All’alba di ieri, dopo ore di grande apprensione, amici e colleghi di un attivista italiano di Mediterranea Saving Humans in missione nella Cisgiordania occupata, hanno avuto finalmente sue notizie. Se ne erano perse le tracce nella tarda serata di mercoledì quando, insieme a un gruppo di attivisti palestinesi e internazionali, il giovane si era diretto presso il villaggio di Khallet Athaba a Masafer Yatta, per aiutare a spegnere un incendio appiccato dai coloni israeliani degli insediamenti illegali circostanti.

Intorno alla mezzanotte, gli attivisti si sono diretti nel luogo dell’incendio che nel frattempo aveva già distrutto campi e piantagioni. A quel punto, un gruppo di circa 50 coloni è entrato a piedi nel villaggio con mazze e bastoni aggredendo chiunque si trovasse sul suo cammino. È qui che l’attivista italiano è stato violentemente aggredito. «L’hanno spinto da dietro, gettato a terra, e riempito di calci e pugni. I coloni hanno tentato di colpirlo con una zappa alla testa, ferendolo allo zigomo. Poi hanno preso e distrutto il suo cellulare e noi non abbiamo più avuto sue notizie», racconta un attivista di Mediterranea Saving Humans, che ieri notte ha allertato le unità di crisi e la rappresentanza italiana a Gerusalemme.

Il giovane è stato ritrovato alle cinque di mattina in una casa di pastori palestinesi dove ha trovato rifugio. Alcuni attivisti locali l’hanno portato all’ospedale di Yatta dove si trova ancora in stato di shock. «Un assalto in piena regola», l’ha definito l’ong, che da settimane è attiva nella regione di Masafer Yatta, insieme a Operazione Colomba, per affiancare i movimenti di resistenza non violenta palestinesi che aiutano la popolazione civile soggetta da anni a demolizioni forzate e continui attacchi da parte dei coloni israeliani armati.

Ora l’ong chiede «che venga accertata l’identità degli assalitori che hanno pestato persone “armate” solo di telecamera e macchine fotografiche, e che vengano legalmente perseguiti». Anche il deputato del Pd Arturo Scotto ha denunciato l’accaduto, chiedendo al governo di garantire «l’attività preziosa di cooperazione» svolta dalle ong e di «chiedere conto al governo Netanyahu di questi atti gravissimi».

Sempre mercoledì, nel villaggio limitrofo di Umm Al-Khair, i coloni israeliani scortati dall’esercito, hanno staccato i rifornimenti di acqua, lasciando le famiglie palestinesi a secco.