Un mese dalla firma all’Eliseo di un accordo bilaterale di dieci anni tra Emmanuel Macron e Volodymyr Zelensky, su un rafforzamento della cooperazione militare tra Francia e Ucraina, in particolare sull’artiglieria e la difesa aerea, oltre a un sostegno supplementare di Parigi a Kyiv di 3 miliardi quest’anno, l’intesa è stata sottoposta ieri alla discussione e al voto dell’Assemblée Nationale. Un voto solo simbolico – l’accordo è stato approvato con 372 voti a favore, 99 contro – che aveva soprattutto l’intenzione, come ha spiegato il primo ministro Gabriel Attal, di «sapere senza ambiguità possibile la posizione di ognuno sul sostegno all’Ucraina e la condanna della Russia». Un esercizio di “trasparenza”, certo, ma anche un obiettivo di smascherare l’opposizione, un’offensiva elettorale in vista delle elezioni europee, dove i sondaggi danno Renaissance al 18%, 13 punti dietro il Rassemblement National al 31%. L’appoggio all’Ucraina come posizione “europeista” contro l’estrema destra «ambigua» – non è detto che funzioni. Il Rassemblement National si è astenuto. Per la sinistra, una nuova pietra tombale sulla Nupes (l’accordo alle legislative del 2022), Il Ps e i Verdi hanno votato a favore, la France Insoumise e il Pcf contro. La discussione parlamentare e il voto (oggi sarà il turno del Senato) hanno luogo dopo la controversa dichiarazione di Macron, che il 26 febbraio scorso non ha «escluso» l’invio di truppe a terra e evocato «nessun limite» al sostegno all’Ucraina. Una posizione giudicata «irresponsabile» dall’opposizione. Mentre ieri, Zelensky ha precisato che nessun giovane francese «morirà per l’Ucraina».

L’ASTENSIONE, è «fuggire le proprie responsabilità», ha attaccato Attal contro l’estrema destra, evocando il 1940: è «tradire lo spirito di resistenza». L’unità della sinistra ne esce a pezzi. Già ogni componente della ex Nupes corre da sola alle europee. Il capolista del Ps, l’europarlamentare Raphaël Glucksmann, non solo ha appoggiato le dichiarazioni di Macron ma lo ha spinto a fare di più per aiutare l’Ucraina. Ieri, il Ps, che i sondaggi danno all’11,5% alle europee, ha votato a favore: «Siete della famiglia» ha detto agli ucraini il deputato Boris Vallaud, che però ha chiesto al governo di dire «chiaramente che questo accordo non prevede in nessun modo l’invio di truppe combattenti». I verdi hanno votato a favore, ma Cyrielle Chatelain ha sottolineato che «questo voto non è una ratifica dell’accordo» e condannato «la retorica bellicista» di Macron e «la logica dell’escalation», «un ingranaggio pericoloso e inefficiente».

LA FRANCE INSOUMISE (intorno al 7% nei sondaggi per le europee) ha votato contro. L’adesione dell’Ucraina a Ue e Nato, sono una «linea rossa» da non oltrepassare, ha detto Arnaud Le Gall, che ha parlato di «simulacro di dibattito» che arriva dopo un accordo già firmato. E ha messo in guardia contro la Francia, potenza nucleare, che si mette in una situazione di guerra contro la Russia, altra potenza nucleare. Anche il Pcf ha votato contro, è contro l’entrata di Kyiv nella Ue e nella Nato. «Come possiamo firmare un assegno in bianco a un paese in guerra?» ha detto Fabien Roussel.

Marine Le Pen, dopo aver criticato le «affermazioni guerresche» di Macron, ha sottolineato gli effetti della guerra per i francesi e ha giustificato l’astensione, contro «un catalogo di promesse» e «un’agenda elettoralistica» in Francia. L’Ucraina «ha bisogno di obici non di parole», dice Olivier Marleix per Lr.
Attal ha ricordato che la Ue ha finora sostenuto l’Ucraina con 85 miliardi di euro, e che è già approvato un finanziamento di 50 miliardi per la ricostruzione. Sul fronte militare, la Francia è intervenuta con 3,8 miliardi.