Biodiversità, alla Cop16 il clima è così così
Cop16 In Colombia è in corso il vertice Onu sulla biodiversità. Difficile accordo per la protezione degli ecosistemi entro il 2030. L’esortazione di Guterres ai Paesi
Cop16 In Colombia è in corso il vertice Onu sulla biodiversità. Difficile accordo per la protezione degli ecosistemi entro il 2030. L’esortazione di Guterres ai Paesi
In Colombia vivono ben 3.642 specie di farfalle, il 20% di quelle presenti sull’intero Pianeta. E sempre in Colombia vivono 112 popoli indigeni. Questo fa del paese latinoamericano uno dei luoghi più megadiversi al mondo e la location perfetta per ospitare la sedicesima Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità, giunta alla seconda settimana di negoziati.
Il centro della città di Cali che ospita la cosiddetta Zona Verde della Cop, quella aperta alla cittadinanza, si è trasformato in una grande fiera a cielo aperto.
Il segretario generale dell’Onu ha descritto la crisi ambientale globale come una «guerra contro la natura. La biodiversità è un nostro alleato dobbiamo smettere di sacrificarla e agire per la sua conservazione»
NEGLI SPAZI DIFFUSI DELLA CITTÀ I MOVIMENTI sociali, le organizzazioni ambientaliste ed indigene, hanno costruito una fitta agenda di incontri. Le discussioni e i negoziati ufficiali si svolgono invece più lontano, nel Centro eventi Valle del Pacifico, un’enorme struttura di cemento da cui si scorge in lontananza la foresta che circonda Cali.
Le discussioni di questa prima settimana sono state complesse, ma è la seconda la più cruciale poiché sono i giorni in cui deve essere finalizzato l’accordo finale. Molti colombiani ignorano gli argomenti trattati.
Quello che tutti percepiscono chiaramente però è che, come ha chiarito il New York Times, Cali dal 21 ottobre al 2 novembre ospita il più grande vertice sulla biodiversità mai realizzato al mondo, il primo celebrato in America Latina. I rappresentanti più attesi che hanno già confermato la loro assenza sono il presidente brasiliano Lula da Silva e la presidente del Messico Claudia Sheinbaum.
SUL PIATTO DELLE DISCUSSIONI sono tante le questioni. I delegati dei 175 paesi riuniti discutonodelle azioni concrete da mettere in campo per l’implementazione dell’Accordo Kunming-Montreal firmato nel 2022 in Canada alla Cop15.
L’accordo ha tracciato una roadmap globale per il raggiungimento di 4 obiettivi strategici e 23 target specifici finalizzati alla protezione della biodiversità e, in particolare, alla protezione del 30% degli ecosistemimarini e del 30% degli ecosistemi terrestri entro il 2030.
DURANTE LA PRIMA SETTIMANA i delegati hanno approvato una serie di documenti noti come Crp (Conference Room Papers, o «documenti di proposta revisionali») nell’ambito del Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza, un trattato internazionale che mira a garantire l’uso sicuro degli organismi geneticamente modificati.
I documenti approvati si concentrano su aspetti chiave come il rispetto delle norme per assicurare che gli standard vengano effettivamente rispettati. Tuttavia, il dialogo su altri temi più generali si è rivelato ben più complesso e articolato. Sono emerse divergenze tra i delegati su questioni come la gestione delle specie aliene invasive e la relazione tra biodiversità e salute.
NELL’AMBITO DELLA COP16, il governo colombiano ha annunciato la creazione di un gruppo di lavoro per proporre un quadro globale per la tracciabilità dei minerali strategici per la transizione energetica. Un’azione strategica per la protezione della biodiversità del paese che non vede ancora l’avallo di tutti i paesi, ma che molti stanno esaminando.
I PIANI NAZIONALI: il ritardo dei paesi megadiversi. Alla fine della prima settimana di negoziati, alcune questioni hanno destato preoccupazioni.
Tra queste il fatto che solo 35 paesi, pari al 18% dei membri della Cop, hanno presentato i loro Piani d’Azione Nazionali per la Biodiversità (NSBAP National Strategy Biodiversity and Action Plan), corrispondenti ad un piano di impegni che ciascun paese dovrebbe assumere e compiere entro il 2030.
Altri 112 paesi hanno invece presentato solo sintetici obiettivi senza allegare Piani d’Azione dettagliati.
Tra le tensioni il fatto che solo 35 paesi, pari al 18% dei membri Cop, hanno presentato i loro Piani d’azione nazionali per la Biodiversità
COME PER GLI NDC (Nationally Determined Contributions, ovvero Target di riduzione delle emissioni definiti a livello nazionale) sul clima, non esiste un vincolo di obbligatorietà rispetto alla consegna di questi piani, tuttavia il fatto che solo 5 dei 17 paesi più biodiversi al mondo li abbiano consegnati rappresenta un ostacolo invalicabile per mettere a sistema interventi globali di protezione della biodiversità dotati di efficacia.
IL FONDO GLOBALE PER LA BIODIVERSITÀ
Un’altra delle questioni spinose della prima settimana, come per tutti i vertici che si rispettino, riguarda lo stanziamento dei fondi per il Fondo Globale per la Biodiversità (Gbff Global Biodiversity Framework Fund).
Secondo i documenti ufficiali il gap finanziario per l’attuazione dell’Accordo Globale sulla Biodiversità (Gbf, Global Biodiversity Framework) è stimato in 700 miliardi di dollari all’anno. Questo importo rappresenta la differenza tra le risorse attualmente disponibili e quelle necessarie per attuare efficacemente il Gbf e raggiungere gli obiettivi prefissati per il 2050.
Attualmente, il principale strumento finanziario è il Fondo Globale per la Biodiversità (Gbff), creato nel 2023 e gestito dal Global Environment Facility (Gef).
Secondo alcune organizzazioni la gestione di questo fondo porterebbe con sé molti rischi per la scelta di promuovere solo megaprogetti conservazionisti.
Le organizzazioni indigene hanno espresso con forza la necessità di pensare a strumenti e meccanismi finanziari per salvaguardare il loro ruolo di naturali protettori e guardiani della biodiversità
Le organizzazioni indigene hanno espresso con forza la necessità di pensare a strumenti e meccanismi finanziari per salvaguardare il loro ruolo. Oggi le comunità indigene del mondo ricevono tra il 3 e il 15% dei fondi destinati alla protezione della biodiversità, nonostante siano i soggetti che abitano i luoghi più biodiversi del mondo e li abbiamo mantenuti intatti per millenni.
La loro preoccupazione è che politiche di conservazione li spingano paradossalmente lontano dai loro territori.
La notizia di lunedì 28 è che alcuni Paesi (Austria, Danimarca, Francia, Germania, Nuova Zelanda, Norvegia, Regno Unito e il governo del Quebec, Canada) si sono impegnati a versare altri 163 milioni di dollari al Fondo. Resta purtroppo una cifra ancora molto lontana dal target.
La redazione consiglia:
Cop 16 in Colombia, le grandi speranze del presidente PetroSINERGIE TRA AGENDA CLIMATICA e agenda sulla biodiversità: stesse false soluzioni. Il lavoro del gruppo di Contatto Biodiversità e Clima che dovrebbe mettere a sistema l’agenda climatica e quella sulla biodiversità, ha evidenziato come le Cop e i governi continuino ad avere agende troppo separate nelle loro strutture e priorità, nonostante sia ormai evidente che gli impatti delle crisi siano strettamente correlati.
IL PECCATO ORIGINALE È SICURAMENTE da rintracciare nella Conferenza di Rio del 1992, in cui si decise che le azioni su clima e biodiversità avrebbero dovuto avere azioni strategiche distinte. In vista della Cop 29 in Azerbaijan e della Cop 30 in Brasile l’auspicio è che si riesca a lavorare sinergicamente.
Nelle discussioni dei delegati di questa prima settimana tuttavia, l’unico piano sul quale sembra esserci un consenso è quello relativo alle “false soluzioni”, che ancora una volta inseguono sistemi di compensazione attraverso la finanziarizzazione dei servizi ecosistemi. I sistemi di offsetting, siano essi di carbonio o di biodiversità, continuano ad essere un asset importante di questa Cop, e ci ricordano che neanche da questo spazio arriveranno soluzioni radicali che possano invertire il processo, ma una corsa al greenwashing.
L’unico piano sul quale sembra esserci un consenso rispetto all’allineamento delle agende è quello relativo alle «false soluzioni» climatiche che inseguono sistemi di compensazione attraverso la finanziarizzazione dei servizi ecosistemi.
L’AVVIO DEI LAVORI DEL SEGMENTO di Alto Livello. Il 29 ottobre, si è ufficialmente dato il via all’High Level Segment, l’atto finale della Cop16 con un evento che ha visto la partecipazione di 6 capi di Stato, di cinque ministri degli Esteri, 114 ministri, 33 viceministri e 25 rappresentanti di alto livello, coprendo il 76% dei membri della Convenzione.
Per la prima volta nella storia delle conferenze sulla biodiversità, il Segmento è stato inaugurato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. Il Segretario ha descritto la crisi ambientale globale come una «guerra contro la natura» e ha sottolineato l’urgente necessità di ripristinare l’armonia con il nostro pianeta, esortando i Paesi a presentare piani chiari per l’allineamento con gli obiettivi globali e sollecitandoli a mobilitare le risorse finanziarie necessarie. «La biodiversità è un nostro alleato; dobbiamo smettere di sacrificarla e agire per la sua conservazione», ha concluso.
Laura Greco fa parte di A Sud. «A Sud» è in Colombia per seguire i lavori della Cop16 Biodiversità nell’ambito di un percorso di documentazione, racconto e di articolazione sociale. Il percorso di «A Sud» proseguirà alla Cop30 sul Clima di Belem, in Brasile, nel 2025. Il materiale raccolto in Colombia diventerà un Podcast co-prodotto con Fandango.
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