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Braccio di ferro all’ultimo Cdm. Forza Italia la spunta sul 110%

Braccio di ferro all’ultimo Cdm. Forza Italia la spunta sul 110%Tajani e Giorgetti – LaPresse

Cronache di palazzo Assente Meloni, i partiti alzano le misure-bandiera. Via libera ai nuovi scaglioni Irpef

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 29 dicembre 2023

È stato l’ultimo consiglio dei ministri del 2023 e il primo dell’era della «disciplina» sui conti pubblici che era stata annunciata mercoledì scorso in commissione bilancio dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti per mostrare rispetto verso le indicazioni uscite dal Patto di stabilità, per mantenere ossequio verso le regole post-austerità (e post-emergenza pandemia) e per mandare segnali ai pezzi della sua maggioranza che si lamentano delle ristrettezze della manovra economica.

Non c’era Giorgia Meloni, bloccata a casa ormai da giorni da una forma di labirintite. Il rischio per la presidente del consiglio è che le bandierine innalzate ieri siano un antipasto dei tempi a venire, con i partiti del destra-centro impegnati a presidiare le loro aree d’intervento. Lo scontro fino all’ultimo sugli sgravi fiscali legati alla compravendita di calciatori è forse l’esempio più evidente di questa tendenza, che Meloni aveva tentato di aggirare sancendo la moratoria sugli emendamenti alla legge di bilancio.

EPPURE, il governo ha dovuto dirimere la questione del Superbonus. Giorgetti ne aveva parlato a proposito delle proiezioni definite «psichedeliche» circa la spesa pubblica, eppure è dovuto venire a patti con le richieste di Forza Italia. I rappresentanti nella maggioranza del Partito popolare europeo hanno dovuto mandare giù il no alla ratifica del Mes votato da Lega e Fratelli d’Italia e hanno subito piantato una bandierina sui cosiddetti «esodati del Superbonus», i lavoratori e gli utenti rimasti nelle more della cancellazione della misura sul 110% delle ristrutturazioni.

Fino a ieri mattina le posizioni parevano irrigidirsi, poi si è aperto uno spiraglio. Da Fi hanno salutato l’inversione di rotta con soddisfazione: «Nessun cittadino onesto sarà penalizzato perché lo Stato mantiene i propri impegni – ha affermato Paolo Barelli, capogruppo alla Camera di Forza Italia – Grazie alla nostra iniziativa e alla nostra determinazione è stato raggiunto un accordo sui bonus edilizi». La misura non è stata infilata nel Milleproroghe, come si ipotizzava all’inizio.

Con un apposito decreto si è scelto di garantire il bonus al 70% a tutti coloro che proseguiranno i lavori nel 2024 e di disporre una sanatoria che permetterà di evitare la restituzione delle somme per coloro che non hanno completato i lavori entro il 31/12. Il bonus edilizio al 110% resterà per coloro che hanno reddito basso e non hanno completato i lavori. Da Palazzo Chigi non vogliono sentire parlare di proroga e di allentamento della stretta. Le misure prese ieri, dicono, sono soltanto «interventi in materia di bonus edilizi, riportando la relativa disciplina al buonsenso e alle sue corrette finalità».

«PER MESI il governo ha criticato il Superbonus, con dichiarazioni che lo hanno definito un”allucinazione’ da parte del ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, e addirittura la ‘più grande truffa ai danni dello Stato’ secondo la premier Giorgia Meloni. Tuttavia, oggi assistiamo a un cambio di rotta. Siamo nel circo della politica», attacca il deputato di Avs, Angelo Bonelli. Per il renziano Davide Faraone, «la coerenza della presidente del consiglio vale meno di una bandierina di Forza Italia».

IL GOVERNO ha approvato anche i quattro decreti legislativi attuativi della Delega fiscale su adempimento collaborativo, contenzioso tributario, statuto del contribuente e sul primo modulo della riforma Irpef che riduce gli scaglioni da quattro a tre. L’intervento è finanziato dalla legge di stabilità solo per il primo anno, nel 2024, poi bisognerà trovare nuove risorse. Il che ha causato diverse critiche in aula a Montecitorio, dove si sta discutendo la manovra di bilancio, che le opposizioni considerano dal respiro corto e senza visione strategica dal punto di vista della mancanza di una visione generale ma anche a causa dei tanti provvedimenti non strutturali. Quanto al fisco, la versione di Palazzo Chighi è che si tratta del primo modulo di una riforma che «nell’arco della legislatura» dovrebbe condurre a un sistema a due aliquote fino alla «flat tax anche per dipendenti e pensionati». Patto di stabilità permettendo, si capisce.

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