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Campi Flegrei, evacuazione con peluche

Campi Flegrei, evacuazione con pelucheTest per il salvataggio delle opere d’arte al Castello di Baia – Ansa

Giornata di esercitazione per il rischio vulcanico: bus diretti alla stazione (ma ci vuole mezz’ora), kit di sopravvivenza con panino al formaggio e una tigre di pezza per simulare la fuga dallo zoo

Pubblicato circa 5 ore faEdizione del 13 ottobre 2024

Il carro attrezzi, l’auto in divieto di sosta, un signore che si precipita in strada in pigiama per scongiurare multa e rimozione forzata. Comincia così la giornata di esercitazione per il rischio vulcanico legato ai Campi Flegrei in viale della Liberazione, davanti all’ex base Nato di Bagnoli, dove è allestita una delle aree di attesa previste a Napoli. Sono i punti di raccolta nei quali, se arriverà l’ordine di scappare per una imminente eruzione, dovranno confluire i cittadini intenzionati a usufruire dei bus per raggiungere le aree di incontro (Piazza Garibaldi per chi vive a Bagnoli e a Pozzuoli) da dove partiranno i treni diretti alle regioni di accoglienza.

«Si balla da tempo per le scosse. Per me se succede non ci sta il tempo di fare niente»

PER SALIRE SUI BUS a Bagnoli si sono prenotate 121 persone, 114 adulti e 7 minorenni accompagnati. Appuntamento dalle 9, l’ultima partenza è in programma alle 10.15. I più mattinieri sono gli anziani. Prendono posto sulle sedie in plastica sistemate in prossimità del gazebo, chiacchierano, contemplano i 3 autobus di Anm (l’azienda napoletana mobilità) parcheggiati poco più in là e la folla di uomini e donne in divisa – Misericordia, Ghepardo, Aquile ed altre associazioni di volontariato, Polizia Municipale, Protezione Civile – convocati per le grandi manovre. «Secondo me se succede una eruzione non ci sta il tempo di fare niente, se la Signora Morte ci vuole non possiamo dire di no» commenta Olimpia Gargiulo, che è venuta con il marito Sergio Sarnataro, e non è proprio un buon auspicio per il battesimo delle prove generali che dovrebbero infondere tranquillità ai residenti della zona rossa. «Io sono di Pozzuoli – racconta – e vivo a Bagnoli da 55 anni. Abito al quinto piano, si balla da tempo per le scosse, ma sono abituata. Partecipo per la prima volta a una esercitazione e non so nulla del piano di evacuazione». La donna, se mai i Campi Flegrei eruttassero, secondo lo schema di evacuazione dovrebbe raggiungere in treno la Calabria o la Basilicata. «Io però – confida – ho un figlio che vive a La Spezia e una figlia che abita a Frosinone. Andrei lì».

Il primo autobus lascia viale della Liberazione alle 9,30, gli altri due a intervalli di mezz’ora. Destinazione piazza Garibaldi, aprono la strada due robusti motociclisti della Polizia Municipale. Sirene accese, presidio di altri agenti agli incroci, si attraversa la città da ovest verso est. In via Caracciolo il bus entra nell’area pedonale tra gli sguardi incuriositi di turisti e napoletani intenti nella passeggiata davanti al mare. A Piazza Garibaldi, l’area di incontro, raggiunta dopo circa trenta minuti di viaggio, si scende, si passa a ritirare il kit di sopravvivenza della Protezione Civile e si torna un po’ bambini mentre si rovista con curiosità nello zainetto per l’impazienza di scoprire i regali. Eccoli: una maglietta bianca, un impermeabile giallo, una penna e un quaderno, una torcia, un libricino che spiega cosa sia il bradisismo, un fumetto a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, un panino con prosciutto cotto e formaggio e un succo di frutta.

L’evacuazione della tigre di pezza (Ansa)
In fila per il bus

NEL FRATTEMPO gli “sfollati” provenienti dalle altre aree di attesa della città coinvolte nella esercitazione (Fuorigrotta, Soccavo, Chiaiano) sono già seduti sotto un gazebo e ascoltano una dirigente della Protezione Civile che parla dei comportamenti da tenere nel caso di una fuga frettolosa.

POCHI METRI PIÙ IN LÀ c’è il gruppo dei delegati dei consolati assiepati intorno a un funzionario della Protezione Civile. Lui prova a tradurre in inglese le raccomandazioni che loro dovranno impartire alla comunità di riferimento. I più volenterosi prendono appunti sul taccuino, quelli più distanti allungano il collo e tendono l’orecchio per carpire le frasi. Servirebbe un microfono o almeno un megafono. Dalla parte opposta dell’area transennata Ciro Verdoliva, il direttore generale dell’Asl Napoli 1, promette efficienza e puntualità nell’assistenza se davvero, un giorno, la finzione della esercitazione dovesse tramutarsi nella realtà della fuga.

IN UNA DELLE REGIONI italiane che spicca per lunghezza delle liste di attesa e spesa sanitaria per la migrazione dei pazienti verso il nord c’è chi lo ascolta con qualche perplessità, ma lui è categorico. «Abbiano allestito – informa – anche il punto per il cambio e per l’allattamento per i neonati e quello per chi si allontana con i cani, che prevede la distribuzione delle crocchette». Qualcuno ne approfitta già e si presenta con il quadrupede del cuore per un pasto fuori programma.

Intorno alle 12 inizia la processione, per chi ha voglia di sperimentare fino in fondo, diretta al binario 14, da dove dovrebbero partire i treni verso le regioni di accoglienza degli sfollati. Ci si registra, si riceve un braccialetto e ci si incammina. La destinazione per questa volta è dietro l’angolo, la stazione di Aversa, dalla quale tutti i partecipanti saranno poi riportati a Piazza Garibaldi. Alle 13.30 è tutto finito e si rientra a casa stanchi come da una gita fuori porta.

I NUMERI della operazione, secondo quanto ha comunicato la Protezione Civile: 7 i Comuni coinvolti, 13 le aree di attesa messe alla prova (4 a Napoli, 2 a Pozzuoli, 2 a Bacoli, 1 a Monte di Procida, 2 a Quarto, 1 a Marano, 1 a Giugliano), 1.500 le persone registratesi. Non rientrano nel conteggio gli animali (di pezza) evacuati sabato dallo zoo, che pure insiste nell’area rossa. In caso di eruzione, bisognerà che si mettano in salvo pure quelli e che li si trasferisca in zone sicure. Gli addetti del giardino zoologico hanno fatto le prove ed è diventata virale la foto della tigre fasulla adagiata su un telo sotto gli occhi, forse vagamente perplessi, dei 5 incaricati della evacuazione del felino.

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