Prima gli scontri in pieno giorno, coi manifestanti contrapposti alle forze dell’ordine. Poi, ieri notte, l’arresto di un adolescente – con taser e spray al peperoncino. È così che la piccola vicenda del parco Don Bosco sta diventando una storia di repressione.

Siamo a Bologna, quartiere San Donato, proprio di fronte alle torri brutaliste della Regione. Il Don Bosco è un fazzoletto di terra ricco di alberi. Da tempo si è deciso di abbatterne diverse decine per far spazio alla nuova sede della Besta, la scuola media che attualmente sorge a poche decine di metri dal parco. I residenti, contrari, hanno dato vita a un comitato che chiede lo stop ai lavori e la riqualificazione della struttura esistente. La polemica non è nuova, del progetto si parla da anni. Ma è in questi ultimi giorni che la situazione è precipitata. Mercoledì un primo tentativo di abbattere alcuni degli alberi è finito con una colluttazione tra polizia e manifestanti. Già in quell’occasione ci sono stati diversi feriti, tra cui un settantenne del quartiere, finito in ospedale con un braccio rotto. Ieri notte, poi, l’episodio più grave. «Un ragazzo che frequenta il Don Bosco, ex studente delle Besta, è stato inseguito, su di lui è stato usato il taser due volte e lo spray al peperoncino, mentre era a terra è stato ancora picchiato e ammanettato» è il post su Fb del comitato di quartiere.

I CARABINIERI ACCUSANO il giovane, un diciannovenne che frequenta la quinta superiore nella vicina Casalecchio, di aver tentato di rubare del materiale da uno dei cantieri del parco e di aver opposto resistenza, e lamentano il ferimento di tre agenti. Dopo una notte tra ospedale e caserma («alla fine c’era persino un manganello spezzato» dicono gli attivisti alla stampa locale) il ragazzo è stato portato in tribunale per il processo in direttissima. La procura ha chiesto i domiciliari. La difesa ha risposto con la richiesta di non convalida dell’arresto, e denuncia: nei video in nostro possesso il ragazzo presenta evidenti sintomi di soffocamento. Il giudice alla fine ha deciso di non approvare nessuna misura cautelare, e in serata ha liberato lo studente.

A prescindere dall’evoluzione giudiziaria, comunque, il fatto è già una bomba nella politica cittadina. In un comunicato congiunto Legambiente, Fridays For Future, Extinction Rebellion, Bologna for Climate Justice e Amo Bologna chiedono al sindaco di comunicare alla questura «che il Comune non ha più intenzione di avvalersi dei manganelli». Il Comitato dei residenti scrive: «Dietro la faccia ‘comprensiva’ del sindaco e della giunta vediamo braccia e mani spezzate, i taser, i calci in faccia contro ragazzi giovanissimi».

«SOLIDARIETÀ TOTALE e completa all’arma dei Carabinieri» è il commento di Galeazzo Bignami, viceministro alle infrastrutture ed esponente bolognese di FdI. Dal lato opposto della barricata Europa Verde, da tempo ai ferri corti con la maggioranza: «Un’amministrazione che non vuole proteggere gli alberi sappia almeno proteggere i suoi cittadini da abusi di potere inaccettabili». Il sindaco Matteo Lepore, promotore del progetto della nuova scuola, ha parlato di «ricostruzioni gravi, che se confermate sarebbero inaccettabili» e ha espresso solidarietà «a forze dell’ordine e manifestanti». Più netta Coalizione Civica, la forza locale che esprime la vicesindaca Emily Clancy. «La notizia del violento pestaggio da parte dei Carabinieri ai danni di un ragazzo al Parco Don Bosco è di una gravità inaudita» scrivono i militanti.
La sensazione, però, è che la situazione sia sfuggita di mano anche al Comune. Mentre il giovane veniva arrestato, andavano in stampa i giornali locali con le dichiarazioni del sindaco, che chiedeva al comitato e alle associazioni ecologiste di «isolare i violenti». Una frase che, specie alla luce degli ultimi eventi, rischia di risultare infelice. «Ieri è arrivato l’invito a dissociarsi dai violenti, oggi sappiamo chi pratica violenza vera e gratuita» scrivono sui social i portavoce di Europa Verde. La vicenda del Don Bosco doveva essere una piccola questione di quartiere. Sta diventando una storia dai contorni inquietanti e una patata bollente per la giunta Lepore.