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Cannabis e ius scholae, rischio di rinvio a settembre

Cannabis e ius scholae,  rischio di rinvio a settembreSan Valentino: «Italia dimmi di sì», flashmob per la riforma della legge di cittadinanza – LaPresse

Slittano a data da destinarsi la pdl coltivazione domestica e la riforma della cittadinanza. A Milano gli Stati generali contro il proibizionismo lanciano un appello al Pd

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 10 luglio 2022

Rinviati a settembre. O quasi. Avrebbero dovuto arrivare in Aula alla camera martedì prossimo ma la proposta di legge Magi-Licantini, che depenalizza la coltivazione domestica della cannabis a uso personale, e la riforma della cittadinanza che introduce il cosiddetto ius scholae, mediazione già al ribasso per i figli di cittadini stranieri che con essa potranno avere la cittadinanza italiana al termine di un ciclo scolastico, slittano a data da definirsi.

INFATTI il decreto Aiuti, che avrebbe dovuto concludersi già la settimana scorsa, è andato per le lunghe e il voto finale è previsto per domani. In calendario ci sono poi una serie infinita di altre questioni da affrontare, a volte minori, che vanno dall’istituzione del Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, al voto sulle dimissioni del deputato Elio Vito, passando per il nucleare ultima generazione.

DA LUNEDÌ 11 luglio arriva poi in Aula il ddl Concorrenza licenziato a maggio dal Senato in attuazione del Pnrr, che ha la precedenza come tutti i decreti da convertire. Per gli stessi motivi, si farà largo il ddl Semplificazioni, atteso il 25 luglio in Aula. Unica finestra possibile, quindi, quella ristrettissima tra il 15 (forse) e il 20 luglio. Poi, giustamente, le vacanze estive.

E COSÌ NESSUNO è disposto a scommettere che cannabis e ius scholae (in questa sequenza) saranno affrontati dall’Aula di Montecitorio prima del prossimo settembre. Quando, nel caso della riforma della cittadinanza, si ricomincerà da quei 1500 emendamenti presentati da Lega, Fd’I e FI che però, con il contingentamento dei tempi, si sono fortunatamente ridotti ad un centinaio segnalati per la votazione.

MA IL LEADER della Lega Matteo Salvini, che palleggia costantemente tra i due campi di propaganda, ieri ha scelto il ballon d’essai della «droga libera», cogliendo l’occasione degli Stati generali della Cannabis che si sono svolti l’8 e il 9 luglio a Milano, organizzati dal consigliere comunale del Pd Daniele Nahum con il supporto di JustMary e Dalai. «La priorità per Pd, M5S e sinistra del “campo largo”? La droga libera – ha scritto Salvini su Facebook -. Siamo alla follia!».

NATURALMENTE il leader del Carroccio sa bene che i 38 oratori – direttori di carceri, giuristi, costituzionalisti, giornalisti, politici, amministratori, sindacalisti, avvocati, scienziati, criminologi, ecc – che hanno discusso e si sono confrontati per due giorni sull’effetto nefasto del proibizionismo, hanno contestato proprio la «droga libera», quale è di fatto quella ottenuta dall’attuale regime legale che lascia alle cosche criminali il monopolio dello spaccio. Gli esperti hanno invece ripreso le tante analisi che da decenni vengono prodotte sull’impatto che questo regime di “droga libera” ha sulla società e sulla salute pubblica.

E così, mentre in autunno anche la Germania si prepara a varare una legge di legalizzazione della cannabis, il Pd si è così dimostrato finalmente attento ad un tema per troppo tempo considerato «minore». Dallo stesso Nahum e da molti altri si è levato l’appello affinché il Pd «abbia il coraggio di porre il tema della legalizzazione a livello nazionale» e metta «al centro del suo programma elettorale del 2023, anno di elezioni, la legalizzazione».

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