinema cubano

Carteles, Havana e altro cinema cubano

Film festival L’8 dicembre si è inaugurata a L’Avana la 44ma edizione del Festival del Nuevo Cine Latino Americano, diretto da Tania Delgado; in mostra, le collezioni cubane iscritte nella Memoria del Mondo Unesco, tra cui i manifesti pubblicitari prodotti per il cinema

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 30 dicembre 2023

L’8 dicembre si è inaugurata a L’Avana la 44ma edizione del Festival del Nuevo Cine Latino Americano, diretto da Tania Delgado. Come sempre, il Festival è ricco di proposte, con film provenienti da diversi paesi, non solo latinoamericani, accompagnati da conferenze e seminari, sempre molto interessanti. Come, per esempio, la mattinata dedicata al cinema di Buñuel, dove sono intervenuti il massimo esperto del cineasta spagnolo, Javier Aranda, la Professoressa della Universidad de La Habana Istrid Santana, Jorge Fornet, direttore del Centro di Ricerca letteraria della Casa de las Américas e Luciano Castillo, Direttore della Cinemateca di Cuba. Sempre in occasione del Festival è stata proiettata la versione restaurata de Los olvidados, girato nel 1950 da Buñuel in Messico e premiato a Cannes, attualmente iscritto nella Memoria del Mondo dell’UNESCO.

Ben cinque sono le collezioni cubane iscritte nella Memoria del Mondo, ovvero il Fondo José Martí della Biblioteca Nacional de Cuba José Martí, i Negativi dei notiziari ICAIC (Instituto Cubano del Arte e Industria Cinematográficos, fondato poco dopo il trionfo della Rivoluzione, il 24 marzo del 1959), per i quali ebbe un ruolo centrale Santiago Álvarez, sia come direttore sia come realizzatore, i Manoscritti di Che Guevara, gli Atti Capitolari del Municipio di L’Avana del periodo coloniale e, a partire da quest’anno, i carteles (manifesti) prodotti per il cinema (da non dimenticare che numerosi sono anche i carteles con altre tematiche, politiche, sociali, festive, ritratti del Che e molto altro ancora). I carteles dell’ICAIC sono entrati a far parte del Registro Internazionale del Programma Memoria del Mondo dell’UNESCO il 18 maggio 2023 e il conferimento ufficiale del certificato d’iscrizione è avvenuto, nell’ambito del Festival, martedì 12 dicembre, nella sede della stessa ICAIC, dove molti carteles sono in mostra permanente nella lobby, ricoprendone pareti e soffitto. È bene ricordare che il Programma «Memoria del Mondo», creato dall’UNESCO nel 1992, ha come obiettivo quello di evitare la perdita irrevocabile del patrimonio documentale, in particolare in paesi colpiti da guerre, eventi naturali catastrofici o con poche risorse per la digitalizzazione, e renderlo accessibile al grande pubblico e fruibile per le future generazioni.

Come ha sottolineato, nel corso della cerimonia, Anne Lemaistre, Direttrice per l’UNESCO dell’Ufficio Regionale di Cultura per l’America Latina e i Caraibi, i manifesti del cinema cubano hanno meritato questo riconoscimento per l’eccezionale valore, dato dalla loro grande bellezza e dall’efficacia comunicativa, che tanto ha contribuito all’educazione visiva del pubblico cubano. Alla cerimonia ha fatto seguito l’inaugurazione della mostra Los Carteles en el Centro, curata da Sara Vega, e poi la proiezione, in prima mondiale, del film diretto da Adolfo Conti ed Elia Romanelli, Cine libre.

Questo notevole film narra, attraverso la testimonianza e il lavoro di quattro prestigiosi grafici cubani contemporanei, Nelson Ponce, Raupa, Michele M. Hollands e Mola (facenti parte del collettivo Nocturnal), la storia dei carteles dedicati al cinema, che è unica al mondo. I carteles nascono, infatti, all’interno dell’ICAIC, come un progetto culturale globale, che voleva educare il pubblico sia a un’estetica artistica innovativa, sia a un cinema di qualità, diverso da quello più squisitamente commerciale, che circolava a Cuba prima della Rivoluzione, proveniente soprattutto dagli Stati Uniti. Fu così che non solo i registi cubani produssero capolavori come, solo per fare un celebre esempio, Memorias del subdesarollo (1968) di Tomás Gutiérrez Alea o El Hombre de Maisinicú (1973), diretto da Manuel Pérez, aventi entrambi come protagonista l’indimenticabile Sergio Corrieri, ma arrivò a Cuba anche il cinema di registi come Chaplin, Truffaut, Fellini, Antonioni, Francesco Rosi (bellissimo il cartel dedicato a Il delitto Matteotti) e tanti altri. Tutti questi film, che venivano fatti girare nel paese anche attraverso il «Cine mobile», erano promossi non con i manifesti prodotti nei paesi d’origine, ma, al pari della produzione cubana, con le meravigliose serigrafie, ora facenti parte della «Memoria del Mondo». I carteles annoverano grandi capolavori, realizzati da numerosi artisti, alcuni dei quali divenuti molto famosi, come Ñico, Rogards, Bachs. I carteles si distinguono dalla pubblicistica degli altri paesi, in quanto gli artisti che li realizzarono, come sottolineato nel sopramenzionato film Cine libre, vennero lasciati completamente liberi di seguire la loro ispirazione e idee, partendo dal presupposto che il cartel dovesse icasticamente rimandare al contenuto del film a cui si riferiva, ma facendo pensare e riflettere, ovvero non promuovere l’immagine degli attori o puntare sull’aspetto commerciale, come avveniva e avviene negli altri paesi.

Nel film di Conti e Romanelli, numerosi sono i riferimenti ai protagonisti che diedero inizio a questa avventura, tra cui l’indimenticabile Alfredo Guevara, che, tra gli altri, fu a stretto contatto con Zavattini, che venne a Cuba nel 1959 per lavorare con Julio García Espinosa; ricordati sono anche l’olandese Joris Ivens, Otello Martelli e Agnés Varda, che insieme a molti altri giunsero a Cuba per vedere di persona la Rivoluzione, e gli straordinari cambiamenti apportati. In Cine libre non mancano riferimenti a celebri film come Soy Cuba (1964), girato a Cuba e diretto da Michail Kalatozov, di cui Conti e Romanelli hanno riportato l’indimenticabile piano sequenza dei funerali dello studente rivoluzionario ucciso dalle milizie di Battista, ma anche a film dal valore documentario come Muerte al invasor (1961), diretto da Santiago Álvarez e Tomás Gutiérrez Alea e centrato sul fallito attacco di Playa Girón, da parte di esuli cubani, appoggiati dal governo statunitense.

A proposito di quest’ultimo, anche se non riguarda i carteles, merita qui di essere menzionato, tra i tanti meritevoli film presentati in questo Festival del 2023, per la sua estrema attualità, il documentario Cubana 455: crónica del 6 de octubre, diretto da Enrique Berumen, che si basa su documenti della CIA recentemente declassificati, narrando il barbaro attentato che causò l’esplosione di un aereo di linea della Cubana de Aviación che viaggiava dalla Guyana a L’Avana e si inabissò nelle acque delle Barbados. Tra le 73 vittime, il gruppo di giovani giocatori di scherma, che tornavano da un campionato, dove avevano conquistato numerose medaglie d’oro. Il film di Berumen ricorda anche gli altri innumerevoli attacchi terroristici e attentati patrocinati dalla CIA e dai fuoriusciti cubani, tra cui il famigerato Luis Posada Carriles, mente principale, insieme a Orlando Bosch Ávila, dell’attacco terrorista all’aereo cubano, e di altri numerosissimi attentati contro Cuba, uno dei quali ebbe come vittima il giovane turista italiano Fabio Di Celmo. Posada fu anche in contatto in Cile, durante la dittatura di Pinochet, con il neofascista italiano Stefano delle Chiaie, facente parte dell’operazione Gladio. Posada, dopo vari crimini e peripezie, approdò negli Stati Uniti, dove, ignorando gli appelli internazionali, venne messo in libertà nel 2007, terminando tranquillamente i suoi giorni nel 2018.

Come ha detto il regista del documentario Cubana 455, il fatto che Cuba sia stata messa nel 2020 dagli Stati Uniti nella lista dei paesi che appoggiano il terrorismo, complicando ulteriormente le già gravissime conseguenze dell’embargo, è una realtà che sarebbe meglio appartenesse a un film distopico tra il surrealismo e la fantascienza.

Date le difficoltà economiche che sta attraversando Cuba, particolarmente ammirevoli gli sforzi di tutti coloro che hanno permesso con estremo impegno e dedizione, tra cui fa qui piacere menzionare, in particolare, l’infaticabile Luciano Castillo, direttore della Cinemateca de Cuba, la realizzazione di uno dei Festival più interessanti e importanti tra quanti vengono realizzati nel mondo, che quest’anno, terminato il 17 dicembre, ha premiato il lungometraggio messicano Tótem, di Lila Avilés, sul tema dei desaparecidos. Diversi riconoscimenti ha ricevuto anche la cubana La mujer salvaje, opera prima di Alan González, di grande impatto emotivo e sociale.

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