Il decreto esecutivo annunciato ieri alla Casa bianca prevede drastici limiti alle richieste di asilo formulate da chi entra illecitamente dal Messico. Raggiunte le 2500 richieste giornaliere, la frontiera verrà «chiusa» e i migranti verranno rispediti oltre il confine che non verrebbe riaperto fin quando le entrate non calassero sotto le 1500 al giorno, per una settimana consecutiva.

IL PROVVEDIMENTO è simile a quelli istituiti da Trump che, con il pretesto dell’emergenza pandemica, aveva sostanzialmente abrogato il diritto di asilo, istituendo l’espulsione automatica e misure più drastiche, come il sequestro dei figli ai genitori. Fra il 2017 ed il 2021 più di 5000 minorenni furono separati dalle proprie famiglie e diverse centinaia risultano tuttora non ricongiunti. Il decreto Biden farebbe un’eccezione per i minori non accompagnati che non verrebbero respinti.

La tolleranza zero di Trump aveva provocato l’ingrossarsi a dismisura di campi profughi nelle città messicane di confine come Tijuana ed El Paso, fin quando Biden non aveva riaperto alle richieste di asilo presentate, per la maggior parte, da migranti che attraversano illegalmente il confine e si consegnano alle autorità. Solo una piccola percentuale delle richieste finisce per essere accettata, ma l’iter può durare diversi anni durante i quali i migranti rimangono negli Stati uniti. Vi è inoltre una popolazione fluttuante di migranti detenuti (attualmente attorno ai 35000) in appositi centri, quasi interamente gestiti da privati.

LA «CRISI DEL CONFINE» compare regolarmente nei sondaggi fra i temi maggiormente impattanti le intenzioni di voto, Sostanziali maggioranze ritengono che Biden non abbia fatto abbastanza per «mettere in sicurezza» il confine. Come da prassi nazional populista l’argomento è anche il principale cavallo di battaglia della campagna trumpista. In ottica elettorale, la stretta annunciata da Biden è dunque da leggersi come un tentativo di minimizzare una lampante vulnerabilità nei consensi su di un tema elevato a crisi dalla retorica battente della destra.
La psicosi immigrazione è spesso più sentita nelle province interne, meno direttamente impattate dal fenomeno, che negli stati di confine, più abituati all’assimilazione. Tuttavia, alcuni picchi di entrate hanno di recente provocato criticità anche in località sulla frontiera, ed in grandi città, sopraffatte dall’arrivo di grandi numeri di migranti.

La destra ha cavalcato la questione con consueta demagogia, cercando di precipitare le crisi. Governatori di stati trumpisti come Florida e Texas hanno organizzato convogli di migranti spediti nelle città del nord e sulle coste, spesso abbandonati in strada nottetempo con lo scopo di creare il caos e «dare una lezione» alle metropoli liberal. In Texas il governatore reazionario Greg Abbot ha commissariato il confine, messo boe anti uomo e filo spinato lungo il Rio Grande e dichiarato lo stato d’emergenza, intralciando operazioni di soccorso e provocando vittime fra i migranti.

PER POTER continuare a cavalcare un tema assai efficace, Donald Trump ha imposto ai repubblicani al Congresso di boicottare un pacchetto legislativo per porre rimedio alla situazione. Nel frattempo ha inglobato nei suoi comizi la promessa di «deportare gli illegali fino all’ultimo uomo» se verrà rieletto (le stime nazionali parlano di circa 11 milioni di residenti non autorizzati).
Per Biden il decreto rappresenta l’ennesima apertura agli elettori di centro destra, nel calcolo che il loro consenso conti di più di quello di sinistra e progressisti, che hanno aspramente criticato i nuovi provvedimenti.