Internazionale

Biden si rimangia la parola e costruisce 30 metri di muro al confine con il Messico

Arizona, lavori di costruzione del muro di confine foto di Matt York/ApArizona, lavori di costruzione del muro di confine – Matt York /Ap

Stati uniti Il presidente: «Non posso fermare uno stanziamento del Congresso». Giro di vite anche contro i migranti venezuelani

Pubblicato circa un anno faEdizione del 7 ottobre 2023

L’amministrazione Biden ha annunciato che utilizzerà i fondi stanziati nel 2019 per la costruzione di un nuovo tratto di muro al confine meridionale degli Stati uniti. Una brusca inversione di marcia da parte del presidente democratico che, durante la campagna elettorale del 2020, aveva promesso che, se eletto, non avrebbe autorizzato la costruzione di «neanche un nuovo metro di muro». Ora, invece, ne sta per costruire una trentina, al confine fra Messico e Texas. Il deputato democratico texano Henry Cuellar ha definito la mossa «una soluzione del 14° secolo a un problema del 21° secolo».

IN REALTÀ questa manovra non piace nemmeno a Biden stesso: il presidente ha affermato che il muro al confine non è un metodo efficace per risolvere la crisi dei migranti e ha spiegato di non avere avuto altra scelta, in quanto non si può opporre all’uso di fondi già stanziati ad hoc in precedenza per un altro tratto di barriera. «Ho cercato di convincere il Congresso a reindirizzare quei soldi. Non lo ha fatto. Non lo farà. Nel frattempo, secondo la legge, non si può fare altro se non usare i soldi per lo scopo per cui sono stati stanziati. Non posso fermarlo».
La decisione arriva in un momento in cui il tema dei migranti è tornato ad essere uno degli argomenti principali di attrito politico, e gli ingressi “illegali”, quest’anno, hanno raggiunto circa i 245.000.

Per far fronte a questa crisi, la Casa bianca ha annunciato che ricomincerà ad espellere i migranti provenienti dal Venezuela, andando in controtendenza con quanto fatto negli ultimi anni, sia da Biden che Donald Trump. Nel 2019, a seguito delle elezioni presidenziali vinte da Nicolás Maduro ma disertate da gran parte delle opposizioni, l’allora presidente Trump interruppe i rapporti diplomatici con il Venezuela, e impose l’embargo totale. Avendo interrotto i rapporti diplomatici e sostenuto che il Venezuela non era più un posto sicuro, a quel punto gli Usa non potevano respingere i venezuelani che arrivavano al confine. Negli ultimi due anni, però, Biden ha gradualmente ripreso i rapporti con il governo di Caracas, e questo gli ha permesso di arrivare a un accordo sul rimpatrio forzato dei migranti, che riguarderà tutte le persone arrivate negli Stati uniti dal 31 luglio in poi.

NELLE SETTIMANE precedenti a questo giro di vite, Biden aveva approvato alcune nuove misure per favorire l’integrazione dei migranti venezuelani, e aveva concesso 500.000 permessi di lavoro, mossa accolta non senza polemiche dai repubblicani che hanno sempre fatto della lotta dei migranti uno dei loro argomenti principali, specialmente in un anno elettorale.

Proprio pochi giorni fa, quando si parlava di un possibile shutdown del governo, il presidente della Camera Kevin McCarthy aveva cercato di spostare la conversazione dalle divisioni interne al partito, alla gestione del confine meridionale da parte dell’amministrazione Biden, insistendo sul fatto che per impedire l’interruzione dei lavori governativi, fosse necessario includere nel bilancio una stretta sulle politiche al confine.
Ora, tra le espulsioni dei cittadini venezuelani e la costruzione di 30 metri di muro, il partito repubblicano porta a casa dei risultati particolarmente imbarazzanti per i democratici.

PER CONSENTIRE di costruire delle «barriere fisiche» nella contea di Starr (Texas), la zona dove negli ultimi mesi si è registrato il numero più alto di ingressi, il dipartimento per la Sicurezza interna ha dovuto annunciare la deroga a 26 leggi federali, tra cui alcune legate alla protezione ambientale, come il Clean Air Act, il Safe Drinking Water Act e l’Endangered Species Act, attirando così le critiche non solo dei difensori dei diritti dei migranti, ma anche quelle degli ambientalisti.
Queste ondate di ingressi stanno esercitando forti pressioni politiche non solo sull’amministrazione Biden ma anche dai pitici democratici locali. A New York il sindaco democratico Eric Adams ha cancellato leggi decennali che proteggevano i migranti, e ha reso più difficile la vita delle associazioni private che lavorano per i diritti e l’accoglienza, in modo da rendere la città «meno ospitale e una meta meno allettante», come ha dichiarato in una conferenza stampa.

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