Benyamin Netanyahu è stato impegnato ieri a sedare la guerra interna alla sua litigiosa coalizione di destra su leggi controverse da approvare. Ma guardava al nord. Entro qualche settimana o forse solo qualche giorno, Netanyahu potrebbe ordinare alle forze armate di invadere il Libano così da spingere i combattenti di Hezbollah lontano dal confine e, come afferma qualche analista israeliano, per ridisegnare gli equilibri in Medio oriente.

MARTEDÌ SERA i vertici militari hanno comunicato che i piani operativi per un’offensiva in Libano sono stati «approvati e validati». Il ministro degli esteri Israel Katz ha avvertito che il Libano intero, e non solo Hezbollah, pagherà un costo elevatissimo se scoppierà una guerra aperta tra i due paesi.

Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha risposto ieri a questi ammonimenti durante il discorso commemorativo per Taleb Sami Abdallah, il comandante di Hezbollah più importante ucciso da Israele dopo il 7 ottobre. Da un lato ha ribadito che il movimento sciita libanese «non vuole entrare in una guerra totale con Israele, perché la sua lotta è solo un fronte di sostegno» ad Hamas e ai palestinesi e che gli attacchi con missili e droni lungo il confine termineranno se Israele fermerà la sua offensiva a Gaza e sarà realizzato un cessate il fuoco vero, migliore di quello proposto da Joe Biden e approvato dall’Onu. Dall’altro ha però avvertito che nessun luogo di Israele sarà risparmiato in caso di guerra totale.

PAROLE credibili. Hezbollah ha notevoli capacità militari e un arsenale molto più ampio e avanzato di quello di Hamas a Gaza. I suoi droni sono stati in grado di penetrare lo spazio aereo israeliano e di riprendere immagini di Haifa, dei suoi impianti industriali e delle sue basi militari. Il filmato, diffuso martedì, ha destato sorpresa in Israele abituato a pensarsi come la superpotenza hi-tech della regione e a vantarsi di poter utilizzare droni e altri strumenti di sorveglianza contro nemici vicini e lontani. Hezbollah ha detto che può realizzare anche questo: da gruppo guerrigliero con l’aiuto dell’Iran, negli ultimi dieci anni si è trasformato in un moderno e sofisticato piccolo esercito in possesso di missili di varia gittata in grado di colpire ogni punto del territorio israeliano.

A TRATTENERE Netanyahu dal lanciare l’offensiva non sono tanto le mediazioni tra Tel Aviv e Beirut, ancora in corso, per evitare una nuova guerra, bensì le conseguenze di una massiccia risposta di Hezbollah. In caso di guerra il movimento sciita non si limiterà a lanciare missili e droni verso centinaia di obiettivi, a cominciare da Tel Aviv e Haifa, ma cercherà di indirizzare le sue truppe d’élite Radwan, le più addestrate, all’interno del territorio israeliano e di occupare centri abitati e basi militari.

Lo sfollamento dalla Galilea in quel caso riguarderebbe centinaia di migliaia di israeliani e non solo gli attuali 60mila che chiedono allo Stato un’azione di forza, anche la guerra aperta con Hezbollah, pur di tornare alle loro case sul confine.

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ISRAELE per vincere la guerra – che si prevede catastrofica per la popolazione libanese – dovrà lanciare le sue divisioni corazzate fino al Litani se non addirittura fino alle porte di Beirut, per poi imporre un cessate il fuoco alle sue condizioni. Non solo, inciterà alla «sollevazione» le formazioni libanesi sponsorizzate da Usa e Francia, che chiedono il disarmo di Hezbollah, a scagliarsi con più forza contro il movimento sciita. In sostanza Israele replicherà in Libano la strategia che – senza grandi risultati – attua a Gaza per «rimuovere Hamas dal potere». Una escalation regionale è credibile: l’intervento dell’Iran a difesa di Hezbollah e del Libano non si può escludere. Mentre le milizie irachene e yemenite (Houthi) intensificheranno gli attacchi con droni e missili contro obiettivi israeliani e nel Mar Rosso. «Israele non può permettersi di meno, deve conseguire una vittoria netta e strategica su Hezbollah. Perciò deve spostare la priorità al fronte nord e lanciare una guerra in profondità nel territorio libanese», ha esortato su Ynetalerts l’analista Ron Ben Yishai.

LA NUOVA GUERRA tra Israele e Hezbollah, il «secondo round» di cui si parla dal 2006, non è mai stata così concreta come in questi giorni. Il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant ha tenuto ieri sera una riunione a Safed con il capo di stato maggiore Herzi Halevi, il capo del comando settentrionale Ori Gordin e il capo dell’aviazione Tomer Bar. «Abbiamo l’obbligo di cambiare la situazione nel nord», ha intimato Gallant. Nelle ultime settimane il Comando del Fronte interno ha allestito rifugi antiaerei e confezionato 80mila pacchi alimentari da distribuire durante la guerra, ha riferito Ynet.

LA SCORSA settimana ha pianificato le linee di rifornimento per le truppe israeliane che invaderanno il Libano. E ha rafforzato le batterie Iron Dome e David’s Sling per neutralizzare in parte i 4mila missili che Hezbollah sarà in grado di sparare ogni giorno per diversi giorni.