Bordate tra Putin e Medvedev. Mishustin presenta il nuovo esecutivo
Russia Inizia a dipanarsi la nebbia su quanto è avvenuto nei giorni scorsi ai vertici dello Stato russo quando Putin ha lanciato la sua rivoluzione istituzionale che porterà già in primavera, […]
Russia Inizia a dipanarsi la nebbia su quanto è avvenuto nei giorni scorsi ai vertici dello Stato russo quando Putin ha lanciato la sua rivoluzione istituzionale che porterà già in primavera, […]
Inizia a dipanarsi la nebbia su quanto è avvenuto nei giorni scorsi ai vertici dello Stato russo quando Putin ha lanciato la sua rivoluzione istituzionale che porterà già in primavera, dopo un referendum popolare dagli esiti in gran parte scontati, alla profonda riforma della costituzione della Federazione del 1993.
Ieri Kommersant, ha diffuso una ricostruzione confermata di fatto dal Cremlino – e non smentita da Dmitry Medvedev – sui «torbidi» che hanno agitato il Cremlino. Secondo il giornale moscovita le cose non sono filate lisce come era sembrato in un primo momento. Il presidente russo avrebbe sorpreso tutti con la sua proposta, provocando la reazione «sconsiderata» e inattesa di Medvedev di dimettersi. La contromossa di Putin era anch’essa veloce e imprevedibile: nel giro di un’ora faceva decollare alla testa del governo l’oscuro tecnocrate Mikhail Mishustin, rompendo un sodalizio durato vent’anni dai «tempi eroici» di Leningrado. Ma la rottura tra i 2 non è solo o prima di tutto personale, ma politica.
«Medvedev era un sostenitore di una riforma non meno radicale ma diversa del sistema politico: la fusione della presidenza con l’esecutivo. In questo schema il presidente come negli Usa, diviene di fatto il capo del ramo esecutivo». Una proposta che gli avrebbe dato la possibilità di correre nel 2024 per tornare ad essere capo dello Stato. Inoltre Medvdev e altri membri del governo avrebbero considerato le ipotesi di un boom economico con crescita del pil al 5% e una ripresa del curva demografica baluginate da Putin «totalmente irrealistiche».
È difficile ora che questa fronda possa giungere al punto di schierarsi per il no nel referendum ma rende evidente come l’unanimità dietro lo Zar non c’è più. Il portavoce del presidente, Dmitry Peskov, ha mostrato irritazione per la diffusione dei particolari del dissidio Putin-Medvedev. Ha definito solo «parzialmente veritiera la ricostruzione dei media secondo cui le dimissioni del governo sono associate a una reazione critica degli ex membri del gabinetto alle iniziative sociali e demografiche del presidente». Intanto ieri in serata Michail Mishustin ha presentato il nuovo gabinetto. Confermati in dicasteri chiave Sergey Lavrov agli esteri e Sergey Shoygu alla difesa. Salta invece l’ultranazionalista Vladimir Medinsky alla cultura, sostituito dalla giovane Olga Ljubimova.
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