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Cartabia: «Nel Pnrr fondi per l’edilizia carceraria»

Cartabia: «Nel Pnrr fondi per l’edilizia carceraria»

Istituti penitenziari «Quasi ovunque spazi al limite della decenza. Ora 640 nuovi posti detentivi»

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 16 marzo 2022

Ristrutturazione degli spazi esistenti, attenzione alla qualità della vita dei detenuti e degli agenti di custodia penitenziaria, ma anche nuova edilizia carceraria. È quanto annunciato dalla ministra Marta Cartabia in Commissione Giustizia al Senato durante l’illustrazione dello stato di attuazione del Pnrr nella parte di sua competenza. «Nelle nostre carceri ci sono quasi ovunque spazi al limite della decenza. Vanno recuperati, perché inevitabilmente finiscono per diventare inagibili e ridurre gli spazi disponibili, aumentando così il sovraffollamento. Questo va fatto in via ordinaria».

Ma, spiega la Guardasigilli, con i fondi straordinari del Pnrr è previsto un «investimento per otto nuovi padiglioni, a Ferrara, Vigevano, Rovigo, Perugia, Viterbo, Civitavecchia, Santa Maria Capua Vetere e Reggio Calabria, che dovrebbero portare all’aumento di 640 nuovi posti detentivi ma accompagnati anche da adeguati spazi per il trattamento».

Progetto che è nelle mani del Ministero delle Infrastrutture, mentre per quanto riguarda gli istituti minorili saranno i provveditorati a seguire la ristrutturazione degli spazi – «qui non c’è un problema di capienza al momento», spiega Cartabia – a Roma Casal del Marmo, Torino, Ferrante a Porti, Airoli Benevento e Bologna Pratello per i quali sono stati stanziati 49 milioni di euro.

Per quanto riguarda le carceri per adulti, che «hanno bisogno innanzitutto di interventi di recupero e ripensamento degli spazi», con «circa 200 milioni di euro sono stati già avviati da tempo lavori a Taranto, Sulmona e Cagliari per recuperare posti inagibili». Sono soldi provenienti da «altre risorse», spiega la ministra che riferisce di aver visto in questi ultimi due anni – e la settimana scorsa anche durante la sua visita al carcere delle Vallette a Torino – «aggravarsi con la pandemia l’afflittività della pena» e le dure condizioni di lavoro della polizia penitenziaria, per la quale «provo una ammirazione sconfinata». «Bisogna uscire dalla trappola mentale che vorrebbe dividere chi si schiera con i detenuti e chi con i poliziotti: ciò che fa bene all’uno fa bene all’altro», chiosa.

«Quanto al capo del Dap – continua Cartabia rispondendo ad una domanda sulla nomina del magistrato Carlo Renoldi attaccato dalla Lega e dal M5S per le sue posizioni di tutela costituzionale dei diritti dei detenuti – Non mi affido alle opinioni espresse da un giornale. Vediamo se è una persona che corrisponde all’immagine dipinta in alcune visioni mediatiche o se ha le credenziali per le quali io mi sono sentita di proporlo come capo della Polizia penitenziaria oltre che come capo del Dipartimento».

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