Book Dash è un’organizzazione di editoria e alfabetizzazione africana a impatto sociale: alla Bologna Children’s Book Fair mostrerà l’innovativo processo di creazione di libri in 12 ore, guidato dai suoi volontari. Lavoreranno dal vivo alla Fiera (prima volta in Europa) lunedì 6 e martedì 7, interagendo con i visitatori. A raccontare al «manifesto» la loro originale metodologia e gli obiettivi è Julia Norrish, executive director di Book Dash.

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Thokozani Mkhize, negli anni 90 in Sudafrica, divorava libri di fiabe provenienti da tutto il mondo. Leggeva miti cinesi e greci. Per lei, c’erano le fiabe di Hans Christian Andersen e i romanzi da brivido. Ma non le capitava mai di incontrare storie sudafricane, soprattutto non nella sua lingua madre. «All’epoca non mi chiedevo neanche come mai nessun personaggio mi somigliasse, ma crescendo ho sentito sempre di più quell’assenza». Così, quando un’amica le ha parlato di un’associazione senza scopo di lucro chiamata Book Dash, che reclutava professionisti creativi per realizzare libri per bambini sudafricani in alcune sessioni collaborative, ha colto al volo l’opportunità e ha scelto di cambiare le carte in tavola per la generazione successiva.

L’ESCLUSIVO MODELLO Book Dash ha subito affascinato Mkhize: sfidava scrittori volontari, illustratori editori e designer come lei a realizzare un libro completo per l’infanzia in sole 12 ore. Questa metodologia consentiva di ridurre i tradizionali costi e tempi associati alla pubblicazione e alla distribuzione di albi di qualità per i bambini: un modo molto efficace per affrontare il problema principale della mancanza di accesso alla lettura. Per Book Dash, infatti, far circolare i libri nelle case di più sudafricani possibili ha sempre rappresentato una questione di giustizia sociale.

UNO STUDIO dell’università del Nevada indica che possedere una vasta collezione di libri in casa è importante quanto il livello di istruzione dei genitori per determinare anche il grado di scolarizzazione che conseguirà il bambino. Ma, secondo un sondaggio del 2016 del South African Book Development Council, quasi il 60% dei sudafricani non ha nemmeno un libro a casa e il 78% dei minori intorno all’età di 10 anni ha difficoltà nella comprensione dei testi. Fra i 50 paesi esaminati nella ricerca Pirls (Progress in International Reading Literacy Study), il Sudafrica è arrivato ultimo.

UNO DEI MOTIVI principali per cui così poche famiglie posseggono libri è che semplicemente non possono permetterseli. Circa 6 bambini sudafricani su 10 vivono in povertà. Book Dash era tormentato dall’idea che un libro potesse essere un bene di  lusso e  ha deciso di utilizzare un modello di editoria collettiva. In un «evento Book Dash», condotto dall’esperto team, l’intero processo di produzione fino alla pubblicazione viene condensato. Scrittori, editori, illustratori e designer selezionati trascorrono una giornata insieme realizzando un picture book, pronto per andare in stampa. «C’è un grande cameratismo, si sviluppa tutto intorno a un tavolo dove rimbalzano le idee e ci si aiuta a vicenda nel lavoro», afferma Mkhize.

AD OGGI, Book Dash ha prodotto più di 186 titoli. Per favorire l’alfabetizzazione e l’accesso ai libri in tutto il mondo, i loro albi sono concessi con una licenza Creative Commons: si possono riutilizzare, ricondividere e remixare. Tutti i file dei libri sono disponibili gratuitamente sul sito web bookdash.org. Il team che li realizza non è costituito soltanto da volontari che spartiscono il loro tempo e talento, ma da veri supereroi della fantasia, impegnati nella costruzione di un cambiamento epocale affinché tutta l’infanzia possa permettersi di leggere e possedere libri di qualità.

Una volta pubblicato l’albo online, Book Dash cerca fondi per stamparlo e inviarne diverse copie ai bambini, «orientandosi» all’interno di una rete per l’alfabetizzazione precoce che comprende oltre 170 partner.

Un’organizzazione comunitaria chiamata Thanda distribuisce i libri di Book Dash ai più piccoli per incoraggiarli nella lettura domestica: «Abbiamo anche una biblioteca, ma ci siamo accorti che i bambini erano spesso riluttanti e non volevano restituire i libri – racconta Janet Duma, che lavora ai programmi di alfabetizzazione di Thanda –. Adesso, ogni volta che hanno il desiderio di leggere, possono prendere un libro dal proprio scaffale. È importante che quell’albo sia per loro accessibile in ogni momento».