Migliaia di agenti di polizia e soldati israeliani sono stati impegnati ieri nelle ricerche dei due attentatori che giovedì sera hanno ucciso tre persone ad Elad, cittadina abitata in prevalenza da ebrei ultraortodossi a 30 km da Tel Aviv e vicina alla linea verde che segna il confine tra Israele e la Cisgiordania sotto occupazione. Non hanno però trovato alcuna traccia dei palestinesi Asad Al Rifai e Subhi Shakir, 19 e 20 anni, residenti in un villaggio alle porte di Jenin, indicati dalla polizia come i responsabili dell’attacco. Le famiglie dicono di non avere da giorni notizie dei due giovani che in passato non sono mai stati arrestati e detenuti da Israele e non appaiono legati ad alcuna formazione armata. Elementi che confermano la teoria dei lupi solitari che dal 22 marzo hanno colpito in cinque città israeliane uccidendo 17 persone.

Per la polizia Al Rifai e Shakir si trovano ancora nell’area di Elad dove ieri si sono svolte le esequie dei rabbini Boaz Gol, Yonatan Habakuk e Oren Ben Yiftach, uccisi giovedì, a cui hanno partecipato migliaia di persone. La tensione è stata alta durante i riti funebri e il rabbino capo sefardita Yitzhak Yosef ha fatto appello a recarsi armati in sinagoga. Un importante religioso Mordechai Malca, invece ha polemizzato con il governo di Naftali Bennett, colpevole a suo avviso di essere «debole e confuso». Il premier, che a sua volta nelle scorse settimane aveva invitato gli israeliani a girare con la pistola in tasca, ripete che, come è avvenuto per gli attacchi delle scorse settimane, «gli attentatori saranno individuati e puniti severamente». Il ministro della difesa Benny Gantz avverte che le forze armate e l’intelligence potrebbero ricevere l’ordine di eliminare i leader di Hamas e Jihad. Giovedì sera i due gruppi islamici hanno applaudito all’attentato e sollecitato nuovi attacchi in territorio israeliano a difesa della Spianata della moschea di Al Aqsa di Gerusalemme dove sono ripresi i «tour» degli attivisti della destra religiosa israeliana. Il primo sulla lista delle agenzie di intelligence, stando ai giornali locali, è il capo di Hamas a Gaza, Yihya Sinwar, considerato dal governo Bennett un «istigatore del terrorismo», anche se, riferisce il quotidiano Haaretz, non è stato trovato alcun collegamento organizzativo tra gli assalitori di Elad e il movimento islamico. L’esercito israeliano continua nel frattempo a far affluire rinforzi nell’area di Jenin in preparazione, temono i palestinesi, di un’ampia operazione militare volta «stanare» centinaia di militanti legati ad Hamas, Jihad e altre formazioni palestinesi.

Nessuno può dire se davvero scatterà questa vasta operazione militare a Jenin, con la possibile rioccupazione del campo profughi. Anche per l’esercito israeliano i rischi sarebbero elevati in una città nota come la «roccaforte della resistenza armata palestinese». Quello che è certo al momento è che la reazione israeliana all’attentato di due giorni fa si è concretizzata ancora una volta nell’annuncio di una ulteriore espansione degli insediamenti coloniali. La prossima settimana le autorità militari faranno far avanzare i progetti per la costruzione di circa 4.000 case in Cisgiordania. Per 1.452 abitazioni si parla di fase preliminare mentre per 2.536 si prevede l’approvazione definitiva del ministero della difesa. Nei giorni scorsi l’amministrazione Usa si è espressa contro la colonizzazione, legando questa richiesta al viaggio che il presidente Joe Biden dovrebbe a breve fare a fine giugno in Israele, senza però minacciare sanzioni.