Brevi dal mondo: Israele, Siria, Gerusalemme, Libia, Hong Kong, Giappone
Internazionale Frode e corruzione, Netanyahu chiede l’immunità. , Missili su una scuola siriana: 8 civili uccisi, 4 bambini. Demolite due case palestinesi a Gerusalemme est. Lega araba: «No all’intervento turco in Libia». Hong Kong, primo giorno dell’anno in protesta. L’ex presidente Nissan: «Sono in Libano»
Internazionale Frode e corruzione, Netanyahu chiede l’immunità. , Missili su una scuola siriana: 8 civili uccisi, 4 bambini. Demolite due case palestinesi a Gerusalemme est. Lega araba: «No all’intervento turco in Libia». Hong Kong, primo giorno dell’anno in protesta. L’ex presidente Nissan: «Sono in Libano»
Siria, Missili su una scuola: 8 civili uccisi, 4 bambini
Otto i civili uccisi, di cui 4 bambini, dopo che missili terra-terra hanno colpito una scuola nella provincia nord-ovest di Idlib, in Siria. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, parte delle opposizioni, responsabile dell’attacco è il governo, da mesi impegnato in una dura controffensiva per riassumere il controllo dell’ultimo pezzo di Siria ancora in mano ai gruppi islamisti e jihadisti. Nella notte di ieri le fazioni di opposizione avevano colpito la zona di Sahl al-Ghab, ad Hama, sotto il controllo governativo. Gli scontri in corso hanno provocato in due settimane, dal 12 al 25 dicembre, almeno 235mila sfollati secondo i dati Onu.
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Frode e corruzione, Netanyahu chiede l’immunità
È apparso in tv ieri il premier Netanyahu per dire agli israeliani che chiederà l’immunità parlamentare per fermare le incriminazioni per corruzione, frode e abuso di ufficio mosse dalla procura generale. Un complotto, così le descrive Netanyahu. Di mezzo si mettono i due rivali, Gantz e Lieberman: non permetteremo, dicono, che gli sia concessa.
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Demolite due case palestinesi a Gerusalemme est
Le famiglie al-Khalialeh, palestinesi di Gerusalemme est, avrebbero dovuto presentarsi ieri in tribunale alle 10 del mattino per un’udienza sulle due case che stavano costruendo nel quartiere di Silwan, sotto minaccia di demolizione. Ma alle 8.30 i bulldozer israeliani si sono presentati sul posto e le hanno demolite. Secondo il comune di Gerusalemme, le case erano costruite senza permesso, un’autorizzazione che i palestinesi della Città santa non ottengono quasi mai e che, nei pochi casi di successo, vengono rilasciate dopo anni dalla richiesta.
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Lega araba: «No all’intervento turco in Libia»
A 24 ore dal voto del parlamento turco che oggi dovrà dare il via libera al dispiegamento di truppe di Ankara in Libia, la Lega araba riunita al Cairo ha chiesto in una mozione di «evitare ogni interferenza straniera» nel paese nord africano «che comporterebbe l’arrivo di estremisti stranieri». Quelli già inviati da Erdogan la scorsa settimana, 300 miliziani dalla Siria.
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Hong Kong, primo giorno dell’anno in protesta
Secondo gli organizzatori sarebbero state oltre un milione le persone scese in strada anche il primo gennaio per ribadire le richieste nei confronti della chief executive dell’ex colonia Carrie Lam e di Pechino. In particolare la richiesta di suffragio universale non sembra assolutamente essersi sopita, così come la vitalità di un movimento che anche nelle ultime ore dell’anno non aveva smesso di farvi sentire. Anche ieri si sono segnalati scontri tra gruppi di manifestanti e polizia, ma in generale la nuova manifestazione sembra confermare il sostegno che la popolazione di Hong Kong ha deciso di continuare a dare per arrivare a ottenere un risultato politico che rimane comunque complicato da ottenere. A metà dicembre Carrie Lam si era recata a Pechino in «visita di servizio», ma dal confronto con la leadership cinese non era emersa alcuna novità riguardo la possibilità di compromesso con i manifestanti.
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L’ex presidente Nissan: «Sono in Libano»
L’ex presidente di Renault-Nissan, Carlos Ghosn, arrestato in Giappone a novembre 2018 con l’accusa di gravi reati finanziari, ha confermato – come riportato da Agenzia Nova – con una nota diffusa da suoi rappresentanti di aver lasciato il Giappone, dove si trovava in regime di libertà vigilata, e di trovarsi in Libano. Ghosn non ha precisato in che modo abbia lasciato il Giappone: ha però dichiarato che la sua volontà non è di sottrarsi alla giustizia, ma evitare «l’ingiustizia e la persecuzione politica» cui a suo dire l’avrebbero sottoposto le autorità giudiziarie giapponesi. «Ora mi trovo in Libano, e non sarò più tenuto ostaggio da un sistema giudiziario truccato, dove vige la presunzione di colpevolezza, la discriminazione è imperante, e i basilari diritti umani vengono negati, in flagrante violazione degli obblighi legali assunti dal Giappone sotto il diritto internazionale e dei trattati che (quel paese) è vincolato a rispettare», ha scritto Ghosn.
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