Lavoro

Borgo Mezzanone, nuovo incendio nel ghetto invivibile

Borgo Mezzanone, nuovo incendio nel ghetto invivibileUna baracca incendiata nel "villaggio informale" – Ansa

Diritti calpestati Terzo rogo in due settimane nella baraccopoli del foggiano. Dopo le proteste dei migranti che raccolgono frutta, verdura e ortaggi nei campi della Capitanata e del Tavoliere, la Flai Cgil insiste: necessari subito bagni chimici, acqua potabile, aprire le case mobili e nuovi documenti per chi li ha persi negli incendi. La Prefettura assicura gli interventi entro fine agosto.

Pubblicato più di un anno faEdizione del 10 agosto 2023

Nel ghetto di Borgo Mezzanone un nuovo incendio, il terzo in due settimane, ha distrutto un’altra decina di baracche. Anche questa volta solo per caso non c’è scappato il morto. E fra i circa duemila migranti che affollano il “villaggio informale”, lavoratori agricoli impegnati a raccogliere frutta, verdura e ortaggi nei campi della Capitanata e del Tavoliere, è tornata la paura. “Per fortuna non ci sono state conseguenze gravi – fanno un primo consuntivo Maurizio Carmeno che guida la Camera del Lavoro di Foggia e Giovanni Tarantella, segretario generale della Flai Cgil provinciale – ma altri lavoratori hanno perso un tetto e tutto quel che avevano, documenti compresi”.
Nell’ormai storica – e famigerata – baraccopoli sorta intorno ad una ex pista aeroportuale, a pochi chilometri da Foggia, i migranti che lavorano nei campi vivono da anni in condizioni indicibili, senza alcun minimo servizio. Per questo, dopo gli incendi di fine luglio e l’ennesima manifestazione di piazza dei lavoratori insieme alla Flai Cgil, in un vertice in prefettura sono state messe le basi per il progressivo superamento dei cosiddetti “insediamenti informali”, grazie a finanziamenti per oltre 100 milioni di euro inseriti nel Pnrr. Progetti presentati dalle amministrazioni comunali pugliesi, con le prefetture in un un ruolo di coordinamento.
I migranti che lavorano nei campi chiedono case degne di questo nome, di non essere sfruttati al lavoro, dei documenti che li qualifichino come operai agricoli. Quei permessi di soggiorno che, da vent’anni, segnano il confine fra i sommersi e i salvati. “Casa, lavoro, documenti, dignità”, scandivano al presidio.
Grazie alla mobilitazione di lavoratori e sindacato, le autorità hanno assicurato che entro fine agosto sarà finalmente agibile un primo gruppo di case mobili arrivate da tempo ma ancora chiuse, permettendo a quasi 500 migranti di trasferirsi. C’è anche l’impegno delle prefetture di consegnare nuovi documenti, in tempi brevissimi, a tutti quelli che li hanno visti bruciare nei roghi.
“Inoltre è già stata mantenuta la promessa a portare l’acqua potabile a Borgo Mezzanone – spiega la sindacalista Emanuela Mitola – con l’installazione di tre autobotti che vengono rifornite ogni due giorni. Lavoratori e lavoratrici sono stati contenti di questa conquista, ma in questo periodo le presenze aumentano e le tre serbatoi non bastano. Ne servono di più per garantire l’acqua a tutti. E ancora mancano i bagni chimici e le docce, perché con il gran caldo che sta tornando e l’affollamento nel campo la situazione è davvero al limite”.
Bagni chimici, acqua potabile e soluzioni abitative per chi ha perso tutto negli incendi: le assicurazioni del prefetto di Foggia, che si è impegnato a trovare risposte anche coinvolgendo la Protezione civile, soddisfano la Flai: “Se alle parole seguiranno i fatti sarà un primo, concreto passo avanti – osserva il segretario generale nazionale Giovanni Mininni – anche grazie agli abitanti di Borgo Mezzanone che si son fatti vedere e sentire. Un risultato che apre anche la strada a nuove mobilitazioni per applicare sul serio la legge 199 contro il caporalato e dare finalmente un’accoglienza degna di questo nome, insieme a un lavoro regolare per chi raccoglie quello che ogni giorno troviamo sulle nostre tavole”.

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