«La legge attuale perseguita le persone transgender. Vogliamo porre fine a questa situazione indecorosa». Il ministro della Giustizia, Marco Bushmann, da vero liberale, liquida così la discriminazione giuridica di tutti i tedeschi che non si identificano con il genere assegnato alla nascita.

Anche se il rivoluzionario progetto di legge varato ieri dal governo Scholz porta la firma della ministra della Famiglia, Lisa Paus dei Verdi, che ha lavorato oltre un anno per scrivere la nuova «norma sull’autodeterminazione». Grazie a lei d’ora in poi in Germania per il «cambio del gender» basterà semplicemente presentare l’apposita domanda all’ufficio anagrafico del Comune di residenza e attendere tre mesi.

Non è solo un gigantesco taglio netto all’elefantiaca burocrazia tedesca bensì un vero e proprio «progresso socio-politico nonché un grande momento nella vita delle persone transgender» sottolinea la ministra nata e cresciuta nella multi-kulti Berlino.
Prima di specificare come l’atto corrisponde all’applicazione pratica del diritto alla protezione di «una minoranza per troppo tempo discriminata» sancita dalla Legge Fondamentale, equivalente della Costituzione. Ora manca solo l’approvazione del Bundestag.

Finisce in questo modo la vessazione incardinata a doppia mandata sul paradigma della “deviazione”: secondo la norma in corso, in vigore fin dal 1981, chi sceglie di cambiare sesso (così la vecchia definizione) deve presentare una montagna di carte bollate tra cui le due imprescindibili relazioni di stato psicologico. E a decidere sono sempre stati solo i giudici dei tribunali distrettuali al termine di procedimenti lunghi e soprattutto costosissimi per i richiedenti.

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In futuro gli ostacoli all’autodeterminazione saranno solo quelli dettati dal «buonsenso», riassumono nel governo Scholz. I minori potranno presentare domanda ma servirà il nulla osta dei genitori, mentre per evitare che i colpevoli possano utilizzare la nuova legge per sfuggire alle condanne non sarà permesso a chi ha carichi penali pendenti di truccare le carte processuali; eccezione imposta dal ministro della Giustizia su sollecitazione degli esperti del suo dicastero. Gli stessi che hanno previsto multe salate per chiunque riveli «il gender passato» senza l’autorizzazione nero su bianco dell’interessato.

Altro passo in avanti della “Nuova Germania” dopo che due anni fa alle ultime elezioni federali era stato rotto l’argine politico con l’elezione al Bundestag delle prime due deputate transgender: la bavarese Tessa Ganserer e la renana Nyke Slawik, entrambe dei Verdi.

Sempre a proposito di minoranze discriminate, ieri il governo Scholz ha finalmente dato luce verde alla legge che facilità la cittadinanza (basteranno 5 anni di residenza anziché 8) e i ricongiungimenti familiari. Ma questa volta il motivo è tutt’altro che umanitario: al made in Germany, per ripartire dalla recessione, servono non meno di 400 mila immigrati all’anno.