Caro Tomaso, ecco perché Grasso è un programma vivente
Sinistre Possiamo dire senza esitazioni che siamo alle battute finali di una discussione sulla sinistra e sul suo futuro. Recentemente mi sono apparsi di particolare interesse l’articolo di Stefano Fassina pubblicato […]
Sinistre Possiamo dire senza esitazioni che siamo alle battute finali di una discussione sulla sinistra e sul suo futuro. Recentemente mi sono apparsi di particolare interesse l’articolo di Stefano Fassina pubblicato […]
Possiamo dire senza esitazioni che siamo alle battute finali di una discussione sulla sinistra e sul suo futuro. Recentemente mi sono apparsi di particolare interesse l’articolo di Stefano Fassina pubblicato sul manifesto qualche giorno fa e l’intervista a Nichi Vendola sull’Huffington post sul significativo gesto del presidente Grasso e la risposta di Tomaso Montanari. Vista dalla Sicilia, dove sono impegnato per la bella e entusiasmante campagna elettorale di Claudio Fava e dei militanti di tutta la sinistra, per certi aspetti la questione mi appare sotto una più semplice lettura.
Qui sta vivendo un’esperienza che lascerà il segno, e pianterà un seme duraturo nel tempo. Ha ragione Stefano quando teme il ripetersi di un’esperienza come quella della Lista Arcobaleno, accrocco di sigle senza un’anima. Eppure quello non fu l’unico limite di quella esperienza, che vissi in prima persona: quella lista non fece i conti con la crisi reale del paese nell’illusione che bastasse dichiararsi di sinistra per rappresentarne le domande.
Oggi la situazione è diversa. Il magma che sta crescendo sotto i nostri piedi, sotto i piedi della sinistra, ci costringe a fare i conti con la realtà: ogni scelta finora compiuta ne porta il segno, più ancora della volontà dei singoli che pure ha contato. La nascita di Mdp, la rottura della maggioranza sulla politica economica e sulla democrazia, una domanda di partecipazione e di senso che in giro per l’Italia sale in maniera capillare, non ci parlano di un accrocco, ma della carne viva del paese.
Il timore di un approccio verticistico nella costruzione della lista – che richiama invece Stefano – lo comprendo. È il mio stesso timore. Nel tempo dato, poco, avremo bisogno di offrire momenti di costituzione democratica di una nuova soggettività. Non si tratterà di cedere sovranità a una “cosa” più grande: ma provare a invertire l’ordine stesso della nostra sovranità. Come avvenuto in Sicilia, dove sono maturati autonomi orientamenti, il territorio spesso è più avanti del centro. Oggi è la nostra più grande ricchezza, non raccoglierne i frutti nel processo costituente che si apre sarebbe fatale. Bisogna farlo contare.
Non c’è nessun leader da incoronare, non si pensa prima al tetto e poi alle fondamenta. C’è invece l’ovvia constatazione – come nei fatti spiega bene Nichi Vendola – che il gesto delpresidente del Senato è parte del magma di cui prima scrivevo. E c’è l’altrettanto ovvia constatazione che la lunga esperienza di lotta alla mafia e il profilo di assoluto rigore istituzionale, incarnati nella figura del presidente, saranno fattori costituenti della nostra soggettività, al di là persino delle sue scelte personali. Dunque, da questo punto di vista «un programma vivente». Tomaso Montanari, nello specifico, rischia di fare un errore di valutazione serio: non c’è più nessuna rotta da invertire. È già stata invertita, e le conseguenze derivate dallo strappo sulla legge elettorale ne sono uno dei tanti esempi, forse tra i più significativi. Ci sono gesti che hanno un valore evocativo più forte di mille convegni. Le dimissioni dal Pd di Grasso sono un gesto evocativo che muove le cose. Adesso bisogna solo iniziare a correre.
*deputato Mdp
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