I Fori imperiali invasi dalle bici, il popolo a due ruote fa sentire la sua voce con richieste ben precise alla politica chiamando tutti alla “rivoluzione urbana”. A sei anni esatti da «Salva i ciclisti» il centro di Roma pieno di turisti – spesso provenienti da città molto più «bike friendly» – per un pomeriggio è tornato a trasformarsi nel teatro di una manifestazione unica nel suo genere: la Bicifestazione. Una scala a fare da palco, oratori che si susseguivano veloci, la filodiffusione via radio, il minuto di silenzio per i troppi ciclisti morti passato sdraiati accanto alle proprie bici. E la conclusione con una due ruote di carta sollevata in aria da palloncini colorati. Poi la classica «Critical mass», l’arrivo alla Sapienza e la cena sociale al parco della Cacciarella.

UNA FESTA DI UN POPOLO di individualisti – tra migliaia di bici non se ne trovano due uguali – rivoluzionari, utopici che per una volta hanno deciso di mettersi assieme combattendo «una mobilità sbagliata» e proponendo «un modo completamente diverso di vivere le nostre città». C’è gente da tutta Italia – Torino, Milano, Bologna sono i gruppi più grossi – ma a dare il via all’ora di «occupazione pacifica» tocca giustamente a Paolo Gandolfi. Lui, ex parlamentare Pd «trombato» da Renzi – che in bici si fa vedere solo davanti alle telecamere – è arrivato in bici da Milano: «650 chilometri in una settimana passando da Reggio Emilia, Bologna, Firenze, Arezzo e Civita Castellana», racconta. È lui il primo a salire sulla scala e a chiamare alla «rivoluzione»: «Vogliamo trasformare le nostre città, le nostre periferie perché diventino luoghi in cui tutti i fruitori delle strade possano sentirsi sicuri».

POI TOCCA a Simona Larghetti, l’inventrice di Dynamo, la prima «velostazione» a Bologna spiegare la piattaforma: «Vogliamo sicurezza per tutti, a partire da bambini e anziani, bellezza e amore per i luoghi in cui viviamo, relazioni e amicizia tra le persone, accessibilità e possibilità di muoversi in autonomia per tutti». Dopo l’intervento di Rotafixa (alias Paolo Bellino), storico attivista romano che dice: «Adesso basta parole, vogliamo fatti». Parlano la Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta) e Greenpeace. Nelle storie dal territorio spicca quella del rione Sanità a Napoli e le parole di Marco da Milano che chiede di «fare autocritica»: «Noi ciclisti siamo percepiti dai pedoni esattamente come noi percepiamo gli automobilisti, se vogliamo davvero rivoluzionare la mobilità dobbiamo farlo in alleanza con i più deboli: i pedoni e chi è in carrozzina, devono sentirci vicini».

IN SEI ANNI tante cose sono cambiate. Lo scorso dicembre è stato approvata la legge quadro sulla mobilità che rende obbligatorio per ogni Comune avere un piano di mobilità urbana ciclabile. I ritardi sulla rete di 20 mila chilometri di ciclovie è evidente, ma le risorse per cambiare le cose sulla carta ci sono. Quello che è peggiorato è la sicurezza per i ciclisti urbani con un’impennata nel numero dei morti e degli incidenti. Ecco allora che il decalogo della Bicifestazione chiede più trasporto pubblico e intermodalità per portare sui mezzi le bici («obbligo nel contratto di servizio di Rfi e aziende comunali»), bike manager in ogni comune, più ciclabili e più sicure («bicibus e pedibus per portare i bambini a scuola»), disincentivazione dell’uso dell’auto «riducendo lo spazio per la sosta recuperando spazio», incentivi e premi a chi va a lavorare pedalando, «più zone a trenta chilometri l’ora».

TUTTE RICHIESTE rivolte alla politica. Una politica che in piazza c’è anche se non ha fatto molto finora. Un post di Beppe Grillo ha portato l’adesione ufficiale del M5s che è presente con l’assessore Daniele Frongia (con i bici e figlio al seguito), l’assessore ai trasporti Linda Meleo e perfino un capolino della sindaca Virginia Raggi, rigorosamente a piedi però.

A ROMA ARRIVERÀ «Via Libera», una domenica al mese con tante strade pedonali ma per ora i ritardi nel Grab (il grande raccordo anulare per le bici) e nella manutenzione delle ciclabili la fa da padrone. E allora ai Fori spiccano molto di più i tanti attivisti di Potere al Popolo: loro, oltre all’adesione ufficiale, hanno pedalato dimostrandosi veri ciclisti.