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Capitali stranieri e immigrazione, i nodi di Cipro che va alle urne divisa

Capitali stranieri e immigrazione,  i nodi di Cipro che va alle urne divisaManifestazione di migranti a Nicosia, Cipro – foto Ap

Europee Nella Buffer zone Onu voteranno anche i residenti nella repubblica secessionista. Elam, nato con i soldi di Alba Dorata, verso il primo seggio a Strasburgo

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 9 giugno 2024
m. h.NICOSIA

A Cipro, il 20 luglio prossimo, saranno 50 anni da quando l’esercito turco invase ed occupò il 37% dell’isola in risposta a un golpe orchestrato dai colonnelli greci. E nel ventesimo anniversario dell’ingresso nell’Ue, oggi lo stato più ad est dell’Unione tornerà al voto divisa. Ancora una volta.

Ma rispetto al 2004, quando il 76% dei greco-ciprioti respinse a sorpresa il piano per la riunificazione, tutto è cambiato a Cipro; certo, la Buffer Zone dell’Onu, una striscia smilitarizzata lunga 158 chilometri, il suo reticolo di filo spinato, le torrette di avvistamento e gli edifici in rovina sono ancora lì. Ma la società reale di oggi è più occupata con i nodi dell’immigrazione – Cipro ha il più alto numero di richiedenti asilo pro capite nell’Ue – con i capitali stranieri che devastano il territorio e i conflitti regionali alle porte.

Oggi voteranno anche i turco-ciprioti residenti nella repubblica secessionista, e saranno migliaia al seggio allestito per loro nella Buffer Zone Onu: a giugno 2004, quando si tennero le prime europee, solo poche centinaia di loro, solo quelli residenti nell’area ufficiale potevano votare. 20 anni dopo, a migliaia sono emigrati a sud, nella “zona greca”: come se la riunificazione si fosse spostata a sud della Linea Verde, a Nicosia (greca) è sempre più frequente vedere auto immatricolate nell’area occupata e nei negozi e nei café, è comune sentire persone che parlano turco. Stanno migrando spinti dagli stipendi bassi nella repubblica secessionista, dall’alto tasso di disoccupazione e dalla presenza asfissiante di Ankara. Ma rimarranno stranieri in patria, in una società costruita in greco e sui valori dei greco-ciprioti, finché la questione cipriota non verrà risolta.

Per la particolare situazione di Cipro, il parlamento europeo è quindi l’unico luogo dove entrambe le comunità possono essere rappresentate e l’unico modo che hanno i turco ciprioti per poter contare su un rappresentate riconosciuto a livello internazionale. Alle ultime elezioni, per la prima volta, un turco-cipriota è stato eletto eurodeputato: Niyazi Kızılyürek, che sarà ricandidato all’euro camera anche per il 2024-2029 con Akel, il più grande partito di sinistra cipriota (che in Europa siede nel Gue). E quest’anno nelle liste in corsa per i 6 seggi al parlamento europeo ci saranno turco-ciprioti anche nel partito dei Verdi e nella formazione europeista Volt.

A fare da contraltare a questo tentativo di dialogo c’è l’ascesa della destra radicale locale, Elam, una formazione tenuta a battesimo da Alba Dorata, il partito neonazista greco messo fuorilegge nel 2021, con il quale i ciprioti hanno sempre avuto un legame speciale: il leader Christos Christou, radiologo di professione e grande ammiratore del governo Meloni, era attivista di Alba Dorata ai tempi degli studi ad Atene e guardia del corpo dell’ex leader in carcere Nikolaos Michaloliakos.

I sondaggi assegnano il primo seggio in Europa a Elam che tornerebbe a rappresentare l’ultra destra ellenica a Bruxelles dopo la dissoluzione di Alba Dorata. In patria stanno raccogliendo voti in fuga dal centro-destra governativo Disy spingendo sull’odio contro i migranti e contro i turchi e solleticando le istanze mai sopite dell’enosis, l’unificazione di Cipro con la Grecia.
L’Ue, la libera circolazione e le opportunità economiche e sociali sono viste da molti ciprioti come un miracolo: l’unico modo per cercare di forzare l’immobilismo di un conflitto eterno, il nazionalismo comunitario (e clientelare) e la maledizione di un’isola destinata a essere sempre dominata da qualche potenza straniera.

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