Trentatré vittime al giorno, 5054 nei primi cinque mesi del 2024. È l’incredibile bilancio di una strage silenziosa, che non genera particolare clamore mediatico se non quando i naufragi delle imbarcazioni di fortuna utilizzate dai migranti per approdare sul suolo spagnolo avvengono vicino alle coste iberiche.

Il macabro conteggio è stato reso noto dall’associazione Caminando Fronteras che ieri ha pubblicato i risultati di un’inchiesta che dà conto di un forte aumento, negli ultimi mesi, del numero di persone che dal continente africano tentano invano di arrivare sul territorio europeo utilizzando soprattutto la “ruta Canaria”.

Nel rapporto, intitolato «Monitoraggio del diritto alla vita nella frontiera occidentale Euroafricana», l’ong spagnola conferma quanto è evidente ormai da anni: la rotta che dalle coste dell’Africa nord-occidentale conduce all’arcipelago atlantico spagnolo delle Canarie è di gran lunga la più letale, con 4808 morti registrate da gennaio a maggio. La maggior parte delle vittime, spiega Caminando Fronteras, salpano dai porti della Mauritania, seguiti da tentativi intrapresi da Senegal, Gambia e Sahara occupato.

Altre 175 morti si sono invece verificate sulla rotta algerina, che dal paese africano conduce alle isole Baleari e alla costa levantina, mentre 47 persone hanno perso la vita nel Mar di Alborán – che congiunge Andalusia e Marocco – e altre 24 nello Stretto di Gibilterra.
In totale sono state 47 le imbarcazioni scomparse nel nulla insieme ai loro occupanti. Una di queste è stata ritrovata addirittura sulle coste brasiliane, lo scorso aprile, con nove cadaveri a bordo.

Le terribili cifre, che comprendono anche i migranti dispersi in mare in seguito ai naufragi, includono anche 154 donne e 50 bambini. La stragrande maggioranza delle vittime sono africane, con anche una presenza significativa di persone provenienti dal Pakistan.
Si tratta di un aumento esponenziale, considerando che durante tutto il 2023 l’ong aveva documentato 6000 vittime, un bilancio tra l’altro già più alto rispetto all’anno precedente. Il mese peggiore è stato aprile, con un saldo di 1197 vittime.

Incrociando i dati con quelli forniti dal Ministero degli Interni di Madrid sul numero di migranti sbarcati sulle coste delle Canarie – che nei primi cinque mesi del 2024 sono stati 17.117 – si evince che il rapporto tra morti e sopravvissuti è di 1 a 3,5, quasi raddoppiato rispetto al 2023. «Negli anni scorsi si osservava una drastica riduzione delle partenze d’inverno ma recentemente queste sono avvenute anche con condizioni meteorologiche proibitive» spiega l’ong, secondo la quale spesso, in nome del contrasto all’immigrazione illegale, le autorità dei paesi coinvolti – Spagna compresa – rallentano le operazioni di ricerca e salvataggio delle imbarcazioni e dei superstiti. Per non parlare della scarsità di mezzi a disposizione delle autorità di paesi come la Mauritania, che pure ricevono una consistente assistenza tecnica e finanziaria da Madrid ma al solo scopo di bloccare le partenze.

«Non possiamo considerare normali queste cifre, per questo chiediamo ai diversi Paesi di anteporre il rispetto dei protocolli di salvataggio in mare e la difesa del diritto alla vita alle misure di controllo dell’immigrazione» denuncia Helena Maleno, coordinatrice del team che ha redatto il rapporto. «Non è così complicato, basta semplicemente non lasciare morire le persone lungo le frontiere».