Il 31 agosto la premier Meloni si era presentata a Caivano con quasi mezzo governo, sull’onda dell’indignazione suscitata dagli stupri su due bambine di 10 e 12 anni. FdI aveva provato a precettare le truppe cammellate, i messaggi whatsapp erano finiti sulla stampa («Signori, dobbiamo mobilitarci per portare persone, devono sembrare persone qualunque che accolgano Giorgia festanti»). Il centrodestra non si è fatto scoraggiare e, come con i migranti, ha fatto del Parco Verde uno dei temi da cavalcare per le europee, anche perché tutti gli altri governi sono stati inerti. Così è arrivato

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Meloni: «A Caivano bonifica radicale» ma il Rione è assenteil decreto Caivano e il ministro Piantedosi a chiarire «sarà il modello per altre aree degradate».

Le passerelle del governo non si sono mai interrotte: a settembre sono arrivati Adolfo Urso (Made in Italy) e Andrea Abodi (Sport), ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, oggi toccherà al ministro Giuseppe Valditara (Istruzione) e poi a Paolo Zangrillo (Pubblica amministrazione) e Anna Maria Bernini (Università). Ieri Mantovano ha respinto le critiche: «I fatti stanno dimostrando che passerella non è». Resta il fatto che il governo viene a inaugurare ogni fase del progetto di recupero del centro Delphinia, la struttura abbandonata e devastata dove si sono consumati parte degli stupri.

La bonifica è stata affiata agli specialisti dell’Esercito: «Riaprirà entro maggio – ha spiegato Mantovano – e sarà gestito dalle Fiamme Oro, poi immagino anche dalle società sportive delle altre forze armate. Qui tutti possiamo attestare che la bonifica del territorio è stata avviata. Uso il termine bonifica nonostante scandalizzi le anime belle». Caivano è la scommessa del governo: tagli ai dimensionamenti delle scuole del Sud ma qui 20 insegnanti in più, cancellati i programmi Pnrr per Scampia e Taverna del ferro ma investimenti sul Parco Verde. Non c’è lavoro? Basta la piattaforma del ministero per la ricollocazione nel sistema di formazione e lavoro.

E poi anche il centrodestra sfoggia le firme: «La Fondazione per il futuro delle città, sostenuta da Palazzo Chigi e presieduta dall’architetto Stefano Boeri, lancerà un progetto per il Parco Verde – ha annunciato Mantovano -. Si chiamerà A scuola nel bosco, riguarda gli alunni delle scuole primarie, i loro genitori e insegnanti. Punta a insediare delle piante, soprattutto autoctone, a curarle, a vederle crescere. Caivano sarà il luogo pilota di questo progetto che si estenderà su tutto il territorio». In attesa del progetto, a Scampia ad esempio si sono rimboccati le maniche e senza Palazzo Chigi l’hanno già fatto dal basso con il progetto Pangea e il giardino dei Cinque continenti che va avanti dall’anno scolastico 2015/2016. Anche le scuole Morante e Montale hanno progetti sulla cura del verde. E venerdì Adelmo Cervi sarà presente alla proiezione del documentario I miei sette padri dedicato alla storia della sua famiglia (proiettato al Gridas) e, con la rete Pangea, inaugurerà l’aiuola di 7 olmi dedicata appunto ai fratelli Cervi.

«Tutto ciò che il governo sta mettendo in campo per Caivano si inserisce in un quadro di intenso contrasto alla criminalità» ha concluso Mantovano. Spesso gli arrivi del governo coincidono con le operazioni Alto impatto, quella di ieri all’alba è stata differente: non mirava a scardinare la rete dello spaccio ma gli appalti pubblici e le connivenze politiche. Avrebbero avvicinato imprenditori aggiudicatari di lavori del comune di Caivano per riscuotere somme da consegnare al clan trattenendone una parte: 9 le persone fermate dai Carabinieri, tra i quali Antonio Angelino, esponente dell’omonimo clan del territorio; l’ex assessore comunale ai Lavori pubblici Carmine Peluso; il dirigente municipale Vincenzo Zampella; Giovanbattista Alibrico (ex consigliere di maggioranza), Armando Falco (segretario cittadino di Italia Viva nel 2021, non ha rinnovato la tessera dal 2022).

L’amministrazione è stata sciolta la scorsa estate per le dimissioni della maggioranza dei consiglieri. Da allora c’è il commissario prefettizio, si dovrebbe tornare al voto l’anno prossimo. «Come affiliati, organici ai clan» così i pm della Dda di Napoli descrivono l’ex assessore, il dipendente comunale e il politico locale indagati. Erano loro a gestire gli appalti affidandoli a ditte amiche anche della camorra. Alcuni destinatari dei provvedimenti di fermo sapevano che erano state installate delle microspie: in alcune intercettazioni si fa riferimento a un «ispettore».