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«Non si può regalare San Siro»

«Non si può regalare San Siro»Lo stadio di San Siro a Milano foto Getty Images

Città Intervista a Luigi Corbani, vicesindaco di Milano negli anni ’80 e animatore del comitato Sì Meazza che si oppone alla svendita dello stadio a Inter e Milan

Pubblicato 21 minuti faEdizione del 3 ottobre 2024

Come nel gioco dell’Oca anche in quello di San Siro a un certo punto si torna alla casella di partenza, e così nella telenovela dello stadio di Milano si sta tornando al 2019, al progetto originario di Inter e Milan: abbattere il Meazza e costruire un nuovo stadio di proprietà sulla stessa area ma con attorno varie attività commerciali. Dopo aver girato per cinque anni lungo il tabellone del gioco, il colpo di scena è arrivato a fine settembre quando la sovrintendente ai beni culturali per la città di Milano Emanuela Carpani ha tirato fuori il coniglio dal cilindro: se la proprietà dello stadio passa da pubblica a privata il vincolo decade. Erano le parole che i fondi finanziari che controllano Inter e Milan volevano sentirsi dire dopo che un anno prima era invece caduta la mannaia del vincolo al secondo anello dello stadio che scatterà nel 2025 al compimento del 70esimo anni di età, vincolo che ne impedirebbe l’abbattimento.

La regola però vale solo per i beni pubblici, non per quelli privati. E così per un anno le squadre hanno tenuto tutti sulle spine con la minaccia di costruire lo stadio fuori da Milano, l’Inter a Rozzano e il Milan a San Donato. Su entrambi i fronti però ancora nulla di concreto si è mosso. L’obiettivo dei club al momento resta quello di avere stadio e aree a San Siro a un prezzo stracciato, e in questo hanno trovato un buon alleato nel sindaco di Milano Beppe Sala che attende nei prossimi giorni una valutazione sul valore del Meazza dall’Agenzia delle Entrate e che non sembra intenzionato a chiedere un euro in più alle due società. «Si inventano queste cose qui per portare avanti un progetto farlocco.

In cinque anni potevano fare di tutto e non hanno fatto nulla» dice Luigi Corbani, vicesindaco di Milano nei primi anni ‘80 e oggi animatore del Comitato Sì Meazza. Corbani è un fiume in piena quando si parla di San Siro. «Tutto questo nasce da una cosa inventata dai contorni non ben precisati per cui il sindaco Sala aveva affidato alla società di costruzione We Build un progetto per la ristrutturazione dello stadio che le due società hanno rifiutato. Ma che cosa hanno respinto? Cosa c’era scritto in quel progetto? Tu lo sai? Io non lo so e non lo sa neanche il consiglio comunale, che è l’organo eletto dai cittadino, il primo che dovrebbe essere informato di ogni passaggio».

E invece?
E invece sappiamo solo che il sindaco ha detto che era un progetto bellissimo ma che per le squadre era troppo costoso: 400 milioni. Ma se non hanno 400 milioni per ristrutturare lo stadio come pensano di costruirne uno nuovo? La verità è che vogliono le aree di San Siro in regalo dal Comune, allora sì sarà conveniente! L’obiettivo è fare soldi con i soldi pubblici. E così finirà anche la valutazione del Meazza dell’Agenzia delle Entrate. Pensa che c’è già una valutazione, che definirei sottostimata, dell’Agenzia del Territorio del 2006 che valutava lo stadio in 68 milioni di euro.

68 milioni, come un buon giocatore…
Appunto. A Parigi il proprietario qatariota del Paris Saint Germain aveva detto di voler investire 500 milioni di euro solo a condizione che il Comune di Parigi gli vendesse lo Stade du Parc des Princes per 38 milioni di euro. L’amministrazione di Parigi gli ha detto di sentirsi offesa per la proposta: «Il nostro Stadio vale meno di Leandro Paredes o meno dei 200 milioni che il Paris ha pagato per un singolo giocatore come Neymar jr?» gli ha detto la sindaca di Parigi. Perché Sala non fa lo stesso?

Ma il Comune di Milano potrebbe chiedere di più rispetto alla valutazione dell’Agenzia delle Entrate?
Ma certo. Il Comune deve fare una gara pubblica. Ovvio che non deve essere finta. Ma anche io e te possiamo partecipare e rilanciare rispetto alla base d’asta. È un bene comunale, non lo si può vendere a trattativa privata.

Ma ci sono altri soggetti interessati ad acquistare il Meazza? Sembra di no.
E allora come diciamo noi del Comitato Sì Meazza: si faccia una gara internazionale per l’ammodernamento e la gestione del Meazza.

Come si dovrebbe fare questa gara?
Il concorso deve avere un capitolato in cui si prevede la ristrutturazione con copertura dello stadio in maniera che sia utilizzato 365 giorni l’anno, con le caratteristiche acustiche per diminuire l’impatto acustico sui residenti della zona, con la trasformazione di tutta l’area dei parcheggi esterni in area verde, perché in Europa si va allo stadio con i mezzi pubblici o a piedi, non in macchina.

Si torna al punto di partenza: se Inter e Milan non sono interessate a un progetto di questo tipo andranno fuori Milano.
Vadano dove vogliono. Vediamo se hanno i soldi per costruire altrove. Milano non è solo la città, c’è tutta l’area metropolitana. Gli stadi non devono mica essere per forza in città, in mezza Europa sono fuori città. Qualcuno mi deve spiegare perché siamo disponibili a trasferire l’Istituto dei Tumori a Sesto San Giovanni ma non lo stadio. Che ordine di priorità c’è in questa città? Addirittura le facoltà scientifiche dell’Università Statale si possono trasferire a Rho-Pero nell’area dell’Expo, ma Milan e Inter no? In cinque anni questi fondi finanziari non hanno tirato fuori mezzo euro per costruirsi il loro stadio e non l’hanno fatto perché vogliono costruirlo a San Siro perché quelle aree hanno valori immobiliari più alti, sono più appetibili di quelle fuori, ma le vogliono a un prezzo stracciato e per costruire attività commerciali intorno. E Sala sta confezionando un pacchetto pronto da portare in consiglio comunale a giochi fatti. Alla faccia della democrazia e dell’organo eletto dai cittadini.

E quindi come andrà a finire la storia?
Resteranno a giocare al Meazza ancora per anni. In parte l’hanno già ristrutturato, hanno costruito tremila posti vip, hanno fatto 7 milioni e mezzo d’incasso nel derby, dove vuoi che vadano. È che lo vorrebbero gratis, e bisogna opporsi a questo maxi regalo.

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