Call center Ita, «lotta a oltranza». Altavilla convocato in parlamento
Cieli Precari Stazione occupata dai lavoratori a Palermo. I sindacati: intervenga Draghi. Vertici aziendali chiamati in commissione Lavoro
Cieli Precari Stazione occupata dai lavoratori a Palermo. I sindacati: intervenga Draghi. Vertici aziendali chiamati in commissione Lavoro
Un sit in alla stazione Notarbartolo di Palermo ieri mattina per annunciare che la lotta contro i licenziamenti «continuerà a oltranza». I 543 lavoratori di Covisian e Almaviva licenziati per la disputa sull’appalto del call center Ita non si arrendono alla tracotanza di Alfredo Altavilla che mercoledì ha fatto disertare ai suoi dirigenti il tavolo di crisi al ministero del Lavoro.
Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom e Ugl hanno subito organizzato una nuova mobilitazone contro un comportamento che ha «indignato e offeso i lavoratori e l’intera comunità palermitana». «Un fatto irresponsabile che rischia di trasformarsi in un vero e proprio massacro sociale. Un atteggiamento che mette in discussione l’autorevolezza dei tavoli ministeriali nonché la sopravvivenza di tutto il settore che rappresentiamo».
I sindacati ora chiedono direttamente l’intervento di Mario Draghi: «Chiediamo al governo e alla sua massima espressione, il presidente del Consiglio Draghi, un intervento immediato e risolutivo nei confronti di Ita, società al 100% di proprietà dello Stato, alla quale è stato permesso di avviare una gara al massimo ribasso che elude proprio le leggi italiane».
Dopo le richieste bipartisan di rimozione di Altavilla, ieri per i «vertici di Ita» è arrivata la convocazione urgente da parte della commissione Lavoro della Camera. Dovranno spiegare le scelte che stanno portando al licenziamento di oltre 500 lavoratori e il comportamento antistituzionale tenuto nei confronti del ministero del Lavoro – spiega la presidente pd Romina Mura – . Mi auguro che chi dirige una società completamente controllata dallo Stato non vorrà ripetere nei confronti del parlamento l’errore grave commesso con il governo», conclude.
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