Buona la prima, Sala fa il bis Bernardo rimette il camice
Milano Il sindaco rieletto evita il secondo turno: «Mai successo». Astensione record: affluenza al 47%
Milano Il sindaco rieletto evita il secondo turno: «Mai successo». Astensione record: affluenza al 47%
Se lo aspettava Beppe Sala di vincere contro Luca Bernardo. Ma non così, non al primo turno. Lo si avverte dall’emozione che tradisce il rieletto sindaco di Milano quando comincia il discorso della vittoria e nella dedica commossa alla mamma Stefania, scomparsa un anno fa. «Non ne ero certo fino a un mese fa, ma nelle ultime settimane, girando tra la gente, ho capito che avrei potuto farcela, che potevamo raggiungere questo grande risultato», esordisce.
L’affluenza è ai minimi, poco sopra il 47%. Ma Sala è soddisfatto per la vittoria al primo turno, «come non era mai successo per il centrosinistra dal ‘93», da quando si vota con l’attuale sistema elettorale. Il sindaco uscente si riconferma a Palazzo Marino con oltre il 57% dei voti (dati aggiornati alle 22.00 di ieri sera) staccando il candidato del centrodestra di oltre 20 punti. Discrepanze tra centro e periferie, ma un risultato positivo.
LA DESTRA NON SOLO ha puntato su un candidato debolissimo, ma lo ha anche lasciato solo. Ne è una dimostrazione la scelta di Matteo Salvini di seguire lo spoglio elettorale con i suoi – e con la stampa – nella sede della Lega, in via Bellerio, lontano dall’hotel dove invece si riunisce il comitato di Luca Bernardo. «Il centrodestra ha già iniziato a scaricare i candidati: una cosa poco milanese – gira il coltello nella piaga Sala. – Il nome di Bernardo è stato concordato dopo un lungo ripensamento. Quindi la responsabilità dei risultati è solo di Salvini, che ne ha gestito la selezione». «Sfido qualunque candidato a fare meglio in 15 giorni», prova a trovare una giustificazione Bernardo, che promette una telefonata al vincitore. Nel frattempo «non finisce qui questa mia avventura: mi vedrete a Palazzo Marino come medico e consigliere».
OTTO LE LISTE a sostegno dell’ex manager Expo. Il Pd è ampiamente il primo partito con circa il 34%, la lista Beppe Sala Sindaco è al 9%. Poi i Riformisti lavoriamo per Milano (al 4%), Milano in Salute Beppe Sala sindaco con l’1,7% ed Europa Verde poco sopra il 5%. La giunta, assicura il sindaco, sarà pronta entro una settimana e metterà al primo posto periferie e case popolari perché «si può fare di più», ammette, in collaborazione con il governatore lombardo Attilio Fontana, è l’auspicio. Da Aler (di competenza regionale), in forte difficoltà dal punto di vista della gestione abitativa, dipendono oltre 40mila unità immobiliari su tutto il territorio della città. I fondi che il comune di Milano sta chiedendo per il Pnrr, spiega Sala, «serviranno per rifare le case popolari, portare un’energia diversa con sistemi di riscaldamento diversi nei vari quartieri, per rifare le scuole, per allungare le metropolitane».
LA CANDIDATA DEI 5 STELLE Layla Pavone si ferma sotto il 3%, e a proposito della mancata alleanza con i pentastellati il sindaco spiega: «Le alleanze vanno programmate per tempo, per non essere costretti a svilire i programmi, come sarebbe stato se il Movimento 5 Stelle si fosse aggiunto in corsa».
Il sindaco dà anche indicazioni al centrosinistra per le elezioni regionali del 2023: dovrà «girare tutta la Lombardia. Non è facile vincere in regione dopo trent’anni di centrodestra ma non è impossibile, purché la candidatura non nasca all’ultimo minuto».
A PROPOSITO di candidati scelti all’ultimo minuto, il pediatra scelto dal centrodestra, Bernardo, ieri sera riferiva di non aver ancora sentito i leader della rissosa coalizione. Anzi, spiegava anche di non sapere sei fondi per la campagna elettorale reclamati con un messaggio vocale (aveva persino minacciato di ritirarsi dalla corsa) siano effettivamente arrivati: «Non ho controllato il conto», spiega Bernardo, tanto per confermare quanto poco lui stesso credesse nell’impresa. Eppure Salvini lo difende anche in tv, sostenendo che «i milanesi hanno avuto poco tempo per conoscerlo». Nonostante la batosta, l’unica consolazione del leader leghista può essere quella di aver evitato, di un soffio, il sorpasso di Fratelli d’Italia. A Milano La Lega è all’11% circa, il partito di Giorgia Meloni è sotto di un solo punto. Intorno al 7% Forza Italia.
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