Quando le acque del fiume invadono la cittadina nessuno ha tempo per curarsi della sua apparizione, eppure c’è da esser certi che l’arrivo di Elinor Dammert cambierà per sempre il volto di Perdido. Siamo in Alabama nel 1919, ma i segni che i flutti lasceranno dietro di sé sono destinati a imprimere tracce ben più resistenti e durature delle ombre limacciose fissate su strade e palazzi.

DEL RESTO, la saga di Blackwater inaugurata oggi in libreria con il volume La piena (Neri Pozza Beat, pp. 252, euro 9,90, traduzione di Elena Cantoni) accompagnerà la storia di questa parte del profondo Sud degli Stati Uniti fino alla fine degli anni Cinquanta, attraversando nel segno del mistero stagioni diverse, dalla Grande depressione alla Seconda guerra mondiale e fino al debutto del movimento per i diritti civili degli afroamericani.

La copertina di «La piena», primo capitolo della saga di «Blackwater» (Neri Pozza Beat), disegnata da Pedro Oyarbide

Al centro, per il debutto dell’intera serie c’è non caso una creatura misteriosa, forse dotata di risorse, o «poteri», ai più sconosciuti, l’eterea e dai capelli rosso-ruggine Elinor che con l’acqua e l’intrico di querce palustri e magnolie che si sviluppano intorno alle rive dei fiumi locali, intrattiene un rapporto costante e sorprendente. Sarà lei, signora del bayou e dei suoi misteri, arrivata dalla vicina contea di Fayette ma a prima vista non avvezza al clima della regione, legata ad uno degli uomini più potenti della zona e destinata ad insegnare nella locale scuola elementare, ad introdurre il lettore agli inquietanti enigmi che si fanno pian piano largo nelle pagine del romanzo intrecciati alle sorti dei Caskey, la «casata» che per generazioni domina la comunità di Perdido.

SOPRAVVISSUTA al suo creatore, lo scrittore Michael McDowell scomparso nel 1999 prima di compiere cinquant’anni, l’opera conduce progressivamente in un territorio incognito dove gli eventi apparentemente inspiegabili che segnano il ciclo della natura si intrecciano ai segreti inconfessabili degli esseri umani. Un orizzonte magico pronto a scomporsi in frammenti di paura quando non di puro orrore che evoca esplicitamente i classici del Southern Gothic e le atmosfere alla Stephen King, di cui per altro McDowell, che lavorò anche con George Romero e Tim Burton, fu amico e collaboratore.

Lo scrittore Michael McDowell

LO SCRITTORE dell’Alabama, Stato da lui definito come «emotivamente impegnativo», che in un ventennio o poco più di attività riuscì a firmare oltre una trentina di titoli, guardava esplicitamente a figure quali quella di H.P.Lovecraft da cui dichiarò di aver tratto soprattutto l’intreccio tra misteri e luoghi: un’altra delle caratteristiche del fantastico, come del noir americano in grado di rendere uno scenario naturale enigmatico e spiazzante quanto la descrizione di una personalità disturbata.

Ma Blackwater, che arriva nel nostro Paese a quarant’anni esatti dalla prima uscita negli Usa e all’indomani di un enorme successo registrato in Francia, oltre 350mila copie vendute, segna anche il ritorno del feuilleton. Il romanzo è infatti diviso in sei capitoli che usciranno per tre mesi nel formato dei tascabili, rispettivamente ogni 15 giorni, accompagnati da copertine che evocano una versione psichedelica delle tavole di Gustave Doré per le opere di Jules Verne. Una sorta di saga nella saga che lo stesso McDowell rivendicava presentandosi prima di tutto come un autore di romanzi popolari da leggere già un mese dopo che sono stati scritti.