Biden a Seul e Tokyo, la Cina risponde con i test militari
Asia orientale La visita del presidente per puntellare la Nato asiatica in funzione anti-cinese: anche i semiconduttori nella guerra a Pechino. Il Giappone pronto ad annunciare l'aumento del budget dell’esercito
Asia orientale La visita del presidente per puntellare la Nato asiatica in funzione anti-cinese: anche i semiconduttori nella guerra a Pechino. Il Giappone pronto ad annunciare l'aumento del budget dell’esercito
«Presidente Moon, grazie per tutto quello che ha fatto». Come inizio poteva fare di meglio, ma Joe Biden conta di ottenere risultati significativi dal tour in Asia avviato con una gaffe sul nome del presidente sudcoreano, confuso col predecessore. Atterrato a Seul, Biden ha subito incontrato Yoon Suk-yeol in un luogo altamente simbolico: la fabbrica di semiconduttori di Pyeongtaek.
Non lontano da una base militare americana, l’impianto di Samsung è uno dei più grandi al mondo per la produzione di microchip, settore nel quale Washington punta a catene di approvvigionamento «democratiche» che escludano la Cina. Non a caso si è parlato dell’avvio di una «alleanza economica e di sicurezza basata sulla tecnologia avanzata».
Biden ha sottolineato che non si può dipendere «da paesi che non condividono i nostri valori». Cambio di passo evidente rispetto al democratico Moon, dialogante con Pyongyang e dunque con Pechino. Il conservatore Yoon, insediatosi da 10 giorni, pare disposto a un crescente allineamento con Washington. La Corea del Nord osserva con fastidio. L’intensificazione dei test balistici delle ultime settimane potrebbe non interrompersi nonostante l’ondata Covid, anzi molti analisti si aspettano un lancio (o persino un test atomico) proprio in questi giorni.
LA CINA, intanto, ha dato il benvenuto a Biden con l’avvio di esercitazioni militari nel mar Cinese meridionale. Pechino ha avvertito Seul che un rafforzamento dell’alleanza con Washington «minaccia la stabilità» di tutta l’Asia orientale. Il Partito comunista teme una «giapponesizzazione» della Corea del Sud, sull’esempio della postura sempre più anti cinese di Tokyo.
Proprio in Giappone si sposterà Biden domani. In agenda un bilaterale con Fumio Kishida, durante il quale si attende l’annuncio di un ulteriore aumento delle spese militari da parte del premier giapponese.
Così come si attendono menzioni esplicite delle attività della Cina nei mari cinesi e sullo stretto di Taiwan nel comunicato congiunto finale. Il clima tra Tokyo e Pechino è pesante: la portaerei Liaoning staziona al largo di Okinawa mentre immagini satellitari, secondo Nikkei, mostrano simulazioni di attacchi contro bersagli della flotta aerea giapponese nel deserto dello Xinjiang.
NEGLI SCORSI ANNI le tensioni diplomatiche tra Giappone e Corea del Sud avevano favorito Pechino: se Biden riuscisse a facilitare una distensione potrebbe almeno parzialmente cambiare gli equilibri regionali. Le intenzioni sembrano esserci, come dimostra la doppia partecipazione al comando Nato di esponenti dei due paesi asiatici.
In tutti gli incontri si parlerà anche di Russia, nel tentativo Usa di consolidare una risposta unitaria alla guerra. Ma la Cina si percepisce come il vero bersaglio. Biden proverà a convincere i paesi più dipendenti da Pechino e timidi diplomaticamente, come quelli dell’Asean, che gli Usa intendono rilanciare la loro presenza nella regione anche sul lato commerciale.
Verranno annunciati i dettagli dell’Indo-Pacific Economic Framework, col quale la Casa bianca spera di raccogliere investimenti privati fino a due miliardi soprattutto nell’ambito della transizione energetica e dello sviluppo digitale. Per ora solo Singapore, Filippine e Malesia hanno dichiarato esplicitamente l’intenzione di farne parte.
Molti sono scettici. Katherine Tai, rappresentante per il commercio dell’amministrazione Biden, si è affrettata a sottolineare che l’Ipef non sarà un accordo di libero scambio. E non aiuta il fatto che il lancio del piano economico avverrà in concomitanza con il summit del Quad, la piattaforma quadrilaterale basata su temi legati alla sicurezza e che riunisce Usa, Giappone, India e Australia.
NUOVA DELHI sembra l’ingranaggio meno funzionante della strategia securitaria di Biden, vista la mancata condanna di Mosca e la tradizionale ritrosia alle alleanze che ha peraltro funzionato da propulsore di Aukus. Comunque vadano le elezioni di oggi, Canberra non cambierà linea vista la gara a mostrarsi più anti cinesi dei due partiti principali. Intanto a Washington si discute un piano per facilitare la vendita di armi a Taiwan.
Mentre l’Ucraina combatte la Russia, l’America ricorda alla Cina che l’Asia è ormai inevitabilmente il centro della sua attenzione.
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