Carrara, incatenati contro i licenziamenti
Diritti calpestati Al cantiere navale Admiral Tecnomar (ex Nca) da inizio novembre la protesta di due operai licenziati senza motivo. Massimo Braccini (Fiom): “All’interno del cantiere il rispetto e i diritti dei lavoratori non esistono, cose del genere riportano all'Ottocento". La nautica è in salute: "Ma il modello produttivo è teso solo al profitto, a discapito della qualità, delle tutele e della sicurezza del lavoro".
Diritti calpestati Al cantiere navale Admiral Tecnomar (ex Nca) da inizio novembre la protesta di due operai licenziati senza motivo. Massimo Braccini (Fiom): “All’interno del cantiere il rispetto e i diritti dei lavoratori non esistono, cose del genere riportano all'Ottocento". La nautica è in salute: "Ma il modello produttivo è teso solo al profitto, a discapito della qualità, delle tutele e della sicurezza del lavoro".
Ora che piove quasi ogni giorno e il freddo sta diventando sempre più pungente, l’immagine dei due lavoratori incatenati davanti al cantiere ex Nca perché ingiustamente licenziati è diventata virale, non soltanto a Carrara. “Questa é la seconda settimana di presidio in viale Colombo – ricorda il segretario generale toscano della Fiom, Massimo Braccini – ed é una grave ingiustizia che due operai, dopo una vita di lavoro, siano sbattuti fuori dall’azienda da un padrone senza scrupoli”.
Al cantiere Admiral Tecnomar (ex Nca) si costruiscono barche per i super ricchi, grandi yacht venduti ai quattro angoli del pianeta ad una clientela che non conosce la crisi. Gli affari vanno bene, solo pochi mesi fa al ministero dello sviluppo economico il management dell’azienda (la Italian Sea Group) assicurò che non erano previsti esuberi. Invece sono arrivati i licenziamenti di tre addetti ai servizi di guardinaggio, mentre altri quattro loro colleghi hanno accettato una buonuscita e si sono dimessi. La punta dell’iceberg, visto che nel corso dell’anno altri operai hanno deciso di andarsene, a causa di condizioni lavorative sempre più pesanti.
“Sembra che all’interno del cantiere il rispetto e i diritti dei lavoratori non esistano – spiega Braccini – cose del genere riportano all’Ottocento. Ci sono controlli capillari sui lavoratori, continue contestazioni e sanzioni, multe con richiesta di risarcimento danni, ditte in appalto pressate sulle condizioni economiche, e condizioni di lavoro e sicurezza preoccupanti”.
Per giunta la proprietà, almeno ufficialmente, non ha intenzione di tornare sui suoi passi. Davanti alla richiesta del sindaco Francesco De Pasquale (M5S) di fermare i licenziamenti per aprire un tavolo di discussione, i vertici aziendali non hanno dato alcuna risposta. Anche il tentativo fatto dal prefetto Enrico Ricci di avvicinare le posizioni si è risolto in un nulla di fatto. Da parte sua, il presidente regionale Enrico Rossi ha annunciato di aver interessato della situazione sia il Mise che il ministero del lavoro. Ma può bastare, di fronte a un azienda che – dato spesso “dimenticato” – lavora grazie a una concessione demaniale pubblica?
“Le iniziative sindacali a sostegno dei due lavoratori si susseguono quotidianamente – spiega ancora il segretario toscano Fiom – ma c’è bisogno anche di ulteriori passaggi istituzionali. Oltre al consiglio comunale straordinario a Carrara, sarebbe opportuno che anche la Regione Toscana convocasse un consiglio regionale ad hoc su questa vicenda, e più in generale sullo sviluppo distorto di tutta la nautica in Toscana. E’ un settore in ripresa ma, se la ripresa è fondata su queste basi, allora pensiamo non abbia futuro”.
Da Braccini un’ultima osservazione, generale, sul settore: “Ci vogliono scelte coraggiose. Anche la Regione, oltre al Comune, può intervenire sulle concessioni pubbliche demaniali su cui operano i cantieri nautici. Nulla é semplice, ma ognuno si deve assumere la propria responsabilità. Se non c’è un uso del demanio pubblico nel miglior interesse della collettività, si devono avviare le pratiche per revocare la concessione. Perché questi operai che si sono incatenati chiedono solo di poter lavorare. Più in generale la nautica in Toscana, che ha oltre 10mila addetti, deve darsi un indirizzo strategico ben diverso da questo modello fallimentare, teso unicamente al profitto e a discapito della qualità, delle tutele e della sicurezza del lavoro. Perché non c’è solo il problema dell’ex Nca, visto che il modello è simile anche a Viareggio all’Azimut Benetti, a Codecasa, a Perini Navi”.
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