Carla Nespolo: sdegno per le aggressioni razziste, come per i respingimenti in Libia
Antifascismo Intervista alla neo presidente dell'Anpi, la prima donna e la prima non partigiana. "Per me un 25 aprile unitario a Roma sarebbe il più bel viatico. Mi impegnerò con la comunità ebraica e le altre associazioni. Nessuno ha il copyright, ci riusciremo"
Antifascismo Intervista alla neo presidente dell'Anpi, la prima donna e la prima non partigiana. "Per me un 25 aprile unitario a Roma sarebbe il più bel viatico. Mi impegnerò con la comunità ebraica e le altre associazioni. Nessuno ha il copyright, ci riusciremo"
Carla Nespolo, prima donna alla guida dell’Associazione nazionale partigiani, sarà oggi a Ostia a manifestare contro criminalità mafiosa e violenza neofascista.
Che impressione fa alla presidente dell’Anpi vedere CasaPound al 9%, ago della bilancia nel ballottaggio?
È un dato inquietante. Doppiamente inquietante perché va insieme alla grande indifferenza del quartiere: al primo turno si sono astenuti due elettori su tre. Mi viene da dire, pensando all’aggressione al giornalista che c’è stata a Ostia, che quando il fascismo si unisce alla delinquenza mostra il suo vero volto: la soppressione della libertà. Manifestare è importante ma più utile è il lavoro paziente sul territorio, che evidentemente non c’è stato.
Una parte della sinistra chiede di votare la candidata 5 Stelle per fermare la destra. Condivide l’appello?
L’Anpi non dà indicazioni di voto. Posso dire che invito a votare tutte quelle formazioni che sono dichiaratamente ed esplicitamente antifasciste e antirazziste. Il razzismo è il brodo di cultura del fascismo, distrae le persone in difficoltà dai loro veri avversari. Che tanto per cominciare sono coloro che hanno costruito un’Europa dei mercati. Non certo chi sta peggio, gli immigrati, i rifugiati.
Come si concilia lo sdegno condiviso dalle forze politiche per le aggressioni razziste con il largo sostegno alla politica dell’«aiutiamoli a casa loro»?
Si concilia male. Dal mio punto di vista le scelte del governo sull’immigrazione suscitano preoccupazione. Quando non altrettanto sdegno nei casi per esempio denunciati dall’Onu. Dietro al calo degli sbarchi e ai numeri di cui si vanta il ministro Minniti ci sono donne, uomini e bambini che fuggono dalle guerre e restano confinati nei lager libici, perseguitati e torturati.
Perché l’Anpi non ha appoggiato la legge Fiano che punisce la propaganda con simboli fascisti?
Perché le leggi ci sono già, l’apologia di fascismo è reato e non si può ricostituire in nessuna forma il partito fascista, andrebbero applicate prima di farne di nuove. Abbiamo un grande problema morale e culturale prima che giuridico, in Italia come in Europa.
Neofascisti italiani hanno partecipato alla manifestazione dei nazionalista a Varsavia.
Ormai in molti paesi dell’est i filonazisti sostengono i governi o sono direttamente al governo. Inneggiare al fascismo a Varsavia è offensivo innanzitutto per l’eroica resistenza del popolo polacco contro l’aggressione nazista. I fascisti si muovono in maniera coordinata, la risposta degli antifascisti dev’essere fatta a livello europeo. Sosteniamo la Fir (la federazione internazionale dei resistenti) ma c’è bisogno di iniziative concrete. L’Anpi propone ai democratici d’Europa di fare fronte comune e lancerà un incontro a Roma.
Le capita, in questo quadro di neofascismo montante, di ripensa alla polemica sui veri e falsi partigiani che fece il Pd contro l’Anpi prima del referendum costituzionale?
Una polemica quanto mai sciocca. Proprio la gravità dei frequenti episodi di razzismo e fascismo spiega quanto bisognerebbe avere a cuore l’Anpi e il lavoro che facciamo con i giovani. E poi l’Anpi ha ancora al suo interno tanti partigiani. Il bisogno di coltivare la memoria non viene certo meno con la mia elezione.
Lei è anche la prima presidente non partigiana. Un passaggio difficile?
Un passaggio inevitabile che dimostra la grande vitalità dell’associazione. Per me è un onore e un impegno. I nostri avversari dicevano: senza più partigiani l’Anpi non serve. E invece serve a continuare una memoria che non è retorica, ma lotta per la costruzione di un paese migliore.
Che presidente sarà?
Noi che non abbiamo la storia meravigliosa e autorevole dei partigiani avremo una tensione verso la collegialità. La mia elezione è certamente un riconoscimento del ruolo delle donne nella Resistenza. Uno dei miei impegni sarà rafforzare il lavoro sui temi eguaglianza, della parità tra uomo e donna sancita dall’articolo 3 della Costituzione eppure ancora lontana.
Assumerebbe un impegno perché il prossimo 25 aprile a Roma torni a essere unitario?
Lavorerò per questo con la comunità ebraica e le altre associazioni. Il nazifascismo ha perseguitato tutti, ebrei, rom, omosessuali, comunisti. Nessuno ha il copyright, l’antifascismo è nella nostra carta costituzionale. Per me un 25 aprile unitario a Roma sarebbe il più bel viatico. Mi impegnerò e sono convinta che ce la possiamo fare.
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