Brogli in sei regioni, annullate le amministrative in Russia
Scontro ai vertici La commissione elettorale dichiara nulle quindici elezioni dell’8 settembre scorso. Mosca esclusa. Ci sarebbero infiltrazioni illegali del partito di Putin nel voto di San Pietroburgo. Un nuovo capitolo della crisi politica interna che segna la lacerazione ai più alti vertici dello Stato e della classe dirigente
Scontro ai vertici La commissione elettorale dichiara nulle quindici elezioni dell’8 settembre scorso. Mosca esclusa. Ci sarebbero infiltrazioni illegali del partito di Putin nel voto di San Pietroburgo. Un nuovo capitolo della crisi politica interna che segna la lacerazione ai più alti vertici dello Stato e della classe dirigente
Molte delle votazioni amministrative tenutesi in Russia l’8 settembre scorso sono state segnate da brogli e frodi. A denunciarlo non è qualche leader dell’opposizione ma la stessa Commissione elettorale centrale.
Ieri mattina Ella Pamfilova, presidente della Commissione ha deciso d’imperio di annullare 15 elezioni in 6 regioni in tutto il paese. Il partito di Vladimir Putin, Russia unita, in particolare avrebbe utilizzato organi amministrativi, strutture parlamentari centrali e locali per condizionare e predeterminare il voto in molte città. Il comunicato battuto dall’organo di controllo statale parla di «cancellazione del voto di 15 seggi elettorali in 6 regioni della Russia: in Crimea, e nelle provincie di Tula, Primorsky Kray, Mosca (alcune circoscrizioni) Oryol e San Pietroburgo». Pamfilova ha affermato di aver inoltrato alla magistratura tutti i fascicoli a sua disposizione per l’apertura di 12 procedimenti penali. Ma lo scandalo potrebbe ancora allargarsi: «Per quanto ne so, ci sono altri casi. Penso che entro la prossima riunione avremo informazioni complete e forse alcuni altri procedimenti penali saranno aperti», ha affermato la presidente della commissione intervistata a Rossya24.
La Commissione elettorale centrale ha anche ricevuto ben 173 ricorsi rilevati dalle forze dell’ordine durante la campagna elettorale per il governatorato di San Pietroburgo che però devono essere ancora esaminati. Secondo Pamfilova, in diverse regioni violazioni e brogli non sono stati solo rilevati ma sarebbero stati coperti dalle autorità competenti a diversi livelli. Ne viene fuori un quadro desolante e preoccupante sulla libertà di voto in Russia.
In un’intervista con Rossiyskaya Gazeta, Panfilova ha affermato che quanto avvenuto nella recente contesa elettorale «ha dato origine a violazioni senza precedenti, a mancanze di rispetto e negligenza criminale delle leggi», fino a far chiedere alla Commissione la riforma del sistema elettorale per le elezioni amministrative.
Per comprendere l’importanza di questo nuovo scandalo basterà pensare che se la ripetizione delle elezioni in alcune circoscrizioni di Mosca dovesse portare alla vittoria dei candidati dell’opposizione, Russia unita potrebbe perdere la maggioranza nel consiglio comunale della capitale.
Inoltre l’eventuale ripetizione del voto nel governatorato di San Pietroburgo, dove il candidato di Russia unita non ha vinto con ampio margine, rischierebbe di far affondare Russia unita nella seconda città più importante del paese se le opposizioni dovessero unire le forze per sconfiggere il partito-regime.
Ma Pamfilova, per la prima volta, si è avventurata in un terreno minato e a ben vedere non di sua competenza, attaccando direttamente Russia unita. La funzionaria ha detto di essere a conoscenza di interferenze nelle elezioni di San Pietroburgo da parte di alcuni deputati della Duma di Stato e del presidente dell’assemblea legislativa cittadina Vyacheslav Makarov. E ha sciorinato i nomi dei tre concussori: Evgeny Marchenko, Mikhail Romanov e SergeY Vostretsov, tutti e tre del partito di Putin.
Ha affermato inoltre che la commissione avrebbe molti materiali in mano sul «ruolo sgradevole» giocato dai tre parlamentari, i quali avrebbero causato «danni irreparabili alla loro parte politica».
Parole pesanti come pietre che hanno provocato la reazione piccata di uno dei tre deputati accusati. Mikhail Romanov si è detto «sorpreso da queste dichiarazioni e di non aver capito cosa si intendesse dire».«Certo, sono d’accordo sul fatto di aver interferito in queste elezioni. Rappresento Russia unita e l’obiettivo di qualsiasi partito è di conquistare il potere, mantenere il potere e usare il potere» ha sostenuto il parlamentare.
Questo affaire apre un nuovo capitolo nella crisi politica interna russa. Magistratura, polizia, potere esecutivo e politico sono ormai profondamente discreditati e l’entrata sulla scena dello scontro di un personaggio come la presidente della commissione elettorale evidentemente segna una lacerazione ai più alti vertici dello Stato e della classe dirigente russa di cui è ancora difficile prevedere gli sviluppi. E a esserne cosciente è prima di tutti Putin.
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