Biden tace sugli errori. Pressioni dal Congresso
Stati uniti/Afghanistan Il presidente americano incentra il suo discorso solo sugli interessi Usa e archivia 20 anni di "esportazione della democrazia". Nel 2001 l'unica voce contro la guerra fu quella della deputata Barbara Lee. Che stavolta non è sola: deputati e senatori convinti che non si possa bypassare la crisi
Stati uniti/Afghanistan Il presidente americano incentra il suo discorso solo sugli interessi Usa e archivia 20 anni di "esportazione della democrazia". Nel 2001 l'unica voce contro la guerra fu quella della deputata Barbara Lee. Che stavolta non è sola: deputati e senatori convinti che non si possa bypassare la crisi
Nonostante il disastro del ritiro delle truppe Usa dall’Afghanistan, Joe Biden non ha fatto nessun passo indietro e con il suo discorso alla nazione ha archiviato 20 anni di esportazione di «Freedom and Democracy», libertà e democrazia, come recitava lo slogan dell’amministrazione Bush per motivare le guerre americane in Medio Oriente.
«La nostra missione in Afghanistan non è mai stata pensata per costruire una nazione, una democrazia unificata e centralizzata, rovesciando secoli di storia», ha detto lunedì sera, scaricando la responsabilità dell’avanzata talebana sulla leadership afghana, dimenticando di precisare chi quella leadership l’ha creata e legittimata.
Al centro del discorso c’è stata solo l’America: l’invasione è stata giusta perché era «nell’interesse degli Usa», come oggi è nell’interesse Usa non mettere a repentaglio le vite dei soldati americani in «una guerra civile altrui». Nessun mea culpa.
Nel 2001, quando tre giorni dopo l’attentato alle Torri gemelle il Congresso votò per dare a George W. Bush un potere quasi illimitato per dichiarare guerra all’Afghanistan o a chiunque potesse essere coinvolto, l’unico voto contrario fu quello della deputata democratica Barbara Lee: 420 a 1 (al Senato 98 a 0). Lee venne definita terrorista, una traditrice della peggiore specie. Ricevette un numero tale di minacce di morte da farle preparare in fretta e furia una scorta di polizia che l’accompagnò per mesi.
L’allora senatore Joe Biden aveva votato a favore dell’intervento in Afghanistan, così come l’allora deputato Bernie Sanders, che in seguito divenne uno dei critici più accesi delle guerre in Iraq e Afghanistan. Vent’anni, innumerevoli vite e più di mille miliardi di dollari dopo, il voto solitario di Lee pare essere stato l’unico barlume in un momento in cui anche i migliori erano accecati.
Lee non si è mai pentita e ha presentato ripetutamente una legge per abrogare l’autorizzazione del 2001, finalmente approvata alla Camera nel giugno 2019 ma poi bocciata in Senato; nel giugno di quest’anno ha sponsorizzato un altro disegno di legge per abrogare un’autorizzazione simile del 2002, utilizzata per dare il via libera alla guerra in Iraq, da poco passata alla Camera.
In questi giorni Lee ha dichiarato di sostenere la decisione di Biden di ritirarsi dall’Afghanistan ma ha aggiunto che ora gli Usa hanno il dovere di garantire la sicurezza di coloro che per 20 anni li hanno aiutati: «Nel 2001 sapevo che stavamo dando a qualsiasi presidente l’autorità di usare la forza per sempre, spianando la strada all’uso di guerre infinite – ha detto alla Cnn – È il Congresso che ha la responsabilità di discutere e autorizzare l’uso della forza. Dobbiamo imparare la lezione e aiutare chi ci ha aiutati per 20 anni. Il popolo afghano affronta una terribile tragedia. Abbiamo la responsabilità morale di garantire la sicurezza e l’incolumità degli americani e degli afghani che ci sono stati accanto. Non abbiamo altra scelta che portare le persone fuori pericolo».
Stavolta la sua posizione è condivisa da praticamente tutto il Congresso: parole simili sono state usate su Twitter da Sanders, Ilhan Omar, Joaquin Castro, nessuno discute la scelta di Biden di ritirare le truppe americane, ma per tutti è evidente che il problema del popolo afghano è un problema di cui gli Usa devono farsi carico.
Nel 2001 al Congresso Lee aveva detto: «Per quanto difficile possa essere questo voto, alcuni di noi devono sollecitare l’uso della moderazione e dire “facciamo una pausa di un minuto, riflettiamo sulle implicazioni delle nostre azioni di oggi, in modo che questo non vada fuori controllo”».
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