C’è un verso di Pasolini che dice: «Restare dentro l’inferno con marmorea volontà di capirlo», «e con l’impossibilità di non amarlo, aggiungo io, questo faceva Claudio nei suoi film, raccontava quella pasoliniana malvagità della borgata: non la giustificava ma la comprendeva, non giudicava i personaggi, l’unica preoccupazione era quella di rappresentarli coerenti con la propria essenza. Questa per me è la sua grandezza». L’immagine di Claudio Caligari cammina con le parole di Francesca Serafini, autrice insieme a lui e a Giordano Meacci della sceneggiatura del suo ultimo film, Non essere cattivo, quella storia tra le altre invece naufragate che Caligari...