Caos elezioni, «a Berlino tutto da rifare»
Germania Per la Corte costituzionale regionale bisogna ripetere il voto del settembre 2021 a causa di «ripetute irregolarità»: a rischio il governo della sindaca Giffey, i borgomastri dei quartieri e il referendum sull’esproprio degli alloggi. Falsato anche il voto al Bundestag in cinque circoscrizioni della capitale. In attesa dell’udienza finale
Germania Per la Corte costituzionale regionale bisogna ripetere il voto del settembre 2021 a causa di «ripetute irregolarità»: a rischio il governo della sindaca Giffey, i borgomastri dei quartieri e il referendum sull’esproprio degli alloggi. Falsato anche il voto al Bundestag in cinque circoscrizioni della capitale. In attesa dell’udienza finale
«In base alla valutazione preliminare la Corte costituzionale di Berlino ritiene necessaria la ripetizione completa delle elezioni per la Camera dei deputati». La sindaca della capitale, Franziska Giffey della Spd, fa un salto dalla sedia ascoltando le parole di Ludgera Selting, presidente della più alta autorità giudiziaria della Città-Stato Le sue motivazioni logiche, prima ancora che in punta di Diritto, sono ineccepibili: l’incredibile caos alle urne del 26 settembre 2021 ha influito sulla votazione e quindi falsato l’esito. Poco importa se solo parzialmente.
UN PROBLEMA istituzionale enorme che a Berlino va moltiplicato per quattro: l’anno scorso 2,5 milioni di cittadini sono andati ai seggi per eleggere i deputati del Landtag, i borgomastri dei quartieri e i parlamentari del Bundestag, ma anche per dire Sì al referendum sull’esproprio degli alloggi ex Ddr, comprati a costo-zero dai grandi gruppi immobiliari.
La più grande consultazione popolare della storia cittadina terminata con l’elezione del governo Spd-Verdi-Linke a Berlino e con Olaf Scholz a capo della coalizione Semaforo, mentre si attende sempre che al Municipio Rosso diano seguito al risultato del referendum organizzato dal movimento per la casa “Deutsche Wohnen & Co Enteignen” che è vincolante solo politicamente.
TUTTO DA RIFARE, sentenzia l’Alta Corte del Land, anche se solo in via transitoria in attesa del giudizio finale che avverrà al termine delle udienze fissate nell’aula magna della Freie Universität vista l’enorme rilevanza pubblica. Ma c’è anche l’interesse politico che la presidente Selting è obbligata a tutelare: fin dal giorno dopo le elezioni dai banchi dell’opposizione del Landtag e del Bundestag la Cdu chiede di ripetere il voto che ha scompaginato la distribuzione dei mandati falsando la composizione del Parlamento. All’epoca il rapporto dell’ente elettorale di Berlino certificò «ripetute irregolarità» in 207 seggi su 2257, circa il 9%.
Un vero e proprio tilt nell’organizzazione del voto tradottosi in code infinite ai seggi, schede con nomi sbagliati o mai pervenute nella cassetta della posta di chi avrebbe voluto votare per corrispondenza, oltre alle urne aperte dopo la chiusura stabilita per smaltire le file debordate fin nelle strade dove, peraltro, nelle stesse ore si correva l’affollatissima maratona.
«Solamente la completa ripetizione delle elezioni può riportare la situazione nell’alveo costituzionale» dice il tribunale mentre prosegue l’indagine del Bundestag avviata alla fine di agosto. A leggere la bozza del comitato di scrutinio, l’organo incaricato di sbrogliare la matassa su cui è rimasto impigliato anche il Parlamento federale, si dovrebbe rivotare in almeno un quinto delle circoscrizioni elettorali della capitale. Per la decisione definitiva, tuttavia, ci vorrà oltre un mese.
Trenta giorni in cui il caos-elezioni sarà al centro del dibattito pubblico vista la scelta della presidente Selting di tenere la prima udienza nell’Aula magna della Libera Università di Berlino.
Collocazione inedita quanto sintomatica: normalmente i procedimenti costituzionali si sono sempre tenuti nelle aule della Corte, ma gli errori a catena che hanno scardinato ben quattro votazioni valgono l’eccezione.
RISCHIANO SERIAMENTE di costare il posto alla sindaca socialdemocratica, alla vicesindaca dei Verdi Bettina Jarash e al ministro della Cultura Klaus Lederer della Linke, gli artefici del “Modello Berlino” incardinato sulla diversità e la sostenibilità che ha appena varato il trasporto pubblico a 1 euro al giorno. La vetrina politica del centrosinistra socio-ambientalista tedesco potrebbe davvero infrangersi di fronte al verdetto dell’Alta corte che è inappellabile. Mandati a casa per via giudiziaria (in Germania la definizione è solo tecnica) appena un anno dopo l’elezione.
Finora del disastro del 26 settembre 2021 aveva pagato il conto solo la commissaria elettorale Petra Michaelis, dimessasi insieme al vice 48 ore dopo il voto tra il cannoneggiamento di media e politica che le imputavano tutte le irregolarità. Prima che ieri la presidente della Corte costituzionale spalancasse il fascicolo giudiziario cui ora è appesa l’intera città.
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