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«Brogli», Trump allerta la Corte suprema. Lo scenario peggiore

«Brogli», Trump allerta la Corte suprema. Lo scenario peggioreL’ultima «chiamata» di Joe Biden, il giorno del voto a Philadelphia – Ap

Stati uniti Miraggio rosso e onda blu: Biden rimonta e sorpassa. E lo staff del presidente intenta cause per bloccare il conteggio dei voti. Il candidato democratico strappa al Gop Arizona e Wisconsin, ma invita i sostenitori alla prudenza

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 5 novembre 2020

Negli Stati uniti sembra verificarsi lo scenario considerato, alla vigilia del voto, come il più probabile e meno auspicabile, riassunto nella descrizione di «red mirage and blue wave», miraggio rosso e onda blu.

Il rosso per gli Usa è il colore dei repubblicani che, secondo quanto previsto, preferendo tradizionalmente votare di persona e non per posta, hanno più possibilità di vedere il proprio voto scrutinato durante la notte elettorale.

I democratici, privilegiando il voto postale, devono aspettare che tutte le loro preferenze espresse per corrispondenza arrivino a destinazione per essere contate. Uno scenario di questo tipo può facilmente disegnare un panorama incerto, con difficoltà ad assegnare la vittoria a un candidato. Si genera il «miraggio rosso», la sensazione che – stando ai primi voti scrutinati – il vincitore sia Trump, senza aspettare l’arrivo dell’onda blu, i voti democratici a favore di Biden provenienti dalle aree urbane degli Stati in bilico.

In un quadro di questo tipo l’unica speranza per Trump è dichiarare subito vittoria senza aspettare la fine dello spoglio e cercare di screditare i voti giunti per posta gridando al broglio, al fine di delegare la decisione alla Corte suprema che, ospitando ben tre giudici scelti da lui, percepisce come favorevole.

Questa non è più una teoria, è ciò che sta realmente accadendo. Alle 2.30 del mattino, orario di Washington, dall’ala est della Casa bianca Trump ha annunciato la vittoria in modo raffazzonato, proclamandosi vincitore in tutti gli Stati, anche in Arizona la cui giravolta a favore dei democratici era già stata sancita dall’emittente amica Fox News. A chiusura del discorso Trump ha chiesto di interrompere i conteggi e di portare il caso davanti la Corte suprema.

Mentre scriviamo rimangono da contare milioni di voti, voti espressi legalmente secondo le leggi dei singoli Stati. Fino a quando non saranno conteggiati tutti, il risultato delle elezioni rimarrà in dubbio.

La posizione di Trump è stata talmente estrema che il vicepresidente Mike Pence non l’ha abbracciata pur senza contraddire o sfidare direttamente il presidente. Le parole di Trump cercano di rendere illegittima una possibile vittoria di Biden che, nella sua breve dichiarazione, ha detto di credere di poter vincere, ma ha esortato alla pazienza e ad aspettare la fine del conteggio.

Ciò che Trump ha concesso, con la sua dichiarazione, è la licenza per i suoi seguaci di vedere qualsiasi cosa diversa dalla vittoria del tycoon come un’elezione rubata. E in una notte di dati che arrivavano in modo concitato per poi fermarsi improvvisamente, Stati che non cambiavano appartenenza rimanendo immobili in posizioni sfumate, e più in bilico che mai, qualsiasi affermazione diversa da «aspettiamo» era potenzialmente pericolosa.

La notte non ha evidentemente portato consiglio: sin dal mattino Trump ha inondato Twitter di messaggi in cui chiedeva provocatoriamente come mai, con il passare delle ore, i dati sembrassero andare a favore del rivale e non suo, come se fosse un fenomeno del tutto scollegato dal procedere dello scrutinio.

Per fermare il conteggio delle schede elettorali nel Michigan (necessario ai dem per vincere) la campagna Trump ha già intrapreso il passo di intentare causa: «Mentre i voti nel Michigan continuano a essere contati, la corsa presidenziale nello Stato rimane estremamente serrata come abbiamo sempre saputo che sarebbe stata – ha detto in una dichiarazione il responsabile della campagna, Bill Stepien – Alla campagna del presidente Trump non è stato fornito un accesso significativo a numerosi seggi per osservare l’apertura delle schede elettorali e il processo di conteggio, come garantito dalla legge del Michigan. Oggi abbiamo intentato una causa presso la Court of Claims del Michigan per interrompere il conteggio fino a quando non ci sarà stato concesso un accesso significativo. Chiediamo anche di rivedere quelle schede che sono state aperte e contate mentre non potevamo vedere».

Lo stesso messaggio potrebbe essere ripetuto per tutti gli Stati in bilico che in questo momento sembrano andare a favore di Biden, generando lungaggini e un caos provvidenziale per il tycoon: il responsabile della sua campagna ha già detto che chiederà un riconteggio del voto del Wisconsin, che nella serata ieri veniva assegnato a Biden. Cruciale quanto il Nevada che ieri sera faceva sapere di essere pronto a dare il risultato finale nella mattinata americana.

Questo scenario si sarebbe potuto evitare con una vittoria schiacciante di Biden, tanto auspicata quanto implausibile: il malessere che ha portato Trump alla Casa bianca nel 2016 non è scomparso né è stato sanato da quattro anni della sua presidenza, anzi. È sempre lì, e chissà se quattro eventuali anni di presidenza Biden potrebbero porvi rimedio.

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