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Bombe su bombe, il terrore si estende anche nei quartieri centrali di Beirut

Bombe su bombe, il terrore si estende anche nei quartieri centrali di BeirutUna delle palazzine colpite ieri sera nel centro di Beirut – Ap

Raid israeliani in serie sul Libano Nella capitale bersaglio un coordinatore di Hezbollah, bilancio almeno 11 morti. Incontri e manovre politiche sugli assetti futuri del paese, con al centro la figura di Nabih Berri

Pubblicato 16 minuti faEdizione del 11 ottobre 2024

Una fortissima esplosione si è sentita a Beirut poco prima delle 20 locali di ieri sera. Le ambulanze sono dovute correre per la prima volta dall’inizio di questa guerra tra i quartieri di Ras el-Nabaa e Bourj Abi Haida, e a Basta, dove sono state colpite delle palazzine. Fuori dal perimetro di Beirut sud, la Dahieh. Si tratta di quartieri centralissimi. Basta affaccia sulla downtown di Beirut. Ras-al Nabaa, confinante, è un quartiere misto di sciiti, sunniti e cristiani ed entrambi molto popolosi. Bersaglio, dice Israele, Wafic Safa, responsabile dell’unità di coordinamento di Hezbollah. Bilancio, almeno 11 morti e 48 feriti.

I bombardamenti israeliani hanno interessato ieri tutto il Libano del sud come a Bint Jbeil, Tiro o Marjayouneh, Ras Naqora, dove hanno colpito postazioni del contingente Unifil e ferito due soldati, e dell’est come nella valle della Beka’a, a Ba’albek, oltre che Beirut sud. Alle 9 e 30 di ieri sera è stato dato l’ordine di evacuazione per due edifici a Haret Hreik, nella Dahieh.

L’ESERCITO ISRAELIANO ha bombardato alla frontiera tra Siria e Libano, al livello del villaggio di Haouch el-Sayyed Ali, fra Hermel in Libano e la regione di Homs in Siria. Il bombardamento ha colpito il valico detto di «Nasreddine». Nelle ultime settimane di guerra in Libano sono circa 500mila i siriani e libanesi che hanno scelto di attraversare la frontiera in direzione Siria.

Dall’interno il Libano comincia a lavorare sugli scenari possibili in cui potrebbero cambiare gli equilibri di potere. In crisi economico-finanziaria, politica, sociale da cinque anni, il paese ha mantenuto la classe politica contro cui si era scagliata la piazza dell’ottobre 2019 e che ne denunciava la corruzione, il nepotismo, l’inefficienza, l’incapacità.
Si tratta di un paese in cui il potere è multicentrico e i partiti garantiscono i propri interessi soprattutto nelle regioni di appartenenza. La politica è a gestione familiare. Ciascuno degli attori singoli della politica libanese ha il supporto di attori internazionali, facendo del Libano un concentrato di interessi sia dall’interno che dall’esterno.

DISCUSSIONI GIÀ IN ATTO ai vertici, al centro delle quali ancora una volta Nabih Berri, leader di Amal, l’altro partito sciita, il quale dialoga con Hezbollah e con il parlamento, essendo il presidente della camera da oltre venti anni e ricoprendo un ruolo istituzionale che fa da garanzia. Berri, classe 1938, è un interlocutore certamente più accettabile dai partiti della destra cristiana all’opposizione, Kataeb e Forze Libanesi di quanto lo fosse Nasrallah.

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Il 2 ottobre Berri si è incontrato con Walid Jumblatt, storico leader delle comunità drusa, e con Najib Miqati, attuale presidente ad interim del consiglio, considerato uno degli uomini più ricchi della regione, con interessi in moltissimi settori. Qualche giorno fa ha ricevuto Frangieh, uno dei nomi per la presidenza della repubblica libanese, altra e fondamentale questione aperta, dato il vuoto degli ultimi due anni. L’elezione del presidente rappresenta il sigillo della spartizione di potere e indica la direzione internazionale che il Libano avrà.

LA SCOMPARSA DI NASRALLAH fa venire meno uno di quelli che si sedeva al tavolo. Non si hanno ancora notizie ufficiali della morte del suo probabile successore Safieddine e il partito-milizia è certamente in un momento di grande difficoltà politica. Non militare, almeno per ciò che riguarda l’invasione di terra israeliana che continua a combattere. Se Hezbollah resiste, può ancora fare leva sulla sua funzione di deterrenza e funzione appunto vitale per il partito di dio di, appunto, resistenza, la muqawwama, valore fondativo, spendibile al tavolo delle trattative. Ci sarà, appena finita la guerra, una ricostruzione da fare e capire il peso specifico che avrà Hezbollah è fondamentale.

Gli incontri ai vertici servono per capire quale sarà il nuovo Libano dopo questa guerra, che ruolo avrà Hezbollah, se si spingerà, anche e soprattutto con l’aiuto internazionale, per una sua demilitarizzazione oppure no.

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