La probabilità che si realizzi sul serio il ribaltone del governo Scholz immaginato dal leader della Csu è pari a zero: per mandare a casa la coalizione Semaforo non basta il voto di sfiducia in Parlamento ma ci vuole una maggioranza alternativa pronta a subentrare all’esecutivo uscente in tempo reale. Siccome Cdu e Csu hanno già escluso a priori qualunque alleanza con liberali e Verdi non resta, in teoria, che il suicidio politico del cancelliere Olaf Scholz: dovrebbe dimettersi per fare un favore ai democristiani.

FANTASIA MENO realizzabile di una fiaba dei fratelli Grimm, per dirla come uno dei deputati (di opposizione) nel capannello bipartisan nel corridoio del Bundestag dove ieri è rimbalzata tra discrete alzate di sopracciglio e aperte risate l’incredibile proposta del capo dei cristiano sociali Markus Söder: «Sfiduciare il governo e fissare le nuove elezioni in concomitanza con le urne europee dell’anno prossimo» si rivela un “trucco” infattibile alla luce del primo comma dell’articolo 67 della Legge fondamentale che impone il Konstruktives Misstrauensvotum, la sfiducia costruttiva.

Sintomaticamente Söder lo annuncia proprio nello stesso giorno in cui il governo Scholz approva il proprio escamotage per scavalcare il clamoroso stop della Corte di Karlsruhe al dirottamento di 60 miliardi di euro dal vecchio fondo-pandemia al nuovo pacchetto per la transizione ecologica voluto dal vicecancelliere Robert Habeck.

Christian Lindner, ministro delle Finanze e leader di Fdp, ieri ha finalmente trovato la quadra per poter approvare il bilancio federale per il 2024 entro il 1 dicembre, come aveva promesso Scholz in diretta televisiva.

DAL CILINDRO DEL FALCO dell’austerity e ideologo del debito-zero è uscito il «budget straordinario 2023»: un rendiconto supplementare approntato con la massima fretta contenente soprattutto la garanzia di un prestito aggiuntivo di 45 miliardi per coprire le voci rimaste senza fondi dopo la sforbiciata dell’Alta Corte.

MAGHEGGIO CONTABILE tutt’altro che indolore per Lindner. Il budget extra approvato ieri a Berlino prevede la dichiarazione ufficiale di stato di emergenza al Bundestag e il congelamento per un anno del freno all’indebitamento che si è voluto inserire persino in Costituzione. «Con questo bilancio suppletivo affrontiamo le conseguenze della sentenza della Corte di Karlsruhe» ammette Lindner senza giri di parole sperando che questa volta nessuno smonti l’impalcatura contabile del governo sempre più schiacciato dal doppio peso della guerra più recessione.

SONO I DUE MOTIVI per cui la proposta di Söder, al di là della totale infattibilità tecnica, suona come «assolutamente fasulla» nell’accurata analisi del Nürnberger Nachrichten. La domanda chiave è banalissima: chi mai vorrebbe accollarsi in questo momento la guida dell’ex Locomotiva economica d’Europa dove «le infrastrutture sono in condizioni devastanti, così come la Bundeswehr, mentre la transizione energetica non è mai stata realmente sostenuta dal denaro pubblico nonostante le conseguenze della catastrofe climatica siano ormai evidenti a tutti? Senza contare l’industria che deve affrontare un processo di trasformazione destinato a costare allo Stato una montagna di miliardi, se la Germania non vuole perdere la sua base economica». Chi immagina di sostituirsi al governo attuale dovrà infine pensare a come risolvere il «complicato nodo di come finanziare le assicurazioni pensionistiche e lo stato sociale».

PROBLEMI SCOTTANTI nell’opinione pubblica e due patate bollenti che la Csu non ha alcuna intenzione di maneggiare davvero, a partire precisamente dalla grana del bilancio decurtato. Riguardo allo stop dell’Alta corte al cancelliere Scholz, tremano in Baviera e in molti altri Land della Bundesrepublik i governanti dell’Union democristiana: a Monaco il rinnovo di vecchie autorizzazioni di credito con percorsi finanziari definiti come minimo «creativi» sembra sia una prassi consolidata. Mentre i miliardi pubblici investiti per salvare la Landesbank bavarese non sono mai stati iscritti a bilancio e perciò non figurano nel debito statale.